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Sanità, patologie femminili: bene la diagnosi precoce. Ancora disomogenei sul territorio i numeri degli interventi al seno

Nella seduta odierna della Commissione regionale per la promozione di condizioni di parità tra donne e uomini, i consiglieri hanno conferito all’unanimità il mandato alla presidente Roberta Mori di proporre una Risoluzione all’Assemblea legislativa sul potenziamento degli strumenti di prevenzione del tumore al seno e della rete di organizzazioni assistenziali integrate, come raccomandato dall’Unione Europea. L’approccio pluridisciplinare integrato è infatti in grado di fornire un’assistenza a 360 gradi alle donne colpite da tumore al seno, con il coinvolgimento di tutte le specializzazioni necessarie alla cura della malattia ed al recupero della paziente anche dal punto di vista psicologico.

La seduta è stata dedicata a una dettagliata informativa dell’Assessorato alla Sanità su come il Servizio Sanitario Regionale sta affrontando le “specificità di genere” e le “patologie femminili”, in particolare prevenzione e cura del cancro alla mammella. L’Assessorato è impegnato a identificare modelli organizzativi sempre più efficienti, integrando diverse professionalità, strutture territoriali ed ospedaliere. La Regione sta inoltre affinando sistemi di monitoraggio per valutare la qualità dell’assistenza oncologica (tempi d’attesa, esiti dei percorsi assistenziali, ecc.). Sugli interventi chirurgici per il tumore al seno, emerge una criticità: troppe strutture erogano un numero inadeguato di interventi (13 effettuano più di 150 interventi annui, 29 meno di 150). Grazie alla diagnosi precoce, fra il 2005 e il 2011 c’è stata una riduzione di oltre 8 punti percentuali nelle operazioni di mastectomia. Parallelamente, si assiste a un progressivo aumento dei casi di ricostruzione mammaria contestuali all’intervento chirurgico.

Occorre agire ulteriormente per rendere omogenee le opportunità territoriali e garantire alle donne equità di accesso e trattamento. Nel solo 2011, il Servizio Sanitario Regionale ha effettuato 5.812 diagnosi precoci. Quanto ai tempi di attesa, entro 30 giorni viene risolto il 92,8% dei casi riferiti alla fase diagnostica il 71,5% alla fase terapeutica; nell’uno e nell’altro caso, solo l’1% dei casi va oltre il novantesimo giorno.

Lo screening mammografico è stato esteso dal primo gennaio 2010: prima riguardava le donne in età compresa fra i 50 e i 69 anni, ora fra i 45 e i 74 anni, in valore assoluti si è passati da 580.000 a 830.000 donne coinvolte. Anche lo screening sui tumori al collo dell’utero mostra dati confortanti, con oltre il 60% di adesione delle donne interessate.

Infine, sono state trattate altre patologie specifiche del femminile quali l’endometriosi, sulla quale l’Assemblea ha approvato all’unanimità una Risoluzione nel settembre scorso. Si stima che ne soffra circa il 10% della popolazione femminile in età fertile. Non si vuole diffondere allarmismo, ma il fenomeno è in aumento, sia per l’innalzamento dell’età media in cui le donne entrano in gravidanza, che per fattori di inquinamento ambientale. Almeno un terzo dei casi di sterilità è legato all’endometriosi. In seguito all’approvazione della citata Risoluzione, l’assessorato alla sanità ha costituito un gruppo tecnico per monitorare la situazione, definire modelli organizzativi in grado di costruire una rete appropriata per i casi di endometriosi grave, migliorare l’informazione sia sulla patologia che sui percorsi assistenziali disponibili, trovando massima collaborazione in numerose realtà associative femminili attive in tutto il territorio regionale.

















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