Nell’auditorium di via Don Milani a Cernusco sul Naviglio, in provincia di Milano, paese d’adozione di Abdul, per due ore amici e concittadini gli hanno reso omaggio. Un via vai continuo, oltre 500 le presenze, che hanno portato fiori al 19enne. Prima che la bara fosse trasportata via – il ragazzo verrà sepolto in Burkina Faso – c’è stato un momento di preghiera, poi un minuto di silenzio seguito da un lungo applauso.
La bara coperta da un drappo bianco ha lasciato l’auditorium di via Don Milani. Sul feretro, prima di essere portato via, oltre alla maglia della squadra di calcio del Cernusco c’erano una foto sorridente di Abdul, per gli amici Abba, due rose gialle e una bianca.
Presenti tra le istituzioni il presidente della Provincia di Milano Filippo Penati, il sindaco di Cernusco sul Naviglio Eugenio Comincini, Mariolina Moioli, assessore alle Politiche sociali di Milano, il capogruppo del Pd a Palazzo Marino Pierfrancesco Majorino e il vicepresidente del Consiglio regionale della Lombardia Marco Cipriano.All’ingresso dell’auditorium sventolava un grande striscione per Abdul “Perché non succeda più. No al razzismo”.
Intanto, restano in carcere i due baristi accusati dell’omicidio del 19enne. Prima insultato per il colore della sua pelle, quindi colpito con una spranga di ferro.”Neanche per sogno. Milano non è una città razzista, ma una città che sa accogliere”. Così Mariolina Moioli, assessore alle Politiche sociali di Milano, replica alle accuse che vogliono la città del Duomo come un Comune in grado di non accogliere gli stranieri. Una polemica iniziata proprio dopo la morte di Abdul. “E’ una scelta politica essere qua” spiega l’assessore che ha partecipato alla camera ardente. E’ lei, insieme al presidente del Consiglio comunale Manfredi Palmeri e al capogruppo del Pd al Comune di Milano Pierfrancesco Majorino, a rappresentare le istituzioni della città. Per la Moioli “il contesto è cambiato in una città con 100 nazionalità che ha portato a cambiare anche il modo di essere cittadini”.Partire dal lavoro come elemento di integrazione perché quello che è successo ad Abdul non accada più. E’ questo in sintesi il pensiero del presidente della Provincia di Milano Filippo Penati. E una chiara condanna per chi si fa giustizia da sé arriva sempre dal presidente della Provincia. Per Penati bisogna “partire dal lavoro come elemento di integrazione. Lo è stato per quella nazionale e anche per gli immigrati deve essere un elemento di coesione”.
Penati ha reso omaggio alla salma di Abdul e ha abbracciato a lungo il padre del ragazzo, seduto accanto alla sua bara. A rappresentare la Regione c’era il vicepresidente del Consiglio lombardo Marco Cipriano: “E’ un atto doveroso. Mi sembra giusto esprimere, a nome di tutto il Consiglio, solidarietà umana e civile alla famiglia – ha sottolineato Cipriano – per il lutto che ha colpito non solo la città ma tutta la regione. Una solidarietà – ha concluso – che il consiglio esprime in modo unanime”.
Fonte: Adnkronos