La discussione intorno alla istituzione di un istituto di ricovero e cura a carattere scientifico presso l’Arcispedale S. Maria Nuova di Reggio Emilia, da caratterizzarsi come “Istituto in Tecnologie avanzate e modelli assistenziali in Oncologia” rappresenta certamente una opportunità di reciproca crescita e sviluppo per le specifiche, qualificate e riconosciute competenze e professionalità acquisite in questo campo dalla sanità regionale attraverso l’Azienda Ospedaliera di Reggio Emilia, l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena e la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia.
In questo senso le polemiche che in questi giorni sono state sollevate a livello della Conferenza territoriale sociale e sanitaria di Reggio Emilia, di cui si è fatta portavoce il Presidente della Provincia Sonia Masini paiono tardive ed immotivate.
Tardive in quanto tendono a superare precisi accordi definiti e sottoscritti tra l’Azienda sanitaria di Reggio Emilia, l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena e la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia che già hanno concordato e condiviso l’elaborazione di “4 linee di ricerca in ambito epidemiologico (Epidemiologia e prevenzione della malattia oncologica, Approcci innovativi nella diagnosi e terapia dei tumori, Continuità assistenziale nel paziente oncologico, Il tumore come malattia sistemica), alle quali sono stati ricondotti i progetti già in essere e nell’ambito delle quali verranno elaborati ulteriori specifici progetti…” (passo tratto dalla Delibera regionale).
Immotivate perchè portano a misconoscere un’importante e fondamentale presupposto relativo ad una corretta e moderna programmazione sanitaria regionale ovvero che “l’Ospedale (Arcispedale S. Maria Nuova) insiste su un territorio che rappresenta la proiezione e la prosecuzione naturale del Dipartimento onco-ematologico (della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia), nel cui contesto si sviluppa un modello assistenziale orientato ad una forte integrazione fra le Aziende e che oggi richiede che vengano messi a punto studi e ricerche atti a misurare l’efficacia dei setting assistenziali territoriali, anche in termini di outcome complessivi” (passo tratto dalla Delibera regionale).
Lamentare che soltanto l’IRRCS di Reggio Emilia “sia obbligato a determinare collaborazioni”, non comprendendo che la ricerca non conosce confini e non può essere rinchiusa entro definiti ambiti territoriali, come si vorrebbe sostenere, ed i suoi successi si alimentano proprio dalla capacità di collaborazioni, dal confronto e verifica continui sui risultati, appartiene ad una concezione estranea alla mentalità ed all’impegno di quegli stessi ricercatori e tecnici chiamati a dar vita all’istituendo “Istituto in Tecnologie avanzate e modelli assistenziali in Oncologia” di Reggio Emilia ed è, altresì, in contrasto con una visione unitaria e di sviluppo delle eccellenze di cui si vuole caratterizzare il Servizio Sanitario Regionale dell’Emilia Romagna.
In questa vicenda sorprende, poi, la totale indifferenza delle Istituzioni modenesi, Comune e Provincia di Modena e Conferenza territoriale sociale e sanitaria di Modena, che dopo avere incoraggiato ed accompagnato la realizzazione del Dipartimento integrato di Oncologia ed Ematologia e della Rete Oncologica della Provincia di Modena, facendo di questa realtà un punto di riferimento nazionale ed internazionale di ricerca, cura ed assistenza per queste patologie e per i malati, oggi paiono sordi e ciechi rispetto a quanto si sta dibattendo a livello regionale, mancando di riaffermare che senza un coordinamento ed una stretta collaborazione tra le due realtà, quella del Dipartimento integrato di Oncologia ed Ematologia di Modena e l’istituendo “Istituto in Tecnologie avanzate e modelli assistenziali in Oncologia” Reggio Emilia, si rischia di disperdere risorse e pregiudicare i tanto attesi risultati che è necessario conseguire per il bene dei malati e non dei campanili.
La Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia in questi anni è stata capace, anche attraverso il consenso espresso attorno alla realizzazione dei Dipartimenti integrati, unica organizzazione del genere presente in Emilia Romagna, di saper valorizzare al meglio sia competenze in capo ai ricercatori universitari che in capo ai medici ospedalieri e da questo punto di vista è in grado di offrire una comprovata esperienza di collaborazione che salvaguardi insieme “autonomia e libertà” dei vari gruppi di ricerca.
Il Rettore
Prof. Gian Carlo Pellacani