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Più contenuti i ritmi di crescita dell’economia emiliano-romagnola

Cresce, pur con qualche segnale di rallentamento, l’economia emiliano romagnola. A presentare questa mattina i dati congiunturali relativi al secondo trimestre 2007, nella sede di Confindustria a Bologna, il presidente regionale, Anna Maria Artoni, il segretario generale di Unioncamere, Ugo Girardi, e il presidente di Carsibo, Filippo Cavazzuti.

Dopo quasi due anni di ciclo congiunturale espansivo, dunque, la crescita dell’economia regionale prosegue anche nel secondo trimestre del 2007, ma meno intensamente rispetto al più recente passato. Nonostante il rallentamento, comunque contenuto, l’Emilia-Romagna è andata più veloce rispetto sia al Nord-est che all’Italia.

La produzione è aumentata in volume dell’1,9 per cento rispetto al secondo trimestre del 2006, risultando inferiore di quasi un punto percentuale rispetto al trend dei dodici mesi precedenti. Tra i settori si segnala la nuova performance del comparto meccanico, e il dato negativo delle industrie della moda che ha interrotto una fase di aumenti durata nove mesi.
Analogamente a quanto accaduto per la produzione, fatturato e domanda sono cresciuti in misura minore rispetto all’andamento medio dei dodici mesi precedenti.
I numeri sono quindi sostanzialmente positivi, come evidenzia l’ indagine congiunturale.

“La crescita dell’economia regionale prosegue – ha sottolineato Anna Maria Artoni presentando i risultati dell’indagine – ma a ritmi più contenuti, con una lieve decelerazione del trend espansivo, soprattutto nelle esportazioni”.
Sono favorevoli anche le aspettative degli imprenditori per i prossimi mesi, anche se iniziano a risentire dei timori legati alla crisi finanziaria internazionale. Il 43% degli imprenditori, secondo la rilevazione previsionale di Confindustria su circa 800 imprese che integra l’indagine Unioncamere, prevede per il secondo semestre dell’anno un aumento della produzione, spinta sia dalla domanda estera sia da quella interna, mentre il 44% si aspetta la stabilità dei livelli produttivi e il 13% una diminuzione. Le imprese di medie e grandi dimensioni mostrano prospettive più favorevoli: il 48% si attende una crescita della produzione. Buone anche le previsioni per l’occupazione: quasi un imprenditore su quattro prevede di assumere nuovo personale entro la fine dell’anno.
Il clima di fiducia delle imprese è però condizionato dalle turbolenze dei mercati mondali, in particolare da quello americano e dalle ripercussioni sull’Europa, prima di tutto la Germania. In questo contesto diventa piu’ difficile centrare l’obiettivo, individuato nei mesi scorsi, di un aumento del pil regionale superiore al 2 per cento.

“L’economia della nostra regione e del Paese – ha osservato la Artoni – è sempre più interconnessa con gli andamenti dei mercati internazionali e le imprese risentono degli effetti di cicli economici sempre più brevi ed intermittenti. In questa fase è ancora più importante rafforzare la competitivita’ del sistema Italia concretizzando in tempi brevi un taglio del carico fiscale sulle imprese, in parallelo con una riduzione e una razionalizzazione della spesa pubblica. Anche le Regioni sono chiamate a fare la loro parte in vista del federalismo fiscale sia attraverso una incisiva razionalizzazione della spesa regionale, sia rafforzando gli interventi, coerenti con gli indirizzi dell’Unione Europea, a sostegno della competitivita’ delle imprese sul versante dell’innovazione e della ricerca, dell’internazionalizzazione e della formazione”.

“L’economia prosegue nel suo ciclo positivo che coinvolge in sostanza tutte le classi dimensionali e la quasi totalità dei settori, seppur con un’intensità leggermente inferiore rispetto agli ultimi mesi – ha sottolineato dal canto suo Ugo Girardi, presentando irisultati dell’indagine congiunturale trimestraloe -.”Sembra delinearsi un assestamento della ripresa. Il manifatturiero si sta proponendo come asse portante di una nuova fase, come conferma l’aumento complessivo della produzione del 1,9 per cento, trainato dai settori meccanico, elettrico e dei mezzi di trasporto, il cui incremento (4,5 per cento) ha migliorato di un punto percentuale il gia’ eccellente trend dei dodici mesi precedenti.” “Un altro dato da sottolineare – ha aggiunto Girardi – è la conferma delle buone performance delle imprese che esportano: l’incidenza dell’export sul fatturato si attesta intorno al 24 per cento, quasi due punti in più rispetto alla media nazionale, ma arriva a raggiungere, per le imprese meccaniche, il 38 per cento. L’incidenza dell’export sul fatturato è molto alta soprattutto per le grandi e le medie imprese che lavorano in gruppi e dimostrano di reggere la sfida del mercato globale. Le Camere di commercio, assieme alla Regione e al mondo associativo, sono impegnate a garantire supporto per aumentare percentuali e volume di esportazioni anche delle imprese di minore dimensione, rispetto alle quali quelle grandi e medie possono assolvere un ruolo di traino”.

Infine, dall’andamento del credito emerge ancora un positivo giudizio sulla struttura finanziaria delle imprese che sono oggi in grado di indebitarsi anche a breve termine per finanziare pienamente il ciclo di ripresa economica. E’ quanto ha sottolineato stamane il presidente di Carisbo, Filippo Cavazzutti, per il quale “positiva è anche la continua crescita del finanziamento agli investimenti in macchinari (+10,8% contro il +7% e +3% dei precedenti quadrimestri) che conferma l’orientamento alla competitività del nostro sistema produttivo. E’ fisiologico invece il rallentamento dei prestiti alle famiglie che, pur continuando a crescere, risente della fase di riflessione del mercato immobiliare, cresciuto enormemente negli ultimi anni”.
“Per quanto riguarda la turbolenza di queste settimane – ha concluso Cavazzuti – la recente crisi innescata dai sub prime riguarda solo marginalmente il sistema finanziario e creditizio italiano. Non si ha dunque motivo di preoccupazione per il proseguire delle tendenze ora evidenziate. Non vi è infatti alcun rischio per le imprese di credit crunch, anche se e’ ragionevole attendersi dalle banche una maggiore attenzione nella valutazione del rischio creditizio. Se qualche preoccupazione esiste, essa viene invece dal paventato andamento rallentato dell’economia reale degli Stati Uniti e dai suoi potenziali riflessi sulle esportazioni delle imprese italiane e sull’importante ruolo dell’export nella nostra regione”.

















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