Dopo tre anni di assenza, Grandi Salumifici Italiani – gruppo alimentare leader in Italia nel settore dei salumi, che ha chiuso il 2011 con un fatturato superiore ai 600 milioni di euro – rientra in ASSICA, l’Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi.
“Rientriamo in ASSICA – dichiara Massimo Romani, Direttore Generale Grandi Salumifici Italiani – con la volontà di contribuire fattivamente alla gestione delle problematiche che il nostro settore si troverà ad affrontare. Il 2012 si preannuncia particolarmente difficile anche per il comparto alimentare, che sta perdendo quelle caratteristiche di aciclicità che l’hanno storicamente contraddistinto: i consumi soffrono, la marginalità all’interno della filiera è sotto pressione e la frammentazione e divisione tipica del settore delle carni è un problema la cui soluzione non è più differibile. Una maggiore concentrazione ed una condivisione più efficace delle problematiche del settore sono propedeutiche e fondamentali per il raggiungimento di migliori performance da parte dei player del mondo delle carni. Riteniamo necessario aumentare il peso di una struttura che possa fare da riferimento e polo aggregativo per le aziende del settore delle carni, in modo che possano far sentire la loro voce laddove si discutono i temi fondamentali per il futuro del mercato di riferimento, in continua evoluzione”.
Soddisfazione anche da parte dal Presidente di Assica Lisa Ferrarini, recentemente chiamata a far parte della squadra del neo presidente di Confindustria Giorgio Squinzi: “Grandi Salumifici Italiani è un importante gruppo della salumeria italiana che accrescerà ulteriormente la rappresentatività e l’autorevolezza dell’Associazione, anche grazie all’esperienza e alla professionalità che i suoi manager, a partire da Massimo Romani, apporteranno nelle discussioni in seno ad ASSICA.
Il continuo sviluppo di ASSICA, è fondamentale per tutte le aziende del settore, dai grandi gruppi alle piccole medie imprese. Infatti, un’Associazione capace di tutelare gli interessi comuni e collettivi in Italia e in Europa è un fattore chiave perché i produttori possano superare questo difficile periodo, continuando a crescere e contribuendo così al rilancio dell’economia italiana”.