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Giorno della Memoria: il Sindaco di Reggio Emilia, Delrio

“Oggi non abbiamo un razzismo di tipo biologico, nessuno più sostiene la diversità biologica di popoli e persone, quello di cui furono vittime ebrei, nomadi… Oggi sta avanzando un razzismo di tipo identitario, che rifiuta culture, storie, identità appunto diverse dalla propria. Questo razzismo, che rifiuta l’altro, si pone in continua antitesi a ogni possibilità di dialogo e confronto; e crea solitudine. A questo dobbiamo rispondere con la cultura del valore dell’altro come motivo di interesse, arricchimento, condivisione. Come ci insegna la cultura ebraica; come ci insegnano i bambini, pronti a giocare, cioè a esplorare e scoprire gli altri amici, senza chiedere prima loro chi sono, da dove vengono”.

Lo ha detto oggi il sindaco di Reggio, Graziano Delrio, intervenendo nella sinagoga cittadina, nell’ambito delle celebrazioni del Giorno della Memoria, che da oggi al 27 gennaio (data di apertura dei cancelli del campo di sterminio di Auschwitz) prevedono alcuni dei momenti più significativi, e si protrarranno con mostre ed altri eventi fino a marzo.
Dopo la deposizione di una corona ai piedi della lapide che, in via dell’Aquila, ricorda gli ebrei reggiani deportati durante la seconda guerra mondiale, l’incontro di oggi è proseguito in sinagoga, con la partecipazione della presidente della Comunità ebraica di Modena e Reggio, Sandra Eckert, del vicepresidente della Provincia, Pierluigi Saccaridi; della signora Alberta Sacerdoti, membro della stessa Comunità.
Nella sinagoga, gremita di persone e alla presenza delle altre autorità cittadine, sono intervenuti anche il rabbino di Bologna, Alberto Sermoneta, che ha invitato a un momento di preghiera con la lettura di due Salmi, e Domenico Boni Baldoni, nipote di don Enzo Boni Baldoni, parroco di Quara durante la guerra: Domenico ha ricordato la figura di don Enzo, salvatore di vite umane, di tanti ebrei, e ora ricordato come Giusto fra le nazioni: il suo nome è scolpito fra quelli della Stele d’onore, nel Giardino dei Giusti dello Yad Vashem di Gerusalemme.

“La vostra presenza così numerosa qui in sinagoga – ha aggiunto Delrio – è segno che questo edificio, da poco restaurato e restituito alla città, è un luogo che i reggiani amano sempre di più e sentono loro. Anche questa sinagoga è un simbolo di unità, un invito a superare l’idea di identità come divisione, come ostacolo e a farne uno stimolo di scambio, per sconfiggere quella solitudine in cui altrimenti possiamo cadere e che genera incapacità di leggere il mondo, rendendoci sempre più poveri. La nostra scelta è di vivere con gli altri: è la risposta al razzismo identitario”.

Il sindaco ha ricordato, fra le iniziative per il Giorno della Memoria, la mostra Porrajmos, dedicata alla persecuzione e allo sterminio di nomadi Sinti e Rom. La mostra è visitabile ai Chiostri di San Domenico, fino al primo febbraio.

Sandra Eckert ha sottolineato come “i perseguitati e gli sterminati – nomadi, portatori di handicap, ebrei… – fossero accomunati dal fatto di essere innocenti”.
“Ci siamo sempre ritrovati ogni anno qui fuori, davanti alla lapide che commemora i deportati reggiani – ha aggiunto Eckert – Quest’anno per la prima volta possiamo celebrare il Giorno della Memoria nella sinagoga di Reggio, riaperta, di nuovo luogo di incontro e sviluppo culturale, luogo di pace. L’augurio di un anno di pace è quello che voglio rivolgervi, nonostante i segni di pace nel mondo non siano molti. Speriamo allora che il mondo cambi la sua faccia e trovi la pace”.

La via della pace, attraverso l’integrazione fra culture, è stata auspicata anche dal vicepresidente Saccaridi, nel suo intervento di saluto.

















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