«Il sacrificio, la sofferenza e la fatica degli emigranti italiani a Marcinelle, come un po’ in tutto il mondo, rappresentano una memoria da tenere viva e non disperdere, utile anche per affrontare senza ipocrisie il tema odierno dell’immigrazione». Lo sottolineano il presidente del Consiglio provinciale di Modena Demos Malavasi e il vice Mauro Sighinolfi in occasione dell’anniversario della tragedia nella miniera belga dove, l’8 agosto del 1956, morirono intrappolate 262 persone, 136 delle quali italiane. Tra di loro c’erano quattro modenesi provenienti da Pavullo e da Prignano, come un migliaio di altri lavoratori emigrati in quegli anni dall’Appennino verso il Belgio. I pavullesi erano Adolfo Mazzieri, Lino Gherardini e Roberto Vitali, quest’ultimo originario di Gaggio Montano nel bolognese, mentre da Prignano era partito Giuseppe Getti.
«E’ importante mantenere alta l’attenzione verso questi tragici episodi» aggiunge Patrizia Cuzzani, consigliera provinciale eletta nei giorni scorsi presidente della consulta dei Modenesi nel mondo, che sottolinea la necessità di approfondire «le motivazioni storiche, economiche e sociali alla base del fenomeno dell’emigrazione che ha interessato il nostro territorio».