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Da oggi un patto di amicizia lega Reggio Emilia ad Auschwitz

È stato firmato questa mattina in sala del Tricolore un Patto d’amicizia che da oggi lega i Comuni di Reggio Emilia e Gattatico e la Provincia di Reggio Emilia al Comune e alla Provincia di Oswiecim-Auschwitz, luogo simbolo dello sterminio ebraico.

L’accordo impegna le comunità coinvolte a “promuovere l’amicizia e la conoscenza storica” reciproca, “proseguire e consolidare l’esperienza del ‘Viaggio della memoria’ che negli anni 2003, 2005, 2007 ha registrato la visita di centinaia studenti e insegnanti reggiani ai campi di sterminio di Auschwitz e Birkenau realizzati per volontà del Terzo Reich” e ad “avviare una relazione tra alcuni settori di reciproco interesse, come ad esempio la tutela dei minori”.

Il documento è stato sottoscritto dai sindaci di Reggio Emilia Graziano Delrio, di Gattatico Rossella Cantoni e di Oswiecim-Auschwitz Janusz Marszalek e dai presidenti delle Province di Reggio Sonia Masini e di Oswiecim Josef Kala.
All’incontro hanno partecipato anche gli assessori della Provincia di Reggio Gianluca Chierici (scuola) e Marcello Stecco (solidarietà sociale) e il presidente del Consiglio comunale Nando Rinaldi. Presente in sala anche l’ebrea di origine ungherese-rumena Chantal Maas, a Reggio per presentare il suo progetto di costruzione di una ‘Casa della memoria’, e i ragazzi delle scuole superiori reggiane Moro, Ariosto-Spallanzani, Filippo Re, Bus-Pascal, Chierici, Ipsia Lombardini, Iodi, Scaruffi, Zanelli.

Il sindaco Graziano Delrio, che ha donato al collega Janusz Marszalek copia del primo Tricolore, ha sottolineato l’importanza di sottoscrivere l’accordo proprio nella sala del Tricolore. “Questa Sala è il luogo giusto per parlare di memoria – ha detto Delrio – perché qui, dove nacque il Tricolore, è stato preso l’impegno a considerare uguali tutte le persone. Come disse Carducci qui è nata la democrazia. La Sala del Tricolore rappresenta un punto di arrivo di tante lotte e un punto di partenza per l’Italia”.
“Ma anche Auschwitz è stato un punto di arrivo e di partenza perché i campi non furono improvvisati, ma preparati dal clima culturale e dal silenzio di chi non si oppose. Quando persone come noi, che credono nell’uguaglianza degli individui, tacciono c’è il rischio che si creino situazioni come questa. Per questo dobbiamo stare attenti a non pensare oggi che nella nostra società ci sono degli immigrati, perché ci sono semplicemente delle persone.
Questa amicizia tra Reggio e Auschwitz che sottoscriviamo oggi si basa sull’assunto che abbiamo il dovere di ricordare ciò che è accaduto, perché se stiamo zitti ne siamo complici”.

















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