La lotta allo spaccio viene affrontata come mera questione di sicurezza, e sentirsi a posto con la coscienza inseguendo lo spacciatore per strada, o peggio ancora il consumatore, sono approcci insignificanti.
Tenendo conto che il vero spaccio è quello che non si legge sul giornale, Menani plaude l’arresto di uno spacciatore da parte del Commissariato e promette di concentrarsi nella guerra ai traffici. Lodevole iniziativa, non c’è che dire. Attuare però una lotta al traffico di stupefacenti, come intende fare il Vicesindaco, è cosa che dovrebbero compiere altri a cui il Governo ha tolto i fondi, al massimo il Sig. Assessore potrà andare a spasso coi cani e qualche vigile in più per tanare lo spacciatore di strada, certamente. Salvo che poi, quando lo spacciatore verrà rimpiazzato da un altro per poi ripartire in circolo perpetuo, si rassegnerà al fatto che il suo contributo sarà meno di zero, come tutti coloro che ci sono passati prima di lui.
Gli spacciatori sono miseri facchini, quelli che guadagnano le briciole e si espongono ai rischi. Infrangono la legge, non vorrei si pensasse il contrario, ma il vero muro da abbattere sta sopra e ci sono istituzioni ben precise che se ne occupano. Nemmeno il presidio continuo di Via Adda è una soluzione, l’attività è nomade e si sposta a seconda della tranquillità delle zone, i clienti seguono a ruota. Nulla di nuovo, fin qui, dalla residenza municipale.
Sul fronte delle novità, invece, torna l’idea della guerra ai consumatori di sostanze stupefacenti, riportando alla mente quella che era la normativa fino all’inizio degli anni novanta. All’epoca, era il 1993, fu referendum e vinse il SI. L’abrogazione delle parti più repressive della Jervolino-Vassalli passò col voto dei nonni e dei genitori consapevoli di cosa stesse accadendo. Si chiuse finalmente il più incivile degli aspetti proibizionisti del nostro Paese, fatto di diciottenni caduti in mano alla criminalità e nelle carceri, gettati nelle discariche sociali rei dei crimini di aver comprato hashish o fumato uno spinello. Pensavo fossero tempi passati, ma temo che il Vicesindaco ragioni nella direzione opposta.
La mia proposta è quella di condurre una campagna di responsabilizzazione, magari attraverso materiale tascabile, dove si informano i potenziali consumatori sul comportamento da tenere dall’acquisto al post-assunzione, indicando come riconoscere la qualità della sostanza, come assumerla e come non assumerla per non incombere nel rischio di morte imminente o infezione virale, dove farlo e come valutare le condizioni ambientali di sicurezza.
(Riccardo Macchioni, Radicali Italiani)