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Nella Giornata Mondiale dell’ambiente, il fondatore di Last Minute Market ha presentato a Reggio Emilia “Vivere a spreco zero”

segre-unicredit«Aumentare l’efficienza riducendo concretamente gli sprechi e quindi i rifiuti significa fare un deciso passo avanti in direzione della sostenibilità». In estrema sintesi, è questa l’equazione vincente di “Vivere a spreco zero” (Marsilio), l’ultimo saggio dell’agroeconomista Andrea Segrè, fondatore e presidente di Last Minute Market, lo spin off dell’Università di Bologna che da anni mette in pratica i principi ‘win win’ e antispreco di un sistema economico in cui finalmente vincono tutti, dal produttori al consumatore, dai commercianti all’ambiente. Perché ogni anno, in Italia, ancora si sprecano circa 3,6 milioni di tonnellate di cibo, nella lunga filiera dal campo alle tavole, passando per i supermercati: e’ la stima di Last Minute Market, cui viene associata l’emissione di oltre 3 milioni di tonnellate di CO2. I dati, contenuti nel nuovo libro di Andrea Segrè, sono emersi nel corso della presentazione di oggi, mercoledì 5 giugno – Giornata mondiale dell’Ambiente – che si è svolta nella ‘prima filiale bancaria a impatto zero, ristrutturata secondo i canoni dell’edilizia bioecologia: la sede UniCredit di via Gattalupa a Reggio Emilia. Un dialogo condotto con l’autore da Luca Lorenzi, Deputy Regional Manager Centro Nord Unicredit.

L’incontro ha offerto l’occasione per ripercorrere l’avvio e i risultati della campagna “Un anno contro lo spreco”, promossa da Last Minute Market senza contributi pubblici e per il terzo anno con il sostegno di UniCredit, dedicata quest’anno a Spreco Zero. Una campagna non solo di comunicazione, ma di obiettivi concreti, dalla Risoluzione del Parlamento Europeo, approvata nel gennaio 2012 su ispirazione della Dichiarazione congiunta di Last Minute Market che chiede di dimezzare lo spreco alimentare entro il 2025, alla Carta Spreco Zero, un decalogo di buone pratiche sottoscritto già da oltre 1000 sindaci italiani ed europei – Pisapia, Fassino, De Magistris e Merola fra gli altri – che si impegnano all’adozione di norma contro lo spreco nei territori amministrati.

«Un anno contro lo spreco è un’iniziativa nella quale l’istituto di credito si riconosce in virtù del proprio impegno per la crescita del territorio che non può prescindere dall’attenzione al risparmio a tutto campo – ha spiegato Luca Lorenzi, Deputy Regional Manager Centro Nord UniCredit -. Lo spreco di risorse è un danno ad alto impatto per la nostra economia: significa precluderci delle possibilità di sviluppo e gettare via denaro. Ecco perché siamo impegnati in progetti volti a diminuire gli impatti diretti e indiretti delle nostre attività. In particolare, a Reggio Emilia, un anno fa abbiamo inaugurato a Reggio Emilia la prima filiale bancaria italiana a impatto zero. L’agenzia è stata infatti ristrutturata secondo i canoni dell’edilizia bioecologica: massima riduzione dei consumi energetici, auto produzione da fonti rinnovabili del residuo fabbisogno di energia, riutilizzo di materiali naturali per gli arredi. Rispetto a una normale filiale, questa agenzia riduce di oltre il 50% il fabbisogno energetico e ottiene la quota rimanente con energia pulita auto prodotta. UniCredit ha voluto così realizzare a Reggio un progetto pilota per sperimentare sul campo l’efficacia di tecnologie e soluzioni che possano poi essere adottate su larga scala per la propria rete distributiva. E proprio in questa filiale a impatto zero oggi ci ritroviamo per parlare del nuovo libro di Andrea Segrè e più in generale della campagna “Un anno contro lo spreco” che anche quest’anno vede UniCredit al fianco di Last Minute Market, impegnati nella lotta agli sprechi”.

«Vivere a spreco zero – sottolinea l’autore, Andrea Segrè – è un auspicio semplice, un verbo e due parole messe in fila per enunciare una piccola rivoluzione: lo spreco alimentare è tanto più incomprensibile quanto più aumentano a livello mondiale e locale l’impoverimento globale, le persone denutrite e sottonutrite (1 miliardo secondo la Fao nel 2010), e la produzione di rifiuti urbani (502 kg a persona nell’ue-27 nel 2010). Lo spreco alimentare riguarda tutti i passaggi che portano gli alimenti dal campo alla tavola e colpisce indistintamente tutti i Paesi. Secondo le stime della Fao, in quelli in via di sviluppo dove si localizza a monte della filiera agroalimentare (6-11 kg pro capite nel 2010) e in quelli sviluppati collocandosi a valle: distribuzione, ristorazione e consumo domestico (95-115 kg a testa). L’Unione Europea, con 180 kg pro capite e l’Italia con 149 kg pro capite, risultano sopra la media dei paesi sviluppati. Nei paesi più «ricchi» la parte preponderante degli sprechi alimentari avviene a livello domestico. Secondo una stima della Direzione generale per l’ambiente della Commissione Europea il 42% del totale degli sprechi (76 kg pro capite per anno) si materializza all’interno delle mura domestiche (il 25% della spesa alimentare in peso). Almeno il 60% di questo spreco potrebbe essere evitato. In Italia, secondo i dati elaborati da Last Minute Market e dal suo osservatorio Waste Watcher, lo spreco alimentare rappresenta l’1,19% del pil (circa 18,5 miliardi riferiti al 2011) così ripartito: «soltanto» lo 0,23% si colloca nella filiera di produzione (agricoltura), trasformazione (industria alimentare), distribuzione (grande e piccola) e ristorazione (collettiva), il resto è a livello domestico: 0,96% del pil. Secondo i dati riportati nella trilogia dei libri sullo spreco in Italia («Libro nero», «Libro blu» e «Libro verde», Edizioni Ambiente, emerge che lungo la filiera agroalimentare circa il 3% dei consumi finali di energia in Italia (l’equivalente dei consumi finali di 1.650.000 italiani) sono attribuibili allo spreco alimentare dal campo alla tavola».

 

















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