Nel nostro paese si sta riscontrando una sensibile contrazione dei consumi di vino, passati dai 55 litri pro capite del 2000 ai 46 litri del 2006. Questa flessione sul mercato interno è stata fortunatamente compensata, almeno in parte, da un incremento del vino esportato, in particolare quello di alta qualità, destinato soprattutto al mercato britannico e statunitense, nonostante il cambio euro/dollaro sfavorevole.
E’ quanto ha sottolineato, oggi a Bologna, il presidente del settore vitivinicolo di Federagri/Confcooperative E.Romagna, nel corso del convegno sul tema “Nuova Ocm: quali opportunità per il settore vitivinicolo“.
Per Confcooprative, la riforma dell’Organizzazione Comune di Mercato Vitivinicola recentemente approvata dalla Commissione Europea risulta poco coerente e scarsamente condivisibile: troppe mediazioni hanno infatti stravolto la logica che caratterizzava la proposta iniziale, snaturandone il significato e peggiorando, in generale, la possibilita’ di valorizzare la qualità.
Particolarmente negativo il giudizio di Guerra sulla reintroduzione dell’utilizzo di saccarosio per l’arricchimento dei vini, criticato dal Commissario europeo all’Agricoltura, ma comunque concesso a fronte della forte pressione esercitata dalla maggioranza dei paesi del Centro Nord Europa.
“Altri aspetti decisamente contradditori della riforma – ha proseguito Guerra – riguardano la qualita’ e l’etichettatura. A questo proposito, la riforma non introduce una norma chiara sull’indicazione in etichetta della pratica dello zuccheraggio, mentre sancisce la possibilita’ di indicare il vitigno e l’anno per i vini da tavola comuni. Tutto ciò aumenterà la confusione tra i consumatori e renderà più difficile la valorizzazione della qualità. Qualità che nei vini italiani ha raggiunto livelli decisamente elevati facendo registrare un costante aumento negli ultimi anni”.
Sull’andamento dei consumi si è soffermato anche il prof. Gabriele Canali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza e dell’Alta Scuola in Economia Agroalimentare di Cremona, che ha ricordato come la domanda sia in diminuzione nei paesi tradizionali consumatori, mentre è in aumento nei paesi nuovi consumatori. Paesi, europei e non, che grazie al progressivo incremento delle disponibilita’ economiche secondo Canali offrono buone opportunità per i vini italiani, controllati in tutte le fasi della filiera e quindi estremamente garantiti sotto il profilo della qualità e della naturalità.
“Lo squilibrio strutturale tra produzione e consumo che caratterizza l’Unione Europea – ha concluso Canali – rischia di essere ulteriormente amplificato dalle norme previste dalla nuova Ocm che prevede il mantenimento dello zuccheraggio e l’eliminazione, dopo il 2013, della distillazione di crisi”.
Critiche alla possibilità di mantenere l’arricchimento dei vini con lo zucchero sono state espresse anche da Tiberio Rabboni, assessore all’Agricoltura dell’Emilia Romagna, secondo il quale questa pratica colpisce in modo irreversibile uno dei comparti più importanti dell’agroalimentare italiano.