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L’Appennino reggiano piange la scomparsa del maestro Giorgio Vacchi

L’Appennino reggiano piange la scomparsa di Giorgio Vacchi. Il noto maestro ricercatore di etnomusicologia, era condirettore, con la figlia Silvia, del Coro Stelutis di Bologna. Forte il legame della nostra montagna con uno dei più grandi armonizzatori di canti corali d’Italia. Diversi brani, infatti, attingevano in quel grande patrimonio corale particolarmente vivo nel toanese e vennero proposti in preziose incisioni discografiche del coro del maestro.

“Il Coro Stelutis piange la scomparsa del maestro Giorgio Vacchi avvenuta questa mattina – si legge in una nota della segreteria del coro -. La sua attività nel campo della coralità amatoriale italiana lo ha visto protagonista dal 1947 ai nostri giorni e si è distinta nella ricerca delle musiche di tradizione popolare, nella didattica, nella elaborazione e composizione musicale, nella valorizzazione dell’Associazionismo. Perdiamo un grande amico, un sensibile musicista, un appassionato uomo di cultura”.

Il cordoglio del mondo corale dell’Apennino e della Regione
“In Emilia primo ricercatore nell’etnomusicologia sin dagli anni Cinquanta” lo ricorda Andrea Caselli, direttore del Coro Valdolo, e giovane ricercatore nel mondo del canto, già autore del libro “Dei Montanari il Canto”. “A lui, assieme al maestro Fedele Fantuzzi che ne ha ripercorso le orme a partire dagli anni Settanta, – prosegue Andrea – dobbiamo molto perché ha saputo preservare, con intelligenza musicale, un patrimonio corale, particolarmente ricco anche in Emilia, che altrimenti andrebbe disperso”.
Fedele Fantuzzi, direttore del Coro La Baita di Scandiano e presidente dell’Associazione emiliano romagnola cori (Aerco) esprime una solidarietà regionale per la perdita dell’amico e collega: “Persona esemplare. Ha fatto della etnomusicologia cosa importantissima, perché è strumento per scoprire le nostre radici e che, con i modi dovuti, può appassionare anche i giovani”. Lo scorso 21 ottobre Fantuzzi aveva partecipato alla giornata di omaggio a Giorgio Vacchi per i suoi 60 anni di attività.
“Per rendersi conto della sua monumentale opera – spiega Gabriele Arlotti, presidente del Coro Vocilassù – è sufficiente consultare quanto documentato sul sito del suo coro (Coro Stelutis: si ha la dimostrazione di quanto ‘canto’ voglia dire cultura e storia”.
“Ne ho un ricordo particolare – spiega Francesco Croci, presidente emerito del Coro Vocilassù di Toano – per la sua laboriosità e precisione. Alcuni canti che, all’epoca, cantammo, Vacchi li prese e li armonizzò rendendone pubblica la partitura. In alcuni casi vennero anche incisi su album”.
E’ il caso della “Canzone del Succiso” che venne cantata al maestro Vacchi dal dottor Emilio Manenti (del 4 ° Alpini) nel 1984: il canto – si legge in una nota – venne importato dagli alpini reggiani del 4 ° Rgt. nel 1915-’18. Oppure è “Il più che mi dispiace”, brano sull’abbandono di Cremona, cantato da Elio Giannini (all’epoca 32 anni) e Francesco Croci (30), con ricercatore un altro toanese, Roberto Ferrari: era il 1973. Oppure è la storia, anche, di “Eran quattro piemontesi” ritrovata sempre da Ferrari, nel medesimo anno.
Alle fonti del canto: con la ricerca sul campo
“Erano gli ultimi anni quaranta –scrisse a prefazione di una sua opera Giorgio Vacchi nel 1997 – e il mio interesse di giovane direttore di coro andava allora quasi esclusivamente ai canti elaborati per la Sat di Trento (con qualche deviazione verso il repertorio del “Coro di Trento” elaborato da Fernando Mingozzi). Avevo anche messo in atto i primi tentativi di armonizzare melodie di varia provenienza e cominciava in me l’attenzione per quanto si stava facendo in Italia nell’ambito della ricerca etnomusicologica (con la scoperta delle più note raccolte di canti popolari). Così ben presto iniziai io stesso la “ricerca sul campo”, prima nella mia provincia, poi in quelle limitrofe; quasi sempre da solo, in seguito con qualche amico. Naturalmente, man mano che incontravo melodie suggestive, proseguivo i miei “esperimenti” di elaborazione corale. Più tardi (erano gli anni sessanta), allorché si cominciò a concretizzare il vecchio sogno di veder nascere un associazionismo corale (che sarebbe sfociato nella fondazione dell’Aerco – Associazione Emiliano Romagnola Cori), trovai collaborazioni più ampie in varie zone della nostra regione, specie da parte dei più attenti operatori corali che con me condividevano la speranza di veder realizzato un repertorio per i nostri cori basato su “nostre” melodie. (…) È degli anni settanta la decisione di dedicarmi esclusivamente ai canti popolari della mia regione (anche se poi qualche digressione c’è stata, e lo sarà in futuro, inevitabile), sia dal punto di vista della ricerca che da quello della elaborazione corale: si è così andato creando un vasto repertorio che abbraccia l’intera regione (in particolare l’Emilia) e che risulta tanto più ricco quanto maggiore è stata la collaborazione locale. Ciò risulterà evidente dalla lettura della dedica che frequentemente appare prima del titolo; è il doveroso riconoscimento per l’attività di tanti, appassionati collaboratori”.

Giorgio Vacchi era nato a Bologna nel 1932, avviato agli studi musicali giovanissimo, conseguì il diploma presso il Conservatorio di Parma. Iniziò nel 1947 l’attività di direttore di coro con un piccolo gruppo creato tra amici e legato al canto di montagna. Negli anni sessanta inizia la ricerca sul campo dei canti popolari ed è, anche con alcuni coristi del toanese, tra i fondatori dell’Associazione Emiliano Romagnola Cori (A.E.R.C.O.). La presiede per dodici anni. E’ in quest’ambito che la ricerca si diffonde e si amplia. Grazie a numerosi collaboratori, l’archivio si arricchisce di alcune migliaia di canti popolari che in seguito saranno analizzati a mezzo di modernissime tecniche informatiche dal Centro Culturale Stelutis (CCS) . Le armonizzazioni che il Maestro Vacchi ha tratto da questo materiale etnomusicale hanno contribuito a rinnovare i tradizionali repertori di molti gruppi corali. Nel 1978 l’Editore Zanibon di Padova gli pubblica una raccolta di venti armonizzazioni. Nel 1997 l’editore Calderini di Bologna pubblica la raccolta ” Canti emiliani (e non)” che raccoglie centoventicinque composizioni per coro, frutto del cinquantennale lavoro armonico del M°. Vacchi. Negli ultimi decenni ha ricevuto i più significativi premi nazionali riservati a personalità del mondo corale: il Castello d’oro a Castelfranco Veneto, il Rigo musicale d’oro ad Adria, il Premio Fontanesi a Toano, il premio Benemeriti della coralità a Ponte dell’Olio, il premio La Bollente ad Acqui Terme.
Nella direzione del Coro Stelutis era affiancato dalla figlia Silvia.

















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