La sanità modenese conferma di essere un punto di riferimento a livello mondiale nell’ambito della chirurgia robotica. Una posizione conquistata negli anni attraverso un costante impegno dei professionisti, a partire da Gianluigi Melotti, oggi direttore del Dipartimento di Chirurgia Generale e Specialistica dell’Ausl di Modena, vero e proprio pioniere prima della chirurgia laparoscopica e quindi di quella robotica, e dell’Azienda sanitaria che ha investito in una tecnologia particolarmente avanzata.
La conferma del primato arriva in questi giorni: a distanza di poche settimane, infatti, per ben due volte, è stato eseguito un intervento che mai prima d’ora, a livello mondiale, era stato compiuto utilizzando il robot chirurgico, grazie all’esperienza acquisita dall’equipe chirurgica dell’ospedale di Baggiovara nella chirurgia tiroidea eseguita attraverso la stessa via di accesso. In entrambi i casi – il primo intervento è stato eseguito l’otto luglio il secondo pochi giorni fa – si è trattato dell’asportazione di un diverticolo dell’esofago (formazioni cave e sacciformi della mucosa dell’esofago) presente in una posizione molto delicata poco distante dalla faringe e dalla tiroide.
“I vantaggi sono molteplici. Come è noto il robot assicura una precisione altrimenti impensabile e permette al chirurgo di operare in condizioni ideali sotto il profilo del comfort, che di fatto significa maggiore sicurezza, perché si riduce in modo drastico lo stress fisico e la qualità della visuale è ottimale in ogni condizione. A ciò va aggiunto che la miniaturizzazione sempre più spinta degli strumenti consente di agire in modo poco invasivo evitando di toccare tessuti nobili e riducendo di conseguenza, in modo significativo, i rischi legati all’intervento e i tempi di ripresa del paziente” sottolinea il Dottor Gianluigi Melotti.
Il primo paziente è stato un cittadino modenese, il secondo proviene da Eboli. La durata di ciascun intervento chirurgico è stata di circa due ore ed ha coinvolto ogni volta un’èquipe di numerose persone, della quale hanno fatto parte oltre al Dottor Melotti, la Dr.ssa Piccoli e il Dr. Colli e la Dr.ssa Mullineri oltre all’equipe anestesiologica diretta dal Dr. Stacca e all’equipe di endoscopisti diretta dalla Dr.ssa Conigliaro e dagli infermieri e strumentisti di sala operatoria. Grazie all’innovativa tecnica e all’abilità ed esperienza del chirurgo, ai pazienti è stata praticata una piccola incisione nella zona dell’ascella attraverso la quale, sfruttando le ridottissime dimensioni degli strumenti chirurgici e la loro manovrabilità, è stato possibile raggiungere il diverticolo esofageo asportandolo.
“Credo che quanto realizzato presso il Nuovo Ospedale Sant’Agostino Estense rappresenti un esempio concreto della qualità della sanità pubblica che dimostra, ancora una volta, di saper guardare al futuro puntando, oltre che su professionisti eccellenti, anche sull’innovazione attraverso l’utilizzo di tecnologie modernissime, i cui benefici vanno a vantaggio dell’intera comunità” ha aggiunto la direttrice dell’Azienda Usl di Modena, Mariella Martini.
LA CHIRURGIA ROBOTICA
La chirurgia robotica (Robotic Assisted Surgery) consente all’operatore di effettuare un intervento chirurgico manovrando, a distanza, un robot capace di eseguire manovre comandate.
È una tecnica entrata in uso negli ultimi dieci anni – il primo robot chirurgico, chiamato da Vinci, fu messo a punto nella Silicon Valley dalla Intuitive Surgical alla fine degli anni ‘90 – e rappresenta un ulteriore passo nell’ambito della chirurgia mini-invasiva. Ha fondamentalmente le stesse indicazioni ma, al momento, è riservata a pazienti selezionati anche se potenzialmente il suo impiego può essere molto ampio.
Rispetto alla chirurgia video assistita tradizionale presenta alcune differenze importanti. Il chirurgo è distante fisicamente dal campo operatorio e siede a una consolle, dotata di un monitor, dalla quale, attraverso un sistema complesso, comanda il movimento dei bracci robotici. A questi vengono fissati i vari ferri chirurgici, pinze, forbici, dissettori, che un’equipe presente al tavolo operatorio provvede ad introdurre nella cavità sede dell’intervento. L’impiego dei bracci meccanici ha il vantaggio di consentire una visione tridimensionale con un’immagine più ferma, e di rendere le manovre più delicate e fini.
Una curiosità
Come per internet, anche nel caso della chirurgia robotica per trovarne l’origine occorre cercare nell’ambito della ricerca militare degli ultimi decenni. I primi esperimenti infatti risalgono al periodo in cui il rischio di una guerra nucleare era considerato molto alto e quindi per garantire la sicurezza dei chirurghi – “materia prima particolarmente preziosa”, soprattutto in caso di conflitto – si decise di studiare delle soluzioni tecnologiche che permettessero di operare a distanza, vale a dire lontano da zone contaminate o che comunque avrebbero messo a serio rischio l’incolumità anche dei sanitari.
Va aggiunto che in realtà i casi di interventi effettuati a distanza di chilometri sono ancora rarissimi a causa della difficoltà nel garantire la stabilità dei collegamenti. Di norma il robot è azionato dal chirurgo che lavora da una consolle all’interno della stessa sala operatoria, lontana dal paziente.