Le insalate pronto uso trovano spazio nel carrello della spesa di quasi un italiano su due (43,3 per cento) e fanno registrare un aumento negli acquisti familiari del 4,2 per cento nel 2007, in netta controtendenza rispetto al consumo di verdure in generale (-2,6 per cento). E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare l’inserimento del paniere sui prezzi dell’Istat dell’insalata in confezione, a riconoscimento di un cambiamento delle abitudini alimentari degli italiani.
Si tratta di una evoluzione favorita – sostiene la Coldiretti – dal bisogno crescente dei cittadini di risparmiare tempo in cucina a favore del lavoro, della famiglia e dello svago, senza rinunciare però al consumo di prodotti freschi, indispensabili per la buona alimentazione, la dieta e la salute. Le vendite di frutta e verdura pronto uso, la cosiddetta IV gamma, hanno superato – stima la Coldiretti – oltre 40 milioni di chili per una spesa di 350 milioni di euro per soli acquisti familiari. I prodotti maggiormente richiesti sono le insalate miste o tenere (92 per cento), ma non manca chi preferisce le carote o i pomodorini e cominciano anche a diffondersi – sottolinea la Coldiretti – le vaschette di frutta già tagliata e sbucciata pronta senza doversi “sporcare le mani” e da gustare come snack rompi-digiuno durante la giornata o come risparmia-tempo a fine pasto. La maggioranza degli acquirenti sono donne, con i consumatori di insalata pronta per l’uso – precisa la Coldiretti – più diffusi nel Nord dove si registra il 60 per cento delle vendite, ma anche nel Centro Italia dove si colloca il 30 per cento della produzione, mentre nel Sud solo il 10 per cento.
I vantaggi in termini di servizio offerti sembrano dimostrare – continua la Coldiretti – che la necessità di risparmiare tempo per molti cittadini italiani prevale su quella di contenere la spesa, tenuto conto del fatto che il prezzo medio della “verdura in sacchetto” pronta per l’uso è mediamente di poco superiore a 8 euro al chilo, quasi sei volte superiore rispetto a quello dello stesso prodotto venduto sfuso. La cosiddetta “quarta gamma” è – conclude la Coldiretti – uno dei comparti più dinamici dell’agroalimentare tradizionale e oggi rappresenta il 7,9 per cento del valore di mercato degli ortaggi freschi acquistati dalle famiglie.