Il Comune di Reggio Emilia è ai primi posti in Italia per occupazione femminile e per garanzia dei diritti e delle tutele alle dipendenti madri, ai dipendenti con handicap o ai dipendenti con famigliari non autosufficienti, oltre che essere un Comune ai primi posti per efficienza dei servizi.
E’ partendo da queste evidenze che si può interpretare la graduatoria del Sole 24 Ore che pone Reggio Emilia al terzo posto, dopo Bolzano e La Spezia per giornate di assenza lavorativa: dati di cui peraltro sfuggono la fonte ufficiale e il metodo di raccolta dei dati e che al Comune di Reggio Emilia, che si riserva un’analisi puntuale, risultano di diversa entità.
La prima delle due classifiche del Sole 24 Ore di oggi, dedicata alle “giornate medie di assenza”, riporta un dato difforme rispetto alle rilevazioni del Comune di Reggio Emilia: rispetto infatti alle 32,2 giornate di assenza indicate dal quotidiano economico, sono 29,4 le giornate segnalate dal Conto annuale 2005 della Ragioneria Generale dello Stato presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Questo dato può comunque essere spiegato con la forte femminilizzazione dell’occupazione nel municipio reggiano: il 70% infatti dei dipendenti del Comune è costituito da donne, a fronte di un 48% della media nazionale. Una percentuale che parla di pari opportunità garantite alle donne, come lavoratrici e come madri, e che contribuisce a creare quel bassissimo tasso di disoccupazione che si registra nel Reggiano.
C’è inoltre da considerare che il Comune di Reggio Emilia continua a gestire in proprio i servizi alla persona, di cura e i servizi all’infanzia, senza averli esternalizzati in altre forme come hanno fatto altri Comuni, i cui dati di assenza del personale non rientrano quindi nei conteggi. Proprio in questi servizi a Reggio Emilia è altissima la percentuale di donne, esposte tra l’altro a più frequenti episodi epidemiologici. Basti pensare che, su 1.400 dipendenti circa, quasi 500 persone sono impiegate nelle scuole dell’infanzia e negli asili nido.
Da evidenziare inoltre che il Comune di Reggio ha risposto alla legge 68/99 coprendo interamente la percentuale destinata ai dipendenti portatori di abilità diverse, il 7%, e che 111 dipendenti hanno fatto ricorso alla legge 104 che garantisce i permessi per l’assistenza a un famigliare non autosufficiente.
Per quanto riguarda la seconda classifica, sulle malattie, anche in questo caso i dati del Comune risultano inferiori, tuttavia è da sottolineare il sistema di controllo efficace sulla presenza del personale, con badge e verifiche sulle assenze, applicato a Reggio Emilia, che non viene seguito in tutti gli enti.
“Questi dati parlano di una scelta di civiltà e di pari opportunità compiuta dal Comune di Reggio Emilia – afferma l’assessore al personale Valeria Miari – e non di assenteismo o di scarsa produttività, come appare a una lettura superficiale dei dati. La produttività dei servizi del Comune di Reggio Emilia può essere letta, piuttosto, da altri fattori. Ad esempio, a fronte di una città cresciuta del 20% negli ultimi dieci anni, e davanti ad un costo del personale comunale invariato, sono aumentate le percentuali di scolarizzazione dei bambini al di sotto dei sei anni, grazie al sistema misto, comunale e privato, e solo in ultima istanza statale, che ha visto crescere di mille posti l’offerta di nidi e scuole dell’infanzia, aperti in un arco di tempo più lungo della media durante l’anno e con offerte di servizio estivo. Resta una punta d’amarezza per una graduatoria che non sembra rispecchiare la realtà nazionale”.