Questo il commento di Lauro Lugli, presidente di Legacoop Modena, in merito ai dati sul mercato del lavoro diffusi da Istat: “I dati forniti oggi dall’Istat, che non esito a definire tragici, dimostrano una volta di più che il mercato del lavoro versa in uno stato d’emergenza che non può aspettare settimane o addirittura mesi per essere affrontato. Bisogna agire subito, mettere immediatamente in campo politiche efficaci che frenino questa corsa inarrestabile della disoccupazione (+ 554 mila disoccupati su base annua, pari al +22,7%, e di questi ben 110 mila in più rispetto al mese di dicembre), restituendo al nostro Paese prospettive e opportunità.
Il 38,7% di giovani disoccupati – al Sud la percentuale supera il 50 per cento – è un dato inaccettabile: siamo i peggiori in Europa, come rileva Eurostat, secondi solo alla Spagna. E’ una maglia nera che non intendiamo vestire, e consideriamo non più tollerabile la mancanza di misure adeguate per arginare questa situazione e far ripartire il Paese.
Anche in provincia di Modena, analogamente a quanto avviene su scala nazionale, sono in sensibile crescita i lavoratori disoccupati, gli inoccupati, e gli occupati con rapporti precari; e se le previsioni dicono che il dramma del terremoto potrebbe portare, nella fase di ricostruzione, ad una lieve ripresa per il settore dell’edilizia – fra i più colpiti a livello nazionale – il rischio è che tante imprese non ci arrivino proprio, alla fase di ricostruzione!
Per questo consideriamo quella consegnataci da Istat “l’ultima chiamata” per le forze politiche tutte, che devono assumersi oggi stesso la responsabilità di mettere in piedi un Governo capace di cambiare radicalmente marcia, intervenendo in modo tempestivo ed efficace su quelli che il movimento cooperativo considera elementi vitali per la ripresa dell’economia, e quindi dell’occupazione: in primis, sblocco delle risorse della Pubblica Amministrazione per far fronte a quella “montagna” di debiti nei confronti delle imprese che sono divenuti insostenibili – e che ne mettono a rischio la stessa sopravvivenza.
Il lavoro riparte solo se riparte l’impresa”.