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L’associazione azionisti per lo sviluppo della BPER in vista del rinnovo del CdA

“La perdita di autonomia o, ancor peggio, la giuridica scomparsa dai nostri territori dell’ultima grande Banca rimasta, determinerebbe una desertificazione bancaria davvero immeritata”. E proprio per evitare che si verifichi questo fatto nasce l’Associazione Azionisti per lo sviluppo della Banca Popolare dell’Emilia Romagna, finalizzata all’elaborazione di un progetto industriale che consenta all’istituto di riprendere il percorso di crescita, e alla promozione di un dibattito nella base sociale volta a favorire il ricambio (naturale e fisiologico) dei vertici.


E proprio oggi si è svolta la conferenza, presso Palazzo Galliani Coccapani a Modena, in cui il Presidente Gianpiero Samorì e i due vicepresidenti hanno presentato alla stampa la lista di candidati e il programma, per l’imminente rinnovo di alcuni membri del CDA, la cui elezione si terrà durante la riunione dei soci il prossimo 10 maggio.

In questi anni i vertici della Banca hanno dato l’impressione di perseguire un processo di crescita alla rinfusa. Non è stato indicato il punto finale di arrivo, la dimensione ottimale, le priorità territoriali, mentre si è esasperato il modello di intervento consortile cui sono conseguite le sfortunate e per certi versi incredibili vicende ITALEASE e MELIORBANCA.

Tutto ciò senza formare una classe dirigente in grado di gestire le realtà via via acquisite con adeguata conoscenza dei territori e dei relativi modelli di business. La banca per questa ragione è rimasta esclusa dai principali processi di crescita che hanno caratterizzato il mondo creditizio nell’ultimo quinquennio, nonostante una struttura tecnica molto efficace, dei dipendenti di elevata professionalità e altamente fidelizzati e di un mercato originario di riferimento tra i più ricchi di Europa.

Basti ricordare infatti che nonostante l’aumento di capitale, sottoscritto nel 2006, di 204,4 milioni di euro, non è stata portata a termine nessuna delle acquisizioni deliberate dall’attuale CDA, come ad esempio quello della banca di INTRA, opportunità unica di espansione nel Piemonte ed alta Lombardia.

A questo punto è importante che la BPER si fermi e cerchi di mettere in chiaro un Piano Industriale che individui il punto di arrivo del processo di crescita, dettando priorità e compatibilità per le future acquisizioni. Infatti, fino a questo momento c’è stata la totale assenza di una linea comportamentale organica e coerente, affiancata dalla mancanza di un piano per l’internazionalizzazione dell’Istituto (mentre le altre banche compravano istituti esteri, la BPER non ha guardato al mercato estero).

In conferenza è emersa anche la necessità di un ribaricentramento delle attività della Banca Popolare dell’Emilia Romagna, che ha avuto la fortuna di sorgere e crescere in uno dei territori più ricchi al mondo, affidabili e difficilmente permeabili a fenomeni di criminalità organizzata, e che però avendo perso alcune opportunità di investimento nel proprio territorio, ha spostato il suo asse principale delle attività al SUD (tra i grandi gruppi la BPER è la banca con il maggior numero di sportelli al centro sud – 67% – contro il 33% del nord). È dunque importante, per evitare ulteriori ed inutili sprechi, sia in termini di personale, sia in termini economici, che l’Istituto cerchi di riportare il baricentro nel territorio che l’ha vista nascere.
Inoltre l’Associazione si propone di attuare un processo di modernizzazione della governance, attraverso regole comportamentali volte ad assicurare l’autonomia di giudizio dei singoli consiglieri di amministrazione, limitandone gli incarichi in istituti legati alla Banca, e la durata di questi ultimi; e, peraltro di istituire, come in tutti i principali istituti bancari italiani, un Consiglio di Sorveglianza e un Consiglio di Gestione; le strutture complesse impongono, difatti, per evitare errori di strategia o di esecuzione, che i due momenti – definizione della strategia e controllo e attuazione – facciano capo ad organi diversi.

E sempre per garantire al meglio la libertà di voto, ed evitare strumentalizzazioni, l’Associazione propone una “riforma” delle assemblee: i dipendenti non devono votare per la nomina del CDA, perché potrebbero essere strumentalizzati dalla dirigenza che ne controlla le carriere, ma devono altresì poter eleggere, in un’assemblea separata, un membro di loro fiducia che vigili e difenda i loro diritti in consiglio. Eguale diritto dovrebbe competere ai Soci, investitori istituzionali, che da soli detengono il 10% del capitale sociale. Trattasi di riforme caldeggiate, all’unanimità, dalla stessa Associazione Nazionale delle Banche Popolari, ma neppure considerate dal vertice B.P.E.R. a Modena.
E’ stata altresì sottolineata la assoluta esigenza di uscire dal mercato expandi poco liquido e inadeguatamente trasparente per quotare la Banca sul mercato principale aprendola al mondo anziché rinchiuderla in uno sterile provincialismo, scelta del tutto antinomica con quella compiuta dai vertici subito dopo la assemblea dell’otto marzo con la adozione di un regolamento, neppure illustrato ai soci, che prevede per l’ammissione il requisito, antistorico della residenza nelle zone di operatività.

Tutti questi interventi sono fondamentali, affinché la Banca Popolare dell’Emilia Romagna possa essere competitiva, poiché è noto nel mondo economico, che se un’impresa perde la capacità/opportunità di presentarsi come player aggregante nei processi di crescita dimensionale con molta facilità diviene marginale o aggregata prima e poi assorbita da altri.

Associazione azionisti per lo sviluppo della Banca Popolare dell’Emilia Romagna
L’Associazione Azionisti per lo sviluppo della Banca Popolare dell’Emilia Romagna è un’associazione democratica, indipendente e non ha fini di lucro. È costituita da soci della BPER e nasce con lo scopo di consentire ai propri aderenti una attiva e cosciente partecipazione alla vita sociale in sintonia con i propri interessi di azionisti, fornendo un supporto informativo ed organizzativo per l’esercizio dei propri diritti di soci.
Gli organi dell’associazione sono: l’Assemblea dei soci (costituita da tutti gli aderenti) e il Consiglio di Amministrazione (composto da 5-15 amministratori, che durano in carica tre anni e sono rieleggibili, tra cui vengono scelti il Presidente e due Vice presidenti).
Attualmente il Presidente dell’Associazione è Presidente il Prof. Avv. Gianpiero Samorì, mentre i Vice Presidenti sono il Dr. Giampaolo Palazzi e il Cavaliere del Lavoro Mario Casoni.

















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