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I bancari Cisl E-R a congresso lanciano l’allarme: “Romagna esposta al riciclaggio. Troppe banche e pochi prestiti”

Marco-Amadori“Negli ultimi quattro anni, nonostante l’Emilia-Romagna abbia fatto registrare una chiusura di ben 106 sportelli bancari, il numero complessivo degli sportelli presenti sul territorio romagnolo mantiene sorprendentemente il livello precedente la crisi e nel caso della provincia di Rimini evidenzia addirittura una crescita di quattro unità. E ciò nonostante i prestiti concessi nel 2012, rispetto all’anno precedente, siano diminuiti nelle tre province (-6,4% a Rimini, -2,3% a Forlì-Cesena e -0,6% a Ravenna) e le sofferenze aumentate. Difatti, nei primi dieci posti tra le province con il maggior numero di sportelli bancari in Italia troviamo ben tre province romagnole: Rimini al secondo posto con uno sportello ogni 1071 abitanti; Forlì-Cesena al quarto posto con 1120 abitanti per ogni sportello e Ravenna, al sesto posto, con 1136 abitanti per ogni sportello. Numeri che non sono altro che la cartina al tornasole di un sistema esposto al rischio riciclaggio, ancor più se confrontano con i dati del territorio emiliano dove, nonostante il numero degli sportelli degli istituti di credito sia nettamente inferiore in proporzione al numero di abitanti, le chiusure sono state numerosissime (-28 sportelli bancari a Bologna, -30 a Modena, -14 a Parma, -14 a Reggio Emilia)”.

E’questo l’allarme lanciato alle istituzioni e alla collettività questa mattina da Marco Amadori, segretario generale dei bancari (Fiba) Cisl Emilia-Romagna, nel corso del 8° Congresso regionale della categoria cislina che si aperto oggi a Riccione e che, al termine della tre giorni previsti, porterà all’elezione del segretario generale e delle segreteria che guideranno l’organizzazione nei prossimi quattro anni.

“In un contesto di questo tipo – ha continuato Amadori – le ricadute nel settore del credito ed assicurativo non si sono fatte attendere. Abbiamo assistito al verificarsi di fatti che finora erano estranei alla nostra regione: inchieste e banche commissariate (Credito di Romagna, Banca di Credito di Risparmio di Romagna, Banca Carim, Banca di Rimini, BerBanca e Gruppo Delta), per non parlare di quelle considerate sorvegliate speciali da Banca d’Italia (Carife e Banca Romagna Cooperativa). Fenomeni, specie i commissariamenti, che in una maniera o nell’altra avevano quasi tutti un fil rouge che portava al paradiso fiscale della vicina Repubblica di San Marino”. “Per questo – ha sottolineato il segretario generale uscente dei bancari Cisl dell’Emilia Romagna – ci auguriamo che il percorso in atto, di allineamento alle normative internazionali da parte della repubblica del Titano, possa procedere positivamente e celermente, nell’interesse e a salvaguardia dei lavoratori sia italiani sia sammarinesi”.

Da queste considerazioni l’appello di Amadori si allarga al Governo riproponendo quello che negli ultimi tempi è la ricorrente richiesta dei bancari della Cisl, vale a dire “la tracciabilità obbligatoria dei pagamenti a partire dai 500 euro”, “poiché solo contrastando con decisione l’evasione fiscale si potrà combattere con efficacia il riciclaggio”.

Ma naturalmente la ricetta dei bancari della Cisl per un profondo rinnovamento del sistema creditizio non si ferma qui. Il dirigente sindacale parla anche ampiamente di “fusioni “ragionate” e innovazioni tecnologiche e organizzative come strategie chiave per ridurre i costi fissi generali degli istituti di credito, riqualificare i dipendenti bancari e sviluppare i servizi telematici alla clientela”.

“Per far sì che il sistema creditizio regionale possa continuare a svolgere la sua indispensabile funzione di sostegno all’economia locale, occorre che gli istituti di credito abbiano il coraggio di battere nuove strade, di sviluppare nuove sinergie, fino ad arrivare addirittura a ipotesi di fusioni. Fusioni che però devono essere fatte seguendo una logica di potenziamento dei servizi al territorio e non, come è avvenuto troppo spesso, ricorrendo solamente il fattore dimensionale ”.

Nuove strade che possano portare a ridurre i costi fissi generali, riqualificare i dipendenti bancari e puntare con convinzione allo sviluppo di nuovi servizi telematici alla clientela (home banking, su smartphone, tablet, ecc), in modo da consentire ai clienti di recarsi in filiale solo per servizi di vera e propria consulenza. Basti pensare che in Emilia-Romagna i clienti dei servizi di home banking e di phone banking, quindi sia famiglie sia imprese, raggiungono quasi i due milioni e mezzo, con un aumento nell’ultimo quadriennio in cui i dati sono disponibili (2008-2011) di circa il 12%.

“E’ necessario – conclude Marco Amadori – che le banche abbiano il coraggio di spostare la concorrenza dalla quantità alla qualità del servizio offerto, puntando innanzitutto sullo sviluppo delle nuove conoscenze professionali del personale e sull’assistenza alla clientela, invece che solo sulla pura vendita di prodotti finanziari e sulla presenza sul territorio. Allora ne potranno beneficiare banche, clienti e dipendenti. Tutte operazioni che naturalmente richiedono come precondizione che l’intero sistema creditizio sia posto in condizione di non essere contaminato con capitali di dubbia provenienza”.

 

















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