La puntura di zecca è un evento piuttosto frequente soprattutto nella stagione calda. In poco più di 10 anni più di 1700 persone si sono recate al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Castelnovo Monti a causa di punture di zecca e sicuramente molte di più sono state punte ma, ormai esperte, hanno estratto da sole il parassita dalla cute.
Le zecche
Le zecche sono artropodi parassiti, che si nutrono del sangue degli animali e dell’uomo. Ixodes ricinus è il nome della specie più frequente e di maggiore rilevanza sanitaria nel nostro territorio.
Le zone predilette da questa zecca sono la collina e la prima montagna, in particolare le aree boschive ed incolte esposte a nord, per l’umidità ambientale favorevole a questo parassita. Per trovare un ospite su cui nutrirsi, le zecche attendono sulla vegetazione il passaggio di un animale o di un uomo, rilevandone la presenza attraverso stimoli fisici e chimici (calore, odore). Quando il potenziale ospite viene a contatto con la zecca, questa aderisce ai peli, alla cute o agli abiti e attende che questi sia in una situazione di riposo per iniziare il suo pasto. La “puntura” è infatti molto diversa da quella degli altri più comuni atropodi ematofagi, come ad esempio la zanzara, ed avviene in tempi piuttosto lunghi, con l’inserzione di una parte dell’apparato buccale della zecca all’interno della cute dell’ospite. Questa fase è generalmente indolore e non è avvertita dall’ospite. Il pasto può durare due o tre giorni, durante i quali la zecca assume una quantità di sangue di anche due o tre volte il suo peso.
Rischi
I rischi della puntura di zecca derivano soprattutto dalla possibilità che durante il pasto questa possa, seppur raramente, trasmettere all’ospite agenti infettivi (virus o batteri) possibilmente acquisiti con il precedente passaggio su altri animali. Nel nostro territorio il principale rischio del morso di zecca è costituito dalla possibile trasmissione della Malattia di Lyme, mentre nelle aree alpine questa può trasmettere anche l’encefalite da zecche (TBE).
La malattia di Lyme
La malattia di Lyme decorre in fasi successive, clinicamente diverse; colpisce prevalentemente la pelle, le articolazioni, il sistema nervoso centrale e gli organi interni; se non viene curata, assume un decorso cronico.
La fase precoce è caratterizzata dalla comparsa di eritema cronico migrante (ECM) caratteristico della Malattia di Lyme: un arrossamento della pelle che dal punto del morso di zecca si allarga verso l’esterno fino a raggiungere grandi dimensioni.
L’ECM può essere accompagnato da segni e sintomi aspecifici, che possono essere presenti in altre patologie, come ad esempio: ingrossamento dei linfonodi regionali, febbre, cefalea, dolore alle articolazioni, ai muscoli, debolezza o malessere generale.
Mentre l’eritema cronico migrante regredisce nel giro di qualche settimana, i dolori articolari e la debolezza possono persistere per mesi.
E’ fondamentale riconoscere la malattia di Lyme in fase precoce, poiché un’adeguata terapia antibiotica permette di bloccare l’evoluzione della malattia stessa verso gli stadi più invasivi e confondibili con altre patologie.
Se non diagnostica e curata in tempo la malattia di Lyme, a distanza di mesi o anni dall’infezione, può evolvere verso il secondo stadio correlato alla diffusione delle Borrelie per via ematica. Questa fase tardiva può interessare il sistema nervoso centrale e periferico, l’apparato cardiovascolare, l’apparato muscolo-scheletrico o la cute.
Dal momento che gli esami di laboratorio non sono sempre in grado di confermare o escludere in modo definitivo la malattia, la decisione di iniziare il trattamento antibiotico deve essere presa dal medico curante.La malattia non porta a sviluppare immunità, per cui l’infezione può essere contratta più volte nel corso della vita.
Come prevenire la puntura di zecche
Se ci si reca in zone a rischio per la presenza di zecche si raccomanda di:
– utilizzare un abbigliamento appropriato che copra il più possibile il corpo: camicie/maglie con maniche lunghe infilate nei calzoni, polsini chiusi, pantaloni lunghi inseriti all’interno delle calze e scarpe alte chiuse alla caviglia, copricapo. Sono preferibili abiti di colore chiaro, che facilitano l’individuazione delle zecche stesse;
– applicare sulla cute un repellente può essere un’utile misura aggiuntiva, così come lo spruzzare sugli abiti sostanze ad azione insetticida-acaricida e repellente, come la permetrina;
– camminare al centro dei sentieri, non sedersi o rotolarsi sull’erba e di evitare le zone con vegetazione folta;
– al rientro da un’area possibilmente infestata togliere subito gli abiti utilizzati, evitando di indossarli per tutta la giornata, controllare e spazzolare in luogo aperto gli abiti indossati e l’eventuale equipaggiamento, al fine di non portare zecche all’interno dell’abitazione; quando possibile lavare gli abiti ad almeno 60°C;
– fare un bagno o una doccia il più presto possibile (preferibilmente entro 2 ore) per lavare via eventuali zecche non ancora ancorate alla pelle;
– esaminare attentamente il proprio corpo, con particolare attenzione alle zone in cui le zecche si localizzano di preferenza, cioè dove la pelle è più sottile: gambe, inguine, ombelico, ascelle, dietro le ginocchia, collo e testa; nei bambini le zecche si possono trovare spesso anche sul capo e in corrispondenza dell’attaccatura dei capelli. Eventualmente farsi assistere per l’ispezione della schiena e di quelle aree non facilmente visibili. Sulla cute la zecca appare come un corpuscolo scuro o come una piccola crosta che non si riesce ad allontanare; l’uso di una lente d’ingrandimento può aiutare il riconoscimento soprattutto nel caso di larve e ninfe. Oltre alle zecche è bene cercare anche gli effetti del morso, che si presenta come un piccolo rigonfiamento arrossato, con un avvallamento centrale dove nel tempo si formerà una crosta.
Come rimuovere una zecca dalla cute
Nel caso di rinvenimento sulla cute, le zecche vanno prontamente rimosse. Anche nel caso la zecca fosse infetta il rischio di trasmissione della malattia di Lyme diventa elevato solo se la zecca viene lasciata alimentarsi per più di 24-48 ore.
Le zecche vanno estratte senza usare sostanze chimiche o calore e senza schiacciarle.
Per una corretta rimozione si raccomanda di:
– non toccare la zecca con le mani nude per evitare il rischio di contagio attraverso eventuali lesioni della pelle; se disponibili, indossare un paio di guanti;
– afferrare quindi la zecca quanto più possibile vicino alla superficie della pelle con un paio di pinzette a punta sottile, avendo cura di non stringere troppo per non rompere il rostro o parte della testa del parassita. La zecca va estratta tirando delicatamente verso l’alto in modo continuo, senza strappi e rotazioni ed eliminata bruciandola o gettandola nel water dopo averla avvolta in un foglio di carta igienica;
– al termine dell’operazione lavare la ferita con acqua tiepida e sapone e subito dopo disinfettarla e lavarsi le mani. Non utilizzare disinfettanti colorati che potrebbero mascherare la comparsa di un eritema.
Dopo l’estrazione, una minima parte del rostro può restare nella ferita. Questo evento non è pericoloso e di solito la cosa si risolve spontaneamente in un paio di giorni. Il residuo si può comunque estrarre con l’ausilio della punta di un ago da iniezione sterile.
Nel caso di puntura di zecca è importante verificare la copertura della vaccinazione antitetanica e consultare il medico di medicina generale per l’eventuale richiamo vaccinale.
Dopo la rimozione della zecca, occorre porre particolare attenzione alla comparsa di Eritema Cronico Migrante o degli altri sintomi prima descritti, per i successivi 30-40 giorni.
Non si devono assumere di propria iniziativa antibiotici, in quanto possono mascherare eventuali segni di malattia e rendere più complicata la diagnosi. In caso di riscontro di ECM, di altri sintomi o per ogni dubbio rivolgersi al proprio medico di medicina generale.
Nel caso in cui, per altri motivi di salute, si rendesse necessario iniziare un trattamento antibiotico, va informato il proprio medico del morso avvenuto, in modo di ricorrere a farmaci per i quali sia stata dimostrata l’efficacia nel trattamento della Malattia di Lyme.