Si parla di frutta e verdura senza rincari fino alla fine di maggio: bello sforzo bloccare i prezzi dopo che sono stati aumentati fino alle stelle. Prima abbassino i prezzi e poi saluteremo con simpatia chi accetterà di bloccare quei prezzi. Ad esempio: vendere, all’interno del “prezzo amico”, le fragole a 4 euro al chilo sapendo che la media nazionale è più bassa (3,80 al chilo) e che ci sono città dove le fragole sono vendute a 0,50 euro al chilo (fonte Ministero delle Politiche agricole), non è un modo per andare incontro alle difficoltà dei cittadini.
Ad oggi l’unico modo serio e concreto per ridurre i costi è quello della vendita diretta dal contadino al consumatore, senza intermediari.
Dal primo gennaio 2008 i comuni devono agevolare la nascita di questi punti vendita avendo cura di controllare che siano effettivamente partecipati da veri agricoltori che vendono direttamente i loro prodotti e non dai soliti furbi “travestiti da contadini”.
Contemporaneamente amministrazioni locali e nazionali devono lavorare per ottenere una riduzione dei prezzi in genere di almeno il 5%-15% e disincentivare qualsiasi ulteriore rialzo. Ai consumatori poco importa di chi siano le responsabilità degli aumenti, sta di fatto che tutto continua ad aumentare come confermato dai dati Istat che, ad esempio, indicano un’inflazione in continuo aumento e una crescita degli alimentari come pasta (+18,6%) e pane (+13,1%).
Il Codacons auspica interventi politici seri atti a salvaguardare i redditi delle famiglie.
«Fossi negli amministratori locali – commenta il vicepresidente regionale Codacons Fabio Galli – mi preoccuperei di mettere all’ordine del giorno dell’agenda politica la questione “terza settimana del mese” che per molti concittadini sta diventando una triste consuetudine».