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Salute: in agguato i virus ‘cugini’ dell’Australiana attesa per novembre

Complice l’altalena delle temperature, fra gli italiani si moltiplicano le ‘vittime’ di raffreddore, tosse, febbriciattola e mal di gola. Questa settimana le persone a letto sono circa 240 mila, e altrettanti casi si attendono nei prossimi 15 giorni con il risultato che, entro fine mese, circa 500 mila abitanti della Penisola saranno stati messi in ginocchio dai virus parainfluenzali.

Non è ancora la vera influenza, ma le prove generali dell’epidemia invernale sono certamente in corso.
Il bilancio arriva dagli esperti riuniti dall’Anifa (Associazione nazionale dell’industria farmaceutica dell’automedicazione) oggi a Milano, per un incontro sull’influenza e suoi numerosi ‘parenti’.

“Non chiamatela influenza!”, è l’appello corale di Fabrizio Pregliasco, virologo dell’università degli Studi di Milano, e di Mario Bussi, docente di Otorinolaringoiatria all’università Vita-Salute San Raffaele e direttore dell’Unità operativa di Otorinolaringoiatria all’Irccs meneghino.
L’Australiana vera e propria, ossia l’autentica influenza 2008-2009 che si prevede particolarmente cattiva a causa dei tre nuovi ceppi virali responsabili, “non si paleserà prima della fine di novembre”, assicurano gli specialisti.

I sintomi di questi giorni sono piuttosto legati all’autunno ‘ballerino’ e “causati da un variegato ‘cocktail’ di virus parainfluenzali: rinovirus, adenovirus e coronavirus”, elenca Pregliasco.

“Particolarmente difficili da distinguere l’uno dall’altro”, aggiunge il virologo, e a volte confusi con l’influenza dagli stessi camici bianchi.

“Nel 75% dei casi la diagnosi è però corretta”, stima Bussi, ricordando che “per parlare di influenza reale bisogna trovarsi in presenza di febbre alta abbinata a problemi respiratori e a disturbi generalizzati come dolore o stanchezza” patologica.
Al contrario, se il termometro segna appena poche linee di febbre e sugli altri acciacchi prevalgono le difficoltà respiratorie, “allora si tratta di parainfluenza”, precisa.
Quasi 250 mila italiani già ‘malati d’autunno’, dunque, di cui “almeno 20 mila soltanto a Milano”, calcola Pregliasco. Che ammonisce: “Niente antibiotici, perché nel 98% dei casi l’esordio di queste forme è di natura virale”.

Il modo migliore per contrastare gli attacchi dei virus parainfluenzali resta invece “un trattamento sintomatico, basato su un’automedicazione responsabile coadiuvata dal farmacista”, concordano gli esperti. Un approccio che, secondo una recente indagine Eurisko, viene adottato da tre italiani su 4 per gestire tutte le piccole patologie facilmente riconoscibili.
Gestibili “almeno per 4-5 giorni” senza l’intervento del medico, usando farmaci senza obbligo di ricetta ben noti e già assunti in passato.

Sempre la ricerca Eurisko dipinge poi un’Italia di stakanovisti: il 71% dei connazionali ricorre ai medicinali da banco per tenere a bada il malessere e salvare le performance sul lavoro. Un’abnegazione che tuttavia non sempre paga, avvertono i medici: “Voler azzerare i sintomi è un pò fare il gioco del virus – riflette Pregliasco – perché così facendo rischiamo di mascherare eventuali complicanze e di ‘tarpare le ali’ ai meccanismi che il nostro organismo mette spontaneamente in campo per reagire all’aggressione esterna”.

Via libera quindi, ma con saggezza, ad antipiretici, antinfiammatori, analgesici, antistaminici, antisettici, mucolitici per ‘sciogliere’ la tosse secca o sedativi per attenuarla. E quando il materasso chiama, forse conviene arrendersi e infilarsi sotto il piumone.

Ripassando le regole d’oro della prevenzione: una dieta sana e ricca di vitamine, lavarsi spesso le mani, resistere alla tentazione di fare vita di branco ed evitare luoghi chiusi, stretti e affollati, coprirsi bene vestendosi a ‘cipolla’ e “imparare le virtù della ‘sciarpoterapia’. Riparare il collo come insegna la nonna aiuta infatti a scaldare l’aria – conclude Pregliasco – impedendo ai virus di paralizzare il tappeto di ciglia che difende bronchi e polmoni”.

Fonte: Adnkronos

















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