Durante l’ultima giornata del festival Uguali_Diversi si è assistito alla terza tappa proposta da CULTIVAR, un percorso d’incontro, dialogo e formazione con la comunità locale, che si è avviato nel mese di luglio e si sviluppa per 9 mesi, con l’obiettivo di scrutare e favorire l’emersione delle energie nascoste, creare interazione fra di esse, ricreare nuove vie, tracce di una nuova economia, di un nuovo lavoro, di una preziosa armonia per rigenerare un nuovo mondo. CULTIVAR è un progetto concreto, coordinato dal formatore/dreamer Andrea Allione e dal team DIKE, che cresce e vive in profonda relazione con il territorio novellarese.
All’interno del Festival, che rappresenta la II fase di questo percorso, il progetto CULTIVAR ha proposto al publico del festival ed alla comunità dei “Laboratori dell’Ottimismo per naviganti” dedicati a chi ha e chi sta cercando una risorsa da mettere in gioco per il domani. I partecipanti sono stati invitati a raccontarsi attraverso ad una metafora marina, la quale avrebbe rappresentato lo stato d’animo con cui ognuno affronta la vita: negli abissi come un sommozzatore o in superficie come un’isola? Fermo come uno scoglio o in continua esplorazione come un delfino?. Il laboratorio trae la sua forza dalla condivisione delle idee di ogni partecipante, in quanto creando una rete di relazioni si può costruire qualcosa di nuovo. Le domande che sono uscite infatti hanno trovato una risposta dagli individui che componevano il gruppo, non dalla guida principale, creando un’atmosfera di scambio costruttivo derivante dall’essere partecipanti attivi e non semplici ascoltatori.
La giornata di sabato 21 settembre si è conclusa con lo Showreel, un incontro di dodici buone idee da coltivare rivolto in particolare ai giovani novellaresi. A distanza di 5 minuti l’uno dall’altro, scanditi da un gong, hanno raccontato le loro storie e le loro nuove idee 12 “capitani coraggiosi”, che stanno realizzando i loro sogni d’imprese basati su passione, cultura, qualità e innovazione. In pochi minuti hanno offerto una risposta a come si possono creare nuove idee in un tempo in cui queste sembrano non trovare spazi.
Domenica 22 settembre la mattina si è aperta con “Dialoghi sul palco: al posto tuo …” Questa tappa nasce per ragionare sulle motivazioni della disoccupazione giovanile e del numero allarmante ad essa collegato. Si è scelto di parlarne partendo dal punto di vista dei giovani per dare voce al confronto con alcuni imprenditori. Sul palco dalla parte dei microfoni Samuele, Anwal, Mattia e Chiara a rappresentanza dei giovani presenti in platea, giù dal palco Andrea Bezzecchi, Francesco Bombardi, Enrico Castellano,Davide Meinero, Roberto Ceschina,Fabio Storchi e Stefano Marzani, imprenditori e persone che hanno creduto con passione nelle loro idee.
Alle domande poste loro dai giovani, gli ospiti hanno risposto cercando di infondere speranza e fiducia nonostante il periodo di crisi.
I concetti chiave che hanno voluto lasciare parlano soprattutto di passione, una passione da portare nelle proprie idee per costruire con fiducia ciò in cui si crede; una passione che deve essere però riempita di contenuti, con fatica ed impegno, senza paura di consumarsi in ciò che si fa.
“Fai quello che ti appassiona ma appassionati a quello che fai” ne è convinto Enrico Castellano, investitore in buone idee ed imprese giovanili.
I giovani sono stati spinti a creare e a conquistare i propri spazi, andare a cercare le opportunità e riempire il vuoto lasciato dalle molte inefficienze.
Tutto questo è possibile solo se si è disposti anche a “cambiare il proprio percorso, non pensare solo ad un posto di lavoro ma ad un ambito nel quale svilupparlo e una rete con la quale costruirlo”. Lo afferma il docente USCA Reggio Emilia e Torino, Davide Meinero per rispondere ad una domanda indice della paura di molti giovani di non trovare un lavoro che corrisponda al proprio percorso di studi.
Il dialogo è stato molto partecipato e sentito e ha fatto nascere altre domande dal pubblico alle quali si è provato, insieme, a dare una risposta.
Cultivar è stato una parte importante del festival, che ha coinvolto numerosi giovani, e non solo; ha portato ad interrogarsi su importanti questioni e a cercare le risposte all’interno dell’individuo singolo e della comunità.