Sarà allestito nell’antico padiglione Lombroso, fino al 1972 reparto dell’ex ospedale psichiatrico San Lazzaro, il Museo nazionale della psichiatria di Reggio Emilia. I lavori di riqualificazione e restauro del padiglione ottocentesco, realizzati dall’Amministrazione comunale con un investimento di 3.100.000 euro (2.056.000 da finanziamenti ministeriali), sono in corso e la loro conclusione è prevista tra circa un anno e mezzo.
Oggi si è svolta una visita al cantiere aperta alla stampa, alla presenza del sindaco Graziano Delrio, dell’assessore ai Lavori pubblici Carla Colzi e del direttore sanitario dell’Ausl di Reggio Emilia Daniela Riccò. Erano presenti inoltre il presidente del Centro di documentazione sulla storia della psichiatria, Alessandro Carri e il responsabile del Servizio igiene mentale dell’Ausl, Gaddo Maria Grassi; l’architetto Giorgia Lombardini, progettista dell’intervento, con le collaboratrici architetto Francesca Saccani ed ingegner Elisa Bonoretti e l’ingegner Carlo Chiesa, direttore dell’area Ingegneria del Comune di Reggio, responsabile del procedimento per il recupero del Lombroso.
“Il Museo della psichiatria – ha detto Delrio – sarà un punto di riferimento molto importante per la ricerca e la storia della scienza psichiatrica, che a Reggio ha avuto esponenti ed esperienze di rilievo internazionale. Il lavoro sulla psichiatria è lavoro sull’uomo, e per questo il museo e il recupero del padiglione Lombroso ci interessano ancora di più. Questo edificio, come tutto l’ex ospedale San Lazzaro, sono parte della storia della psichiatria e della storia della nostra città, dal Settecento ad oggi: recuperarli, attraverso il Programma di riqualificazione urbana (Pru) del San Lazzaro per destinare la zona a Campus universitario, luogo di studio e ricerca, è un obiettivo per noi molto importante”.
Riguardo alla vocazione universitaria della vasta area storica, che sorge in città sulla via Emilia per Modena, Delrio ha ricordato che “il recupero di altri sei padiglioni ha già permesso il trasferimento qui di cinque facoltà. E la riqualificazione del padiglione Villa Marchi, con un investimento di 18 milioni, creerà spazi per laboratori di ricerca, e servizi di ospitalità (studentato, mensa e alloggi) per studenti, ricercatori e docenti. Il San Lazzaro si connota sempre più come polarità d’eccellenza per la ricerca e la formazione”.
IL RESTAURO – Bonifica degli spazi, consolidamento o ripristino delle strutture, restauro e riqualificazione stanno portando il Lombroso a un’adeguata conservazione, fruibilità e funzionalità, per ospitare il Museo nazionale della psichiatria. I restauratori stanno riportando alla luce e a un’adeguata conservare i disegni e le incisioni sui muri fatti dagli internati, gli arredi, gli accessori e le finiture architettoniche.
L’obiettivo principale del progetto è il rispetto assoluto dell’edificio nella conformazione dei sui spazi, materiali, decori, serramenti e arredi, in modo da ripristinare nella loro originalità gli ambienti così com’erano nel periodo manicomiale. Si ritiene infatti che il padiglione Lombroso non debba essere intesto come un mero “contenitore” di nuove attività, bensì il contenuto principale del futuro museo, essendo museo esso stesso.
Un intervento di tipo conservativo non impedirà comunque di utilizzare alcuni dei suoi spazi interni per lo svolgimento di attività di esposizione, ricerca e studio in quanto viene assicurato il rispetto di tutte le normative in tema di barriere architettoniche, sicurezza statica e sicurezza antincendio.
Il progetto, mirando essenzialmente al coinvolgimento emotivo dei visitatori, prevede al contempo di dotare tutti gli spazi di raffinate tecnologie, appositamente integrate nell’involucro esistente, che consentiranno la più elevata informatizzazione degli allestimenti museali, l’interattività e il ricambio dei contenuti museali.
Per l’area cortiliva, il progetto si propone di:
1) Riportare in luce le tracce del muro di recinzione abbattuto negli anni Settanta e rievocarne la presenza tramite un volume in ferro rivestito parzialmente da lamiera forata o rete metallica e che funga anche da elemento espositivo.
2) Suggerire l’esistenza di un doppio cortile attraverso la finitura con materiali diversi (prato, ghiaietto). Il primo cortile, immediatamente vicino all’edificio, verrà arredato con panchine tavoli e delimitato da quello più ampio ed esterno, destinato a verde.
3) Ricreare la pausa nel percorso di avvicinamento al padiglione Lombroso attraverso la realizzazione di due strutture realizzate con linguaggio moderno (rivestimento della copertura in ferro corten e delle pareti in rete metallica), molto leggero e chiaramente leggibile rispetto alla struttura originale, che ricalchi le due originarie guardiole come posizione e volume. Il senso è di evocare la cesura fisica e culturale che un tempo divideva il Lombroso dalle realtà circostanti.
4) Collocare l’ingresso vero e proprio al museo dove era previsto originariamente l’ingresso al reparto manicomiale, e cioè non sotto il portico, bensì in corrispondenza delle due guardiole, dove verrà realizzato un punto informativo e di accoglienza da cui iniziare il vero e proprio percorso espositivo, anche in considerazione del fatto che l’oggetto dell’esposizione non saranno solo gli ambienti interni con gli arredi e le suppellettili, ma tutto l’edificio nella sua interezza comprese le facciate esterne, il porticato e i cortili che lo circondavano.
PATRIMONIO MUSEALE – Una convenzione fra Azienda Usl (soggetto proprietario dell’immobile) e Comune di Reggio Emilia (soggetto beneficiario del finanziamento ministeriale nonché soggetto attuatore dell’intervento di recupero) prevede che l’Ausl ceda al Comune l’immobile in comodato d’uso gratuito per una durata rinnovabile di 29 anni, si impegni a conferire gratuitamente al museo i beni che documentano la vita dell’ex istituto psichiatrico – strumenti di contenzione e terapia, materiali del laboratorio scientifico, documenti dell’archivio clinico, opere realizzate dai ricoverati – perché ne costituiscano il patrimonio espositivo. Entrambi i soggetti si impegnano inoltre a collaborare per l’allestimento della sede museale.
STORIA – Il padiglione Lombroso, progettato nel 1891, in origine era chiamato casino Galloni, dal nome del primo medico direttore dell’istituto San Lazzaro, ed era destinato ai malati cronici tranquilli. Con l’introduzione della legge 1904 “sui manicomi e sugli alienati”, che rendeva obbligatoria l’istituzione presso i manicomi di una speciale “sezione” d’isolamento per “pazzi criminali dimessi” e “detenuti alienati”, il casino Galloni venne ampliato e trasformato in quella che diventerà, dal 1910, la Sezione Lombroso.
Questa ospiterà una settantina di reclusi e, a partire dal 1923, accoglierà anche pazzi criminali condannati a pene di breve durata. Proprio per la pericolosità dei reclusi, verranno costruiti due muri per dividere il cortile in due spazi, adibendone uno di questi ai malati più gravi. Dal 2 marzo 1945 al 6 dicembre 1948 la struttura ospitò, tra gli altri, il pittore Antonio Ligabue.
Solo nel 1972, prima che venga varata la legge Basaglia, l’edificio viene definitivamente abbandonato e considerato inutilizzabile e il suo muro di cinta abbattuto.
ALTRI INTERVENTI DEL COMUNE NELL’AREA SAN LAZZARO
Per la riqualificazione complessiva dell’area San Lazzaro il Comune è impegnato nell’urbanizzazione degli oltre 390.000 metri quadrati di superficie dell’area e in particolare la riorganizzazione del verde, il recupero e la valorizzazione del parco storico, la creazione di infrastrutture (viabilità, parcheggi, accessi) a servizio delle facoltà universitarie e del museo.
VERDE PUBBLICO – Oltre alla riqualificazione del verde esistente nel parco, si prevede la piantumazione di 97 aceri in doppi filari lungo i nuovi percorsi di penetrazione, 135 peri e 31 querce lungo l’asse dei parcheggi. Verranno inoltre create nuove recinzioni verdi realizzate con una doppia siepe in viburni per una lunghezza di 740 metri complessivi (corrispondente a circa 1.480 nuovi arbusti).
LOGISTICA – L’area San Lazzaro sarà collegata dalla linea di metropolitana di superficie in costruzione alla stazione storica di piazzale Marconi e alla nuova stazione Mediopadana dell’Alta velocità. Diretto il collegamento con il tecnopolo per la ricerca e l’innovazione delle Reggiane, il Centro internazionale Malaguzzi e l’Area Nord della città. Alla stazione della metropolitana si potrà accedere dal Campus attraverso un sottopasso alla ferrovia Milano-Bologna.