Il prezzo della carne vola dalle stalle alle stelle con rincari medi superiori anche al 400 per cento dal produttore al consumatore. E’ quanto afferma la Coldiretti in occasione dell’incontro del tavolo della filiera carne convocato al ministero delle Politiche Agricole, dopo l’allarme lanciato da Mister prezzi, nel sottolineare che l’inflazione sale anche per effetto della moltiplicazione dei prezzi dalla produzione al consumo che è divenuta insostenibile in settori come la carne dove dalla stalla alla tavola si verificano aumenti dalle oltre cinque volte del coniglio fino a venti volte dal maiale al prosciutto.
La carne – continua la Coldiretti – rappresenta oggi la prima voce di spesa alimentare degli italiani alla quale viene destinato un quarto del budget per un valore di 106 euro dei 467 spesi in media ogni mese dalle famiglie per l’alimentazione. Ma mentre aumenta la spesa si riduce in media del 3 per cento la quantità di carne presente sulle tavole e sono a rischio di chiusura le stalle italiane, con una crisi che va dal campo alla tavola.
Se i prezzi al consumo “volano” per quasi tutte le produzioni negli allevamenti, dai maiali ai conigli, dai bovini agli agnelli, le quotazioni – sottolinea la Coldiretti – sono stabili o in flessione con cali che arrivano che superano il 10 per cento ad eccezione del pollame che sta uscendo da una grave crisi di prezzi e di consumi provocata dalla psicosi dell’influenza aviaria. I maiali cresciuti in Italia vengano pagati agli allevatori ad un valore attorno a 1 ,25 euro al chilo che non riesce nemmeno a coprire i costi di produzione. Il risultato è che il prezzo del maiale dalla stalla alla tavola moltiplica per cinque se si acquista la braciola, per dieci se si compra il salame e per oltre venti volte se è il prosciutto a finire nella busta della spesa, con l’effetto che gli acquisti familiari di carne suina e salumi si sono ridotti del 2,3 per cento nel 2007. E se il prezzo medio pagato dai consumatori per il coniglio sii avvicina agli 8 euro al chilo, agli allevatori è riconosciuto un importo – sottolinea la Coldiretti – di circa 1,5 euro al chilo che mette a rischio la sopravvivenza dei circa 5mila allevamenti presenti in Italia. Nella forbice tra prezzi alla produzione e al consumo c’è – secondo la Coldiretti – un sufficiente margine per garantire una adeguata remunerazione agli allevatori e non aggravare i bilanci delle famiglie.
E’ necessario lavorare per rendere piu’ trasparente e diretto il percorso del prodotto con l’etichetta di provenienza, ma occorre anche intervenire – continua la Coldiretti – sulle filiere inefficienti che perdono valore, senza ritardare le necessarie ristrutturazioni. Per questo la Coldiretti ha avviato la raccolta di firme per la petizione popolare a sostegno dell’indicazione obbligatoria dell’origine sull’etichette delle carni di maiale e di coniglio per evitare che vengano spacciati come Made in Italy prodotti importati e per combattere i rincari ingiustificati e le speculazioni.
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