La corsa a comprare casa è finita anche a Modena, dove pure il 75 per cento dei cittadini possiede l’alloggio in cui abita. Oggi si assiste a un ritorno dell’affitto che, a determinate condizioni, è più conveniente dell’acquisto. Occorre, però, un deciso intervento pubblico che favorisca l’accesso alla locazione alle fasce più deboli del mercato del lavoro (giovani, precari, cassintegrati, disoccupati). Lo ha dichiarato il segretario provinciale della Cisl, William Ballotta, nel convegno “Una casa per tutti” che il sindacato di Palazzo Europa ha tenuto oggi. Hanno partecipato, tra gli altri, l’assessore alla Programmazione e gestione del territorio del Comune di Modena, Daniele Sitta, e il presidente dell’Ance (Associazione costruttori edili), Stefano Betti. «Nonostante il boom edilizio registrato tra il 2000 e il 2008, a Modena esiste ancora una domanda di case largamente insoddisfatta e alla quale si può rispondere aumentando l’offerta di alloggi in affitto – ha detto Ballotta – Bisogna modificare lo strumento dei Peep, che pure hanno consentito negli ultimi trent’anni a 13 mila modenesi di comprarsi un appartamento, e aumentare fino al 50 per cento del totale i futuri alloggi in aree Peep da riservare alla locazione e all’housing sociale (oggi la quota per l’affitto è del 30 per cento)». Per la Cisl il sostegno all’affitto è una strada obbligata, dal momento che nei prossimi anni non sono previsti nuovi investimenti in edilizia residenziale pubblica e il governo ha praticamente azzerato i finanziamenti per il Fondo sociale per l’affitto. «Bisogna verificare con i costruttori la possibilità di ricorrere a materiali e finiture a costi inferiori a quelli utilizzati finora nei Peep. Oggi, infatti, – ha spiegato Ballotta – un appartamento di media metratura (120 mq commerciali) in zona Peep costa tra i 180-190 mila euro, cioè l’equivalente di 11,9 anni dello stipendio medio di un giovane operaio (1.000-1.200 euro più gli assegni familiari). Certo, al libero mercato un alloggio con le stesse caratteristiche costa 80-90 mila euro in più, ma oggi è diventato un problema per molti chiedere alla banca un mutuo di 150 mila euro. Supponendo rate da 700 euro mensili per trent’anni, l’incidenza della rata sul reddito familiare sfiora il 60 per cento. L’affitto costa meno anche se, a causa della crisi, sono sempre più numerosi i modenesi che non possono più permettersi di pagare 550-600 euro al mese di pigione. Ecco perché chiediamo di aumentare l’offerta di case Peep in locazione a canoni concordati».
Per la Cisl politiche abitative orientate in una certa direzione possono anche aiutare il settore delle costruzioni a superare le forti difficoltà in cui si trova da un paio d’anni e, considerato il ruolo di volano tradizionalmente esercitato dall’edilizia, favorire una ripresa complessiva dell’economia modenese. «A nostro avviso occorre agire su un mix di interventi, a partire dalla riqualificazione e ristrutturazione degli edifici costruiti 40-50 anni fa – ha detto il segretario provinciale della Filca (la categoria degli edili Cisl), Domenico Chiatto – Si tratta di adeguarli ai nuovi parametri su risparmio energetico, insonorizzazione e rischio sismico. Certo, bisogna mettere in campo ingenti risorse, ma se gli investitori privati fossero incentivati le amministrazioni locali potrebbero ottenere benefici indiretti. L’altro versante è l’autocostruzione, ovvero forme nuove di ristrutturazione e recupero degli immobili. Se e quando questi non sono più recuperabili (ad esempio per l’impossibilità di applicare la legge antisismica), si può anche procedere con le demolizioni consentendo alle proprietà – ha concluso Chiatto – di ricostruire con incremento delle cubature per compensare una parte dei costi di demolizione e recupero».