Secondo una ricerca su “Le differenze nel livello dei prezzi tra i capoluoghi delle regioni italiane”, realizzato dall’Istat, dall’Unioncamere e dall’istituto Guglielmo Tagliacarne, Genova, Bologna, Trieste e Bolzano sono le città più care, cioè registrano nel 2006 livelli dei prezzi più elevati rispetto alla media nazionale per alimentari, abbigliamento e calzature, arredamento e articoli per la casa.
Le meno care, che evidenziano cioè livelli dei prezzi inferiori alla media nazionale in tutti e tre i capitoli, sono Napoli, L’Aquila, Campobasso e Palermo.
“Questa ricerca – ha spiegato il presidente dell’Istat, Luigi Biggeri – non riguarda tutte le spese, ma il 35% dei costi della famiglia, anche se e’ un’importante approfondimento per comprendere le differenze nel livello dei prezzi su base territoriale”.
Per il presidente dell’Unioncamere, Andrea Mondello, “questo lavoro è uno straordinario inizio di approfondimento che permette di valutare l’andamento inflattivo nelle aree geografiche e va utilizzato in un quadro più complessivo di ‘lettura’ del sistema Italia”.
Complessivamente, spiega la ricerca, “i livelli dei prezzi registrati nelle città settentrionali risultano superiori a quelli dei capoluoghi del centro e soprattutto del Mezzogiorno del Paese. Ciò vale soprattutto per i prodotti alimentari e di arredamento, mentre il quadro territoriale dei prezzi dei prodotti di abbigliamento e calzature appare piu’ articolato”.
Per gli alimentari, le due città più care sono Bolzano e Milano, le due meno care Napoli e Bari. Per i prodotti dell’abbigliamento e calzature, le due citta’ con i livelli dei prezzi più elevati sono Reggio Calabria e Venezia, quelle con i livelli più bassi Aosta e Napoli. Per l’arredamento e gli articoli per la casa, le due città più care sono Milano e Roma, le due meno care, Campobasso e Napoli.
L’analisi dell’Istat e dell’Unioncamere mette in rilievo che Milano, la città relativamente cara rispetto sia ai generi alimentari, sia all’arredamento, fa registrare livelli dei prezzi inferiori alla media nazionale se si considera il solo capitolo dei prodotti di abbigliamento e calzature. Reggio Calabria si segnala come città più cara se considerata rispetto ai soli articoli dell’abbigliamento e calzature, mentre registra prezzi inferiori alla media nazionale rispettivamente per l’arredamento e i generi alimentari.
– Alimentari: le città con i livelli dei prezzi superiori del 5% e più rispetto alla media sono Aosta, Genova, Milano, Bolzano, Venezia, Trieste e Bologna. Le città con i livelli dei prezzi compresi tra il +5% e il valore medio nazionale sono Torino, Ancona e Perugia. Le città con i livelli dei prezzi inferiori fino al 5% rispetto al valore medio nazionale sono Firenze, Roma, L’Aquila e Cagliari. Le città con i livelli dei prezzi inferiori di oltre il 5% rispetto alla media sono Napoli, Campobasso, Bari, Potenza, Reggio Calabria e Palermo.
– Abbigliamento e calzature: le città con i livelli dei prezzi superiori del 5% e più rispetto alla media sono Bolzano, Venezia, Trieste e Reggio Calabria; quelle con i livelli dei prezzi compresi tra il +5% e il valore medio nazionale sono Genova, Bologna, Ancona, Firenze, Perugia e Cagliari. Le città con i livelli dei prezzi inferiori fino al 5% rispetto al valore medio nazionale sono Torino, Milano, Roma, Napoli, L’Aquila, Campobasso, Potenza e Palermo; mentre l’unica città con i livelli dei prezzi inferiori di oltre il 5% rispetto alla media è Aosta.
– Arredamento e articoli per la casa: le
città con i livelli dei prezzi superiori del 5% e più rispetto alla media sono Aosta, Genova, Milano, Firenze e Roma; mentre le città con i livelli dei prezzi compresi tra il +5% e il valore medio nazionale sono Torino, Bolzano, Trieste, Bologna e Potenza. Le città con i livelli dei prezzi inferiori fino al 5% rispetto al valore medio nazionale sono Perugia e Reggio Calabria; mentre quelli con i prezzi inferiori di oltre il 5% rispetto alla media sono Venezia, Ancona, Napoli, L’Aquila, Campobasso e Palermo.
Il rapporto Istat-Unioncamere-IstitutoTagliacarne sottolinea inoltre che per i generi alimentari si presenta una sostanziale parità di costi rispetto ai prodotti lavorati e a quelli non lavorati, questi ultimi costituiti principalmente da carne fresca, pesce fresco, ortaggi e frutta. Per quanto riguarda gli altri capitoli di spesa, nel caso del vestiario e calzature differenze si evidenziano tra i prezzi dei prodotti con marchio noto e quelli dei prodotti generici, poichè i prezzi di questi ultimi sono territorialmente più variabili dei primi. Per i prodotti a marchio noto emergono mediamente prezzi più elevati nelle città settentrionali, mentre i livelli dei prezzi dei prodotti generici risultano superiori alla media nazionale anche in diverse città meridionali. E’ il caso di Reggio Calabria che mostra prezzi superiori alla media essenzialmente per il vestiario a marchio generico, mentre a Venezia costa di più quello di marca. D’altra canto, Aosta risulta decisamente più competitiva soprattutto per quanto concerne i prodotti di abbigliamento e calzature a marchio generico, mentre a Campobasso risultano più competitivi i prodotti di marca. Nell’arredamento e negli articoli per la casa, pur con intensità e forme diverse, i differenziali nei prezzi dei prodotti a marchio noto, principalmente gli elettrodomestici, risultano meno affetti da variabilita’ territoriale rispetto agli altri prodotti dell’arredamento: Milano è in assoluto la città con differenziale positivo maggiore per l’arredamento e gli articoli per la casa, che nel caso dei prodotti a marchio generico supera quello dei prodotti a marchio noto. Questi ultimi, oltre che a Napoli, risultano particolarmente vantaggiosi anche a Campobasso. Gli elettrodomestici infine sono più cari a Bolzano e più economici a Napoli.