La polmonite da funghi, scientificamente nota come Aspergillosi invasiva, è una patologia molto diffusa tra i pazienti leucemici o trapiantati e in molti casi (70%) ha effetti letali. Speranze per una diagnosi precoce della sua insorgenza che ne scongiuri anche le mortali conseguenze vengono da un test immunologico, Elispot, messo a punto dai ricercatori del’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena.
“L’Aspergillo – spiega il prof. Mario Luppi, Ematologo del Dipartimento Integrato di Oncologia, Ematologia e Malattie dell’Apparato Respiratorio dell’Azienda Ospedaliero- Universitaria di Modena – è un fungo che è presente nell’aria (soprattutto nella polvere) e che, in presenza di un sistema immunitario funzionante, può risiedere nell’organismo senza creare problemi. In presenza, al contrario, di un sistema immunitario depresso, a causa di una leucemia o di un trapianto, esso può generare una violenta forma di polmonite, che molto spesso viene diagnosticata quando raggiunge una fase molto acuta e difficile da recuperare sul piano clinico”.
Ben consapevoli delle difficoltà cui vanno incontro i medici nel diagnosticare questo fungo i ricercatori del Policlinico di Modena hanno sperimentato, per la prima volta al mondo, il test Elispot nella diagnosi immunologica delle infezioni fungine. “Da ormai due anni – dice il prof. Giuseppe Torelli, Direttore del Dipartimento Integrato di Oncologia, Ematologia e Malattie dell’Apparato Respiratorio – possiamo offrire ai nostri pazienti un test per la diagnosi di infezioni fungine, che noi abbiamo ideato e brevettato in collaborazione con l’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, e che ha dimostrato di migliorare enormemente la diagnosi di questa gravissima complicanza, per la quale i test diagnostici routinari sono in larga parte inefficaci. Questo risultato è stato possibile grazie alla integrazione stretta tra il lavoro dei nostri clinici e dei biologi e biotecnologi del nostro laboratorio, tra cui va di certo menzionata la dottoressa Patrizia Barozzi, che ha messo a punto la metodica in vitro”.
I risultati della sperimentazione effettuata con successo a Modena saranno presentati martedì 11 novembre dalle ore 15.00 presso il Centro Servizi Didattici della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia (via del Pozzo 71 – Policlinico), nel corso di un convegno sul tema “Polmoniti invasive da Aspergillo: prospettive di cura e di diagnosi immunologica (Invasive aspergillosis: perspectives on the treatment and immunological diagnosis)”, organizzato col patrocinio dell’Ateneo modenese-reggiano e dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico di Modena, che porterà a Modena il prof. Johan Maertens di Lovanio, una delle personalità scientifiche più autorevoli in campo scientifico per questo tipo di patologie, il cui Centro si è distinto negli ultimi anni per avere sensibilmente migliorato la diagnosi delle polmoniti da aspergillo con metodiche microbiologiche, dimostrando per la prima volta l’efficacia, in termini sia clinici che di costo-benefico, di una terapia preventiva nei pazienti immunocompromessi.
E’, però, l’intervento del dottor Leonardo Potenza della Struttura Complessa di Ematologia quello più atteso in quanto toccherà a lui presentare i risultati ottenuti dal gruppo degli Ematologi Modenesi nella sperimentazione del test Elispot, impiegato su una trentina di pazienti arruolati dalle Ematologie e dai Centri Trapianto della Regione Emilia-Romagna, nell’ambito del progetto Regione-Università 2007-2009, coordinato dal prof. Giuseppe Torelli.
“Fino ad oggi – fa sapere il prof. Mario Luppi – accade che quando nei pazienti con severa neutropenia persiste la febbre, nonostante una terapia di cinque giorni con antibiotici ad ampio spettro di efficacia, il medico si risolve a quel punto e solo quel punto a prescrivere farmaci ad attività anti-fungina. Ma, lo fa in modo empirico, ipotizzando appunto che l’infezione non sia di natura batterica ma al contrario fungina, senza tuttavia averne la certezza scientifica. Se noi fossimo sicuri di non trovarci di fronte a una polmonite fungina potremmo evitare innanzitutto inutili terapie, spesso tossiche per i pazienti, riducendo anche le ingenti spese legate alla prescrizione dei farmaci antifungini ad alto costo. Nello stesso tempo, la disponibilità di un test diagnostico molto sensibile e specifico consentirebbe non solo di curare i pazienti che hanno già una malattia polmonare da Aspergillo, ma soprattutto permetterebbe di iniziare a curare i pazienti che ne sono infettati, ma non hanno ancora sviluppato la malattia, appunto in modo precoce e preventivo”.
La terapia preventiva è, quindi, l’arma più potente che si può avere contro le polmoniti da aspergillo, le cosiddette “aspergillosi invasive”, come le definiscono i clinici.
In tutto il mondo, la polmonite da funghi colpisce il 4-8% dei pazienti affetti da leucemia o trapiantati. Solo al Policlinico di Modena sono circa 200 i pazienti leucemici o trapiantati seguiti ogni anno all’interno della Struttura complessa di Ematologia: tutti loro sono potenzialmente a rischio di contrarre la polmonite da funghi. L’alta mortalità è legata pressoché esclusivamente alle difficoltà della diagnosi. Basti pensare che solo il 10% delle polmoniti da Aspergillo vengono diagnosticate quando il paziente è ancora in vita.
L’Elispot è un test immunologico che non ricerca direttamente l’agente patogeno, l’Aspergillus fumigatus, ma misura la risposta del sistema immunitario all’infezione stessa. Quando Elispot misura nel sangue un elevato numero di linfociti specifici diretti contro il fungo, capaci di produrre una citochina chiamata interleuchina 10, è molto probabile che il paziente abbia sviluppato un’infezione fungina invasiva nel polmone (aspergillosi invasiva), anche quando gli altri test microbiologici, utilizzati di routine, siano negativi. Quando Elispot, invece, evidenzia nel sangue di un paziente un elevato numero di linfociti che producono una citochina protettiva, chiamata interferone gamma, il paziente molto probabilmente sarà in grado di combattere l’infezione e guarire. “L’utilizzo di questo test nella pratica clinica quotidiana – conclude il prof. Giuseppe Torelli – si sta rivelando molto utile per diagnosticare in modo precoce e specifico la causa delle polmoniti che insorgono con relativa frequenza nei pazienti con neutropenia legata sia alla malattia che al trattamento chemioterapico, migliorando in modo significativo la nostra capacità di curarli con gli antibiotici ed i farmaci antimicotici”.
I primi risultati di questa sperimentazione sono confortanti e l’obiettivo è giungere entro la fine del 2009 a sessanta pazienti testati.
I lavori congressuali saranno poi conclusi da una tavola rotonda che si occuperà delle problematiche sia biologiche che cliniche relative alla razionalizzazione dei processi diagnostici e terapeutici delle aspergillosi invasive. “Credo che il nostro impegno per migliorare la diagnosi e la cura delle complicanze infettive stia dando già dei buoni risultati. Questo successo è possibile grazie al fatto che esiste una forte integrazione tra l’Ateneo che ci ha fortemente supportato nella fase di brevettazione del test, grazie all’ufficio ILO, ed il Policlinico che ci sostiene nella nostra attività sperimentale clinica, sia nelle fasi di diagnosi che di terapia, e nella validazione clinica del test. Questo sforzo comune è inoltre condiviso dai colleghi che lavorano nel Servizio di Microbiologia, nella Divisione di Malattie Infettive, nel Servizio di Radiologia, nel Centro Trapianti di fegato e nell’Unità di Terapia Intensiva post-operatoria, con i quali esistono percorsi di collaborazione e confronto quotidiani – commenta il prof. Mario Luppi – L’augurio è che le conoscenze ed i programmi di lavoro scaturiti dall’attività di ricerca clinica e di laboratorio di questi ultimi anni possano permetterci di realizzare, in un futuro prossimo, la prima esperienza di terapia preventiva delle polmoniti aspergillari anche a Modena, basata proprio sulla possibilità di affiancare ai test microbiologici e radiologici classici il test innovativo da noi brevettato, potendo ottimizzare la cura di una delle complicanze infettive più gravi che affliggono i nostri pazienti”.
“L’attività ed i risultati che sta ottenendo la Struttura Complessa di Ematologia – commenta il Direttore Sanitario del Policlinico di Modena dott. Maurizio Miselli – dimostra quanto sia importante in campo clinico per la cura dei malati adoperarsi con impegno per incoraggiare la ricerca e la sperimentazione come sta facendo la nostra Regione attraverso il progetto Regione-Università 2007-2009, di cui noi stessi siamo beneficiari per un importo superiore ai 5 milioni di euro. Solo dai suoi sviluppi possono venire concreti e positivi risultati che migliorino le condizioni e prospettive di vita di utenti e cittadini, che troveranno nelle nostre strutture, capaci di raggiungere l’eccellenza scientifica, cure sempre all’avanguardia e assistenza adeguata alla gravità delle patologie, anche delle più insidiose”.
“I risultati raggiunti dai nostri Ematologi – commenta la Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia prof. ssa Gabriella Aggazzotti – anche in questo caso dimostrano non solo la validità scientifica di una scuola che in questi anni ha saputo meritatamente conquistarsi una posizione di assoluto prestigio internazionale, ma anche la validità della collaborazione che si deve perseguire tra differenti gruppi di ricerca. Non c’è dubbio che a questi risultati ci si è giunti soprattutto per la efficace sinergia che si è creata tra l’Ateneo e la l’Azienda Policlinico, che si è prodigata per mettere a disposizione strutture ed attrezzature avanzatissime”.