“Governo, Regione e Provincia di Modena sono pronti a svendere uno dei prodotti più illustri
della tradizione italiana”: è quanto sostengono Consorzio dell’Aceto Balsamico di Modena, Comitato dei Produttori Indipendenti dell’Aceto Balsamico di Modena e Coldiretti, in merito alla decisione delle Istituzioni italiane di accettare
senza nessuna controproposta il disciplinare dell’Indicazione geografica protetta (Igp) del prodotto.
“Le tre organizzazioni – spiega una nota – ritengono inaccettabile che il disciplinare pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale delle Comunitá europee
preveda l’uso di uve e mosti provenienti dai ogni parte del mondo, limiti l’utilizzo a sette vitigni, anche questi coltivabili a livello mondiale, e accetti che l’imbottigliamento possa essere fatto al di fuori della zona di produzione.
“In questo modo – dicono le organizzazioni – viene rinnegato il profondo legame di questo prodotto con il suo territorio d’origine”. E’ bastato che la Commissione Ue contestasse la norma di fissare la zona di origine dei mosti alla sola Emilia Romagna sulla base di una presunta – ma inesistente – infrazione ai principi di libera circolazione delle merci, perchè il ministero delle Politiche agricole, senza un’adeguata consultazione con i produttori, eliminasse il vincolo dell’origine regionale dei mosti, ignorando che altri disciplinari Igp, come quello dell’Olio Toscano e del riso Vialone Nano, prevedono giá il vincolo di utilizzare solo
prodotto agricolo locale.
“Con l’attuale disciplinare – commentano Consorzio, Comitato e Coldiretti – di fatto viene
ignorata e calpestata una tradizione decennale, aprendo per di più la strada alla possibilitá che l’aceto balsamico possaessere prodotto in ogni parte del mondo”.
La proposta di Ministero, Regione e Provincia di Modena, di definire un accordo di filiera per limitare l’uso a vitigni locali – secondo le tre organizzazioni – non ha nessun valore legale, in quanto sarebbe solo una trattativa privata tra singoli produttori, che non può impedire che altri ricorrano a uve e
mosti d’importazione, penalizzando i produttori locali. E’ sorprendente – commentano le organizzazioni – che anche l’amministrazione provinciale mostri così poca attenzione nel valorizzare i prodotti e i produttori del territorio di cui dovrebbero curare gli interessi. C’è un rischio reale di delocalizzazione della produzione come dimostra il fatto che ci sono aziende modenesi che hanno da tempo giá annunciato di essere pronte a produrre aceto balsamico in Bulgaria. Ancora
una volta – denunciano Coldiretti, Consorzio e Comitato dei produttori indipendenti – assistiamo ad un tentativo di aprire la strada al prodotto di importazione in un mercato importante per i produttori italiani. Non dimentichiamo che su 70 milioni di litri prodotti, per un valore al consumo di 240 milioni di euro, l’80% del prodotto viene esportato sul mercato
mondiale”, ove esistono numerosi tentativi di imitazione.