Le sontuose dimore dell’aristocrazia e dell’alta borghesia affascinano da sempre il grande pubblico, curioso di scoprirne i tesori nascosti e di carpire i segreti di un vivere raffinato ed elegante. Come luoghi di svago e di riposo immersi nella tranquillità delle campagne, poi, le ville e i loro giardini sono in grado di assecondare le esigenze del “bell’abitare” di una ristretta èlite di famiglie ancor più dei palazzi di città, frequentemente costretti a confrontarsi con gli angusti spazi di un nucleo urbano già consolidato. Proprio in queste delizie, capaci di offrire una dimensione privilegiata di fasto e prestigio mondano, il signore può dedicarsi all’otium, studiando e meditando, accogliendo ospiti e conversando con loro durante le passeggiate nel giardino. Fin dall’antichità, infatti, la villa è luogo in cui ricevere amabilmente, tra le piacevolezze del verde sapientemente plasmato dalle cesoie di abili giardinieri, l’ombra di profumati berceaux e lo sciabordio dei freschi zampilli d’acqua delle fontane. Per questa ragione una parte, a volte consistente, del terreno agricolo è spesso sacrificata alla realizzazione di giardini formali all’italiana e, dall’Ottocento in poi, persino di vasti parchi paesaggistici all’inglese. Ameni luoghi d’incanti a cornice dei momenti di svago, ma pure luoghi in cui svolgere le più significative trattative d’affari, anche perché la villa è soprattutto luogo privilegiato del negotium del signore, che fonda il proprio potere economico e il proprio prestigio sociale sulle ampie tenute agricole. Analizzando la cospicua serie di edifici signorili sparsi sul territorio estense, infatti, non è solo possibile tracciare l’evoluzione tipologica e stilistica dell’architettura e dell’ornato dal Cinquecento all’inizio del Novecento; si può anche ricostruire l’importante funzione produttiva che la villa aveva come centro di controllo agricolo e, attraverso i passaggi di proprietà, leggere nel suo complesso uno spaccato sociale del ceto dirigente nelle diverse epoche. Perché la villa non ha mai perduto il ruolo di indicatore dello status del proprietario, ponendosi come luogo ambito dai nuovi ceti nascenti e sollecitando ingenti investimenti volti ad aggiornarne l’ornato e gli spazi e a mantenere al massimo livello l’efficienza produttiva dei fabbricati rustici. Strutture coloniche, queste, che la circondano e che sono destinate ad accogliere i servizi necessari al funzionamento dell’azienda agricola, ma che possono essere sfruttate anche scenograficamente per ampliare l’impatto visivo dell’edificio, spesso coronato da un’altana da cui godere il paesaggio circostante e controllare il lavoro dei campi.
Quest’anno il ciclo di conferenze e visite guidate ‘Il Bell’Abitare nel Ducato Estense. Giardini e Ville delle province di Modena e Reggio Emilia’ giunge alla sua decima edizione.
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Si comincia lunedì 6 Maggio con la Conferenza a cura di Luca Silingardi:
“La villa dei conti Giacobazzi a Sassuolo: da aristocratica dimora di villeggiatura a sede della Biblioteca Leontine”.
Elegante residenza estiva dei conti Giacobazzi, una delle famiglie più influenti di corte, e dunque privilegiato punto di osservazione sulle vicende storiche del ducato estense tra Sette e Ottocento, dopo un accurato restauro scientifico l’edificio sarà riaperto al pubblico come sede della Biblioteca “Leontine”, sezione ragazzi della Biblioteca Comunale “Natale Cionini”. Ancora immerso in un vasto parco, il complesso presenta un’articolata pianta, frutto di successive modificazioni stratificatesi nel tempo. Le testimonianze più antiche risalgono alla seconda metà del Seicento, quando risulta appartenere alla famiglia Moreali. È don Giovanni Giacobazzi, un parroco della collina limitrofa, a comprare nel 1724, il “casino dei Cappuccini”, così detto per la vicinanza al convento, anche se il vero acquirente è il giureconsulto Domenico Maria Giacobazzi, segretario e consigliere di Stato del duca Francesco III d’Este, amico del Muratori e tra i promotori della manifattura ceramica a Sassuolo, che diviene l’effettivo proprietario solo nel 1728. Tra 1735 e 1759, Domenico Maria Giacobazzi promuove lavori di ampliamento e abbellimento che conferiscono alla villa forme simili a quelle attuali, con le due nuove ali laterali, il collegamento dell’altana con la facciata e le cornici in arenaria alle finestre. Fu nobilitato anche l’accesso verso l’abitato, con l’elegante portale a timpano ricurvo che ancora oggi prospetta su piazzale Porrino. Nel 1770 la vasta proprietà passò al figlio Onorio, podestà del Comune di Sassuolo e consigliere di Stato, cui fu conferito il titolo comitale nel 1777. Alla sua committenza può essere ricondotto l’intervento che maggiormente caratterizza l’edificio: approfittando della realizzazione di una strada circondariale comunale, attorno al 1786 Onorio promosse l’apertura di un nuovo e più ampio ingresso alla tenuta, eleggendo il prospetto est del casino a facciata principale. Dalla nuova strada, quindi, un’ampia provana di pioppi cipressini conduceva alla villa, che per questo in seguito venne chiamata “I Pioppi”, le cui sporgenti ali laterali accoglievano chi giungeva nella corte come in un abbraccio. Il conte Luigi Giacobazzi, anch’egli podestà a Sassuolo, poi ministro degli Interni per il duca Francesco V d’Austria d’Este, ereditò dal padre Onorio la proprietà. A patire dai moti del 1831, però, i Giacobazzi si trasferirono nel loro palazzo di via Ganaceto a Modena, capitale in cui Luigi era stato promosso consultore del Ministero del Buon Governo, recandosi nella villa di Sassuolo solo per la villeggiatura estiva. È comunque Luigi che commissione le suggestive decorazioni nell’altana della villa, dipinta “a paese” nel 1857 dal pittore sassolese Antonio Valentini, con la collaborazione di Giovanni Braglia. Morto Luigi, nel 1893, la villa fu al centro di un contenzioso ereditario. Il primogenito Onorio, sposato alla contessa parmense Amalia Mazzari Fulcini, aveva trasferito la propria villeggiatura in un vicino casino acquistato dalla moglie nel 1871, poi denominato Villa Amalia, rimasto al ramo dei Giacobazzi Mazzari Fulcini fino al 1994 e ora di un noto gruppo industriale sassolese. Il fratello Antonio, invece, era rimasto nella tenuta di famiglia, acquistata dalla moglie Antonietta de Devan nel 1894 al fine di evitarne la parcellizzazione. Deceduto il conte Antonio, la villa passò ai suoi due figli: Ottone, monsignore e cameriere segreto di Sua Santità, e Leontine, raffinata cultrice di memorie patrie e appassionata scrittrice di romanzi storici, sposata al conte Ippolito Giorgi di Vistarino. Appena entrata in possesso della proprietà, Leontine promosse subito nuovi e consistenti interventi nella villa: tra il 1909 e il 1915, nelle sinuose ed eleganti linee liberty, furono infatti realizzate la nuova scala a tenaglia, che permette di accedere direttamentedalla corte al piano nobile, e le rinnovate decorazioni degli spazi interni, dipinte dell’esordiente pittore locale Umberto Chicchi secondo un attardato gusto revivalistico; mentre agli anni Trenta del Novecentoè databile l’ampliamento dell’edificio, con una nuova sala da pranzo ottenuta aggregando un corpo porticato a ovest. Alla morte di Leontine e del marito, il complesso passò interamente alla figlia, la contessa Rosanna Giorgi di Vistarino, sposata al conte Ambrogio Caccia Dominioni. Rosanna, come la madre cultrice di studi storici, era fortemente legata alla sua villa di Sassuolo, dove, pur risiedendo a Roma, trascorreva sempre il periodo estivo. Fu lei, infatti, a richiedere il vincolo della competente Soprintendenza nel 1956, evitando la realizzazione di un nuovo asse viario, previsto dal piano regolatore redatto dall’ingegnere Dante Colli negli anni Trenta, che avrebbe tagliato in due il viale di pioppi della tenuta. La contessa Rosanna, cara alla memoria di tutti i sassolesi per le opere di beneficenza, si spense nella sua amata villa nel 1989, senza figli; il marito morì nel 1993 nella propria residenza di Nerviano, in provincia di Milano, nel cui cimitero riposano entrambi. Nel 1991, con un’asta pubblica, gli eredi procedettero all’alienazione degli arredi custoditi per generazioni all’interno della villa. La proprietà fu divisa in due parti: l’edificio rustico, detto “Corletta”, fu acquistato da privati e restaurato a fini abitativi, la villa e la quasi totalità della tenuta furono acquisiti dal Comune di Sassuolo, che poco dopo promosse l’apertura del parco, di cui già da anni aveva avuto in gestione una piccola parte, mentre i lavori di recupero iniziarono nel 2009.
Appuntamento nella Sala conferenze “Gian Paolo Biasin” via Rocca 22 Sassuolo. Ingresso libero
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Domenica 12 maggio, ore 14.30 – visite guidate a:
Villa Arnò ad Albinea
Già attribuita all’architetto Domenico Marchelli, tra i principali esponenti del Neoclassicismo a Reggio Emilia, la villa si connota come uno degli esempi meglio riusciti di rievocazione del linguaggio palladiano presenti nel territorio. Dall’elegante pronao tetrastilo, incuneato nel corpo dell’edificio, elevato su un’alta scalinata e coronato da un attico con balaustrata, si accede al salone centrale, dall’avvolgente perimetro tondo: perno planivolumetrico attorno al quale si sviluppano gli altri ambienti. La villa mantiene tuttora l’antica funzione di elegante dimora di villeggiatura privata, a cui si è recentemente affiancata quella di prestigioso bed & breakfast.
Sarà possibile ammirare anche gli interni e il giardino.
Villa Marchetti a Baggiovara di Modena
Odierna sede di rappresentanza dell’Associazione Costruttori Italiani Macchine e Attrezzature per Ceramica, la villa, appartenuta anche alla famiglia Rangoni, esibisce sul fronte della via Giardini la sua scenografica facciata: il settore centrale, traforato da grandiaperture arcuate e sormontato da timpano, si distende fra due corpi di fabbrica avanzanti, secondo un maestoso impianto a “U”. Il settecentesco edificio, che ebbe varie modifiche e riqualificazioni nei secoli successivi, conserva suggestivi ambienti decorati nell’Ottocento.
Sarà possibile ammirare anche gli eleganti interni, di cui si ricorda soprattutto la loggia decorata con Vedute di Modena tratte dalle note incisioni di fine Settecento di Guglielmo Silvester.
Per ragioni organizzative i luoghi di visita proposti domenica 12 Maggio saranno raggiunti SOLO ed ESCLUSIVAMENTE con PULLMAN. Non sarà quindi possibile partecipare alle visite con mezzi propri, come nelle precedenti edizioni.
Per le uscite in pullman la PRENOTAZIONE è OBBLIGATORIA e il costo è di € 25,00 a persona necessari a coprire le spese di trasporto e di organizzazione.
Info e prenotazioni: Danira Guidetti Calabrese 0536 884 121 – 348 549 5475 – forumute@libero.it