I cocainomani che completano il programma terapeutico al SerT riducono considerevolmente il rischio di morte, che comunque si abbassa già dopo due anni dalla prima presa in carico. Al tempo stesso, si stimano 5 decessi l’anno ogni mille cocainomani. Per i cocainomani il rischio di decesso per problemi cardio circolatori è di 15 volte maggiore rispetto a chi non consuma tale sostanza, per overdose 10 volte, per suicidio 7.
I dati emergono dallo studio di mortalità nei cocainomani condotto da Raimondo Maria Pavarin, responsabile dell’Osservatorio Epidemiologico Metropolitano Dipendenze dell’Azienda USL di Bologna. Lo studio è il primo del genere pubblicato a livello europeo ed è stato presentato, oggi 20 aprile alle ore 9 in sala Farnese, palazzo D’Accursio a Bologna.
L’indagine ha coinvolto 347 cocainomani che si sono rivolti ad un SERT nel periodo 1988/2004.
Il rischio di mortalità generale è elevato, concentrato negli uomini e dopo il 1996, i disturbi cardiocircolatori sono la prima causa di decesso. Vi sono decessi per infarto al miocardio acuto, altre forme di ischemia cardiaca cronica, forme e complicazioni mal definite di cardiopatie, overdose, AIDS, suicidio e altre cause esterne.
La probabilità di sopravvivenza a 5 anni dal primo contatto col SERT è del 97.6%, dopo 10 anni è del 95.4%, dopo 12 anni dell’89%.
Il maggior rischio di decesso per chi per chi ha più di 30 anni al primo ingresso al SERT evidenzia come la decisione di rivolgersi al servizio per ricevere un trattamento sia dovuta anche a problemi insorti dopo un consumo protratto nel tempo, sia di tipo fisico che di tipo economico che giudiziario.br>
In generale, il numero di soggetti con problemi dovuti all’uso di cocaina che si rivolgono ai SERT aumenta. Nell’area metropolitana di Bologna nel corso del 2006 sono state seguite 567 persone che abusavano primariamente di cocaina, e 781 che ne abusavano come sostanza secondaria.
Secondo quanto risulta dall’indagine, l’età media di chi si rivolge ai SerT è di 33 anni, 10% donne, 30% stranieri, 40% non residenti. Il 72% ha ricevuto trattamenti relativi a controlli dello stato di salute, 51% controlli urine, 35% sostegno socio educativo, 28% colloqui psicologici, 12% somministrazione farmaci per più di 60 giorni, 10% somministrazione farmaci per meno di 60 giorni, 7% inserimento in comunità terapeutiche, 2% psicoterapia individuale, 2% sostegno alla famiglia, 2% prestazioni socio economiche, 2% gruppi di autoaiuto.