La Corte d’appello civile di Milano haautorizzato il padre di Eluana Englaro, la giovane donna che da 16 anni vive in stato vegetativo irreversibile, ad interrompere il trattamento di idratazione ed alimentazione forzato. Eluana si trova in coma permanente dal 18 gennaio del 1992, dopo un incidente stradale, e il padre, Beppino Englaro, dal 1999 chiede di potere sospendere i trattamenti alla figlia.
Con il provvedimento depositato oggi l’uomo, in qualità di tutore, può tecnicamente richiedere fin da subito ai responsabili del reparto dove è in cura la ragazza, di sospendere le cure ‘nasogastriche’. Questo nonostante da un punto di vista giuridico, il decreto potrebbe, entro 60 giorni, essere soggetto ad un nuovo ricorso in Cassazione e la Procura Generale, come aveva fatto in passato, potrebbe impugnare la sentenza.
La decisione della corte, sessanta pagine in tutto, si basa soprattutto sul convincimento manifestato da Eluana prima dell’incidente, che avrebbe preferito morire piuttosto che vivere artificialmente, privata delle capacità percettive e di qualsiasi contatto con il mondo esterno. Da un punto di vista prettamente medico, infatti, un provvedimento già agli atti del caso formalizzava di fatto l’irreversibilità del processo ‘morboso’ a cui è soggetta la ragazza.