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Piatti e bicchieri lavabili in 18 scuole dell’infanzia modenesi

Dopo la sperimentazione che negli anni scorsi ha riguardato tre scuole, sono complessivamente 18 le materne che da quest’anno utilizzano piatti e bicchieri lavabili e quindi riutilizzabili. Un’operazione che comporterà la mancata produzione di 56,5 chilogrammi di plastica al giorno, pari a 10,7 tonnellate annue in meno. Inoltre, in tutte le 25 scuole primarie modenesi che prevedono il servizio mensa, da novembre saranno utilizzate stoviglie in polpa di cellulosa totalmente riciclabili. Un intervento che vale 146 chilogrammi di plastica in meno al giorno, corrispondenti a 25,5 tonnellate all’anno, e che determinerà un incremento dei rifiuti organici.

Le novità, “rese possibili dalle interessanti migliorie introdotte dalla ditta che si è aggiudicata il servizio di ristorazione delle scuole del territorio comunali”, sono state annunciate lunedì 22 ottobre in Consiglio comunale dall’assessore all’Istruzione Adriana Querzè rispondendo all’interrogazione di Federico Ricci (Sinistra per Modena). Il consigliere ha ricordato come il capitolato del nuovo bando di ristorazione “definisca requisiti che, oltre a garantire la qualità igienico-nutrizionale degli alimenti, possano promuovere comportamenti alimentari rispettosi della salvaguardia dell’ambiente” e ha chiesto come avverrà l’estensione della sperimentazione virtuosa in corso in alcune scuole della città, in cui si è passati dalle stoviglie usa e getta alle lavabili.

L’assessore ha precisato che fino a oggi non era stato possibile ampliare la sperimentazione per motivi di costi e ha sottolineato come nelle scuole che ora passano all’uso di piatti e bicchieri lavabili (tutte le statali, quelle della Fondazione Cresci@Mo e alcune comunali) è stato necessario creare spazi per lo stoccaggio delle stoviglie, acquistare lavastoviglie idonee e adeguare gli impianti, riorganizzare l’orario di lavoro del personale ausiliario, concordare con Hera la fornitura di bidoni dei rifiuti più capienti per l’organico e meno per la plastica. E ha anche osservato che solo per il risciacquo di piatti e bicchieri, per sistemarli nelle lavastoviglie e poi riporli, il prolungamento dell’orario del personale ausiliario avrebbe comportato un ricarico per il Comune di quasi 10 mila euro per ogni scuola.

Oltre agli effetti sull’ambiente, Querzè ha sottolineato soprattutto quelli sulla sensibilità ambientale dei ragazzi quotidianamente esposti a una minore produzione di rifiuti e un loro smaltimento corretto. “Questo effetto – ha osservato – che parrebbe meno di sostanza rispetto alle 35 tonnellate di plastica in meno prodotte ogni anno, rappresenta un investimento orientato alla formazione di comportamenti virtuosi”. I percorsi di educazione alimentare e il rispetto dell’ambiente sono tra gli obiettivi del servizio di ristorazione assieme al fornire pasti equilibrati, vari, rispettosi delle differenze individuali, igienicamente controllati, che rispettino stagionalità dei prodotti. Sono tra i sette e gli otto mila ogni giorno, 1 milione 200 mila all’anno, i pasti serviti dal servizio di ristorazione scolastica che è frequentato da oltre l’80 per cento dei ragazzi modenesi; 213 gli operatori e 19 gli automezzi impiegati per la distribuzione dal centro pasti alle 60 strutture scolastiche servite. Dei 19 automezzi, 15 sono alimentati a gas metano, due sono a gas metano con coibentazione isotermica per il trasporto delle derrate alimentari nei nidi d’infanzia e due sono elettrici per il trasporto dei pasti nelle sedi del centro storico.

Dopo la trasformazione dell’interrogazione in interpellanza, per il Pd Giulia Morini ha espresso soddisfazione per le novità introdotte e ha parlato di “un’esperienza all’avanguardia che potrebbe essere esportata al di fuori delle scuole, in altre strutture al servizio della collettività, come le case protette”. Per la collega Elisa Sala il discorso sulle “mense a impatto zero” introduce quello sull’educazione alimentare, ma anche la necessità di affrontare il tema degli “sprechi, perché nelle mense scolastiche si buttano molti alimenti, a volte per lo scarso gradimento incontrato nei ragazzi, tal altra a causa dei complessi regolamenti sanitari”. E l’assessore Querzè ha confermato che “lavorare sugli sprechi sarà il secondo passaggio su cui impegnarsi”.

In sede di replica, Ricci, soddisfatto delle notizie apprese, ha commentato: “I due interventi, le stoviglie lavabili nelle scuole d’infanzia e l’adozione di quelle in polpa di cellulosa nelle primarie, si inseriscono nello stesso filone educativo che mira a ridurre i rifiuti non tanto e non solo in termini numerici, quanto in termini di credibilità e autorevolezza. L’intervento è oneroso dal punto di vista economico, ma evidentemente si è trovato il punto di equilibrio tra interesse di chi ha vinto l’appalto e quello collettivo”.

















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