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Porte di Parco, luoghi d’Appennino. Presentazione della Carta delle Porte

cs-presentazioneLa Carta delle Porte del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano, che oggi presentiamo, sarà gratuitamente a disposizione e in distribuzione in 10mila copie nei centri visita e punti info convenzionati con alberghi, ristoranti e pubblici esercizi di privati dal mese prossimo. Realizziamo la carta ora, poiché il progetto delle porte, enunciato nel programma di sviluppo, sta prendendo forma concreta ed è ormai, per più della metà realizzato o in via di realizzazione.

Le Porte, così come sono state ideate, disegneranno un profilo più forte e scandito del territorio, valorizzandone caratteristiche, attività e punti di eccellenza della economia, della geografia, della geologia, della storia civile e religiosa, dell’ambiente, del paesaggio, della letteratura e dell’arte .

Il sistema delle sedici ‘Porte’ previste, infatti, invita a visitare il territorio, offrendo una chiave di lettura del suo insieme e delle singole località e, altresì, al tempo stesso, aree di sosta, spazi di servizio, informazioni per turisti e visitatori, suggerimenti per gli itinerari e percorsi più interessanti.

Questa ‘Carta’, realizzata graficamente con il contributo dell’agenzia Carsa , già firmataria del logo e della prima carta illustrata, con testi  curati dalla professoressa Clementina Santi e dallo stesso presidente del Parco Nazionale Fausto Giovanelli, riassume e racconta tutte le Porte: quelle già realizzate (di Sparavalle, dell’Acqua ed energia, dei Tre Parchi, dei Gessi, Euromediterranea, di Bismantova) quelle in corso di realizzazione (degli Antichi Borghi, delle Pievi, dei Cavalieri, dei Castelli, del Prosciutto di Parma, della Pania, della Poesia), quelle che sono semplicemente nel programma (dell’Appennino, del Cielo, del Parmigiano-Reggiano)

 

«La nuova Carta – spiega Giovanelli – permetterà di identificare, con un solo colpo d’occhio, tanto del bello e del buono che c’è nell’Appennino Tosco Emiliano, offrendo la sintesi di una visione d’insieme che ancora non è patrimonio di tutti. Il Parco Nazionale, infatti, è giovanissimo e non facilmente riconoscibile, come  sistema geografico e naturale  ben definito. E’ costituito – come è spiegato nel testo – da un sistema di crinali che ha un grande valore come tessuto connettivo tra aree e territori diversi per clima, geologia , pedologia, natura, vegetazione,  insediamenti e paesaggio umano. Questi territori contengono luoghi e valori di eccellenza dal punto di vista naturale, scientifico, così come culturale ed economico. Le Porte, ciascuna caratterizzata da nome e funzione diversa, sono realizzate talora presso punti panoramici ed emergenze ambientali, storiche, religiose e di paesaggio. Alcune consistono, invece, in spazi didattici o informativi, ovvero in centri significativi di  attività di rilievo economico e sociale.».

 

IL SISTEMA DELLE 16 PORTE DEL PARCO

Al momento attuale sono state realizzate oltre la metà delle Porte previste; le altre sono in fase di realizzazione. La Porta di Bismantova, che verrà inaugurata venerdì 16 maggio, alle ore 17, è l’ultima realizzata in ordine di tempo dal Parco Nazionale e si aggiunge alla Porta delle 2 Valli, in località Sparavalle, alla Porta Euromediterranea al Passo del Cerreto, alla Porta Triassica alla Fonti di Poiano, e l’Atelier dell’acqua e dell’energia di Ligonchio, completando così il programma delle ‘Porte del Parco’ realizzate in Provincia di Reggio con Fondi Europei (Por Fesr).

“La realizzazione delle porte – ha commentato il vicepresidente Pierluigi Saccardi – testimonia un utilizzo dei fondi comunitari fatto bene e nei tempi giusti, fondi che abbiamo utilizzato per la promozione del territorio. Come Provincia abbiamo diviso il territorio in tre aree di interesse: le piccole capitali del Po, le Terre Matildiche e il Parco. Quello che presentiamo oggi è un progetto complesso con una grande validità turistica, per cui abbiamo dato un contributo di 576mila euro. Le porte rappresentano una rilettura di questi luoghi, uno strumento fondamentale per essere attrattivi per i turisti”.

 

Dalla ‘Carta’ possiamo trarre una descrizione di tutte le Porte:

La porta di Bismantova – La montagna del Purgatorio e l’Appennino. Collocata, come un balcone, su piazzale Dante offre una vista superba a 360 gradi: la rupe strapiombante sta di fronte a tutto l’arco degli Appennini (reggiano, modenese, parmense). La porta di Bismantova vuole “segnare” un luogo unico della storia e del paesaggio. Antica come il miocene (le rocce calcaree hanno venti milioni di anni), abitata fin dalla preistoria (ospita un sito archeologico), castrum bizantino e poi limes longobardo,  sede di un castello e di una pieve di età medioevale di cui restano poche tracce,  luogo di incontro di importanti vie di transito per molti secoli, la Pietra di Bismantova oggi è una palestra di roccia, luogo di devozione (per il suo eremo mariano), meta di turisti e sportivi (anelli di sentieri e percorsi ciclabili e pedonali), al centro di un ampio territorio di eccellenza paesaggistica e agroalimentare (la Bismantova agricola),  e di tanta autorevole letteratura.

La porta dello Sparavalle – Balcone panoramico presso lo spartiacque tra i fiumi Enza e Secchia. Lungo la statale 63 del Cerreto, l’antica strada ducale che porta in Lunigiana, ai piedi del fortino di età Napoleonica e di un recente osservatorio astronomico, la porta apre lo sguardo – a media quota – sul profilo del crinale tosco-emiliano.

Porta dei Gessi – Un paesaggio primordiale. La Porta si apre come l’ingresso di un canyon, nel greto del Secchia, sotto Poiano di VillaMinozzo dove le famose antiche sorgenti salse sgorgano dal ventre dei monti dei Gessi, dalle pareti bianche e rosate, intagliate verticalmente dalle acque del fiume,  attraversati da  profondissime grotte. È il sito principe della formazione triassica (di oltre 200 milioni di anni fa) che attraversa l’Appennino per 20 chilometri e riaffiora sul versante toscano presso Sassalbo. L’Appennino ha qui – oltre al punto info e ristoro- un laboratorio scientifico e didattico a cielo aperto: un prezioso sito geologico, biotopi rari, acque salsobromoiodiche, grotte carsiche. Un habitat unico in Italia.

Porta Euromediterranea – Sulla frontiera climatica continentale. Sul passo del Cerreto, c’è il punto più alto in cui la s.s. 63  svalica in Lunigiana tra l’Alpe di Succiso e le creste della Valle dell’Inferno, qui passano il sentiero Italia e dall’Alta Via dei Parchi, attraversando un Sito di Interesse Comunitario (SIC)  che comprende le conche glaciali dei laghi Padule e le vicine gole dell’orrido degli Schiocchi. E’ confine geografico e storico, coinè di linguaggi e di culture, di climi e di cibi: qui si incontrano e si contaminano il continente e il mare, l’Europa e il Mediterraneo, l’habitat della quercia e quello dell’ulivo, i boschi di castagno e i campi di farro, la tradizione del burro e quella dell’olio, tra la nebbia della pianura Padana e il tepore delle Cinque Terre. Nelle giornate limpide, lo sguardo può spaziare dalle montagne circostanti spesso innevate, alla striscia azzurra del mar Ligure con i profili d’ombra delle sue isole. Qui il Parco Nazionale riassume e interpreta la sua duplice dimensione Tosco-Emiliana, che appartiene del resto, all’Appennino di cui il Parco porta il nome.

La porta dell’acqua e dell’energia – Centrale idroelettrica: laboratorio di pedagogia della scienza e della natura. L’acqua dei torrenti che scendono dai monti diventa energia in storiche centrali idroelettriche. A Ligonchio  la centrale più bella del Parco – ancora funzionante – con il suo fabbricato Liberty che si allunga sullo specchio d’acqua del bacino, ospita “l’Atelier delle acque e delle energie”: una scuola per lo sviluppo dell’intelligenza e della creatività dei bambini e dei ragazzi. Un progetto che nasce dall’incontro della tradizione tecnologica e produttiva di ENEL, con la sensibilità ambientale del Parco Nazionale, e soprattutto con l’esperienza e la ricchezza delle scuole per l’infanzia di Reggio Emilia (Reggio Children), un Made in Italy di valore mondiale.

Porta del Parmigiano-Reggiano – Il caseificio del Parco, ai piedi del Ventasso. Il verde delle foraggere intervallato ai boschi è il tratto predominante del paesaggio agrario del versante Sud. A Gazzolo di Ramiseto, in un ampio anfiteatro che è ingresso naturale alla vallata del Ventasso, dove i prati stabili di montagna sfiorano i faggi del crinale, il caseificio del Parco rappresenta un luogo simbolo del lavoro degli uomini  che scolpisce il paesaggio. Una tradizione di allevamento e di pascoli e un clima favorevole custodiscono e alimentano nelle terre del Parco Nazionale tante piccole cattedrali come questa che producono ogni giorno il Parmigiano Reggiano di montagna. Ove un percorso guidato accompagna alla conoscenza dei segreti di molte generazioni.

La porta dell’Appennino – La cartolina del ‘900. E’ lo scorcio panoramico classico del versante Nord del Parco nazionale. Un crinale di montagne sui 2000, distese da Est a Ovest, bianche d’inverno, verdi o ruggine, il colore dei boschi, nelle altre stagioni: il tetraedro perfetto del Ventasso, il profilo del Cusna “gigante” addormentato e più vicino, il monte Antoniano con la sagoma netta del castello delle Carpinete.  Si apre improvviso sulla s.s. 63 del Cerreto, nei pressi di Felina, dove emergono in primo piano il torrione rotondo del “Salame” e la mole superba della Pietra di Bismantova, grande incudine rovesciata che domina la valle sottostante; curtis egregia, ricca di messi, come apparve nove secoli fa agli occhi di Matilde di Canossa, ancora oggi fertile e popolosa con i suoi borghi sparsi tra i campi coltivati. E’ la porta dell’Appennino, che dà il benvenuto a chi sale dalla pianura e dalle sue città, diretto ai mari della Toscana o della Liguria, percorrendo le strade di passo del Parco Nazionale.

Porta del prosciutto di Parma – Tra laghi e vallate. Dall’Auto- Cisa, oltre il Passo del Sillara, a Marra, un balcone panoramico si apre sul territorio cuore della produzione del “Prosciutto di Parma”. I caratteristici edifici, per la lavorazione e la stagionatura, stretti e alti come le loro finestre rendono identificabile l’Appennino Parmense  peraltro bellissimo dai crinali ai famosi laghi e il suo prodotto principe, frutto dell’aria del vicino mare e di un antico e sempre aggiornato sapere. La catena dei crinali tra i Monti Marmagna e Orsaro chiude a Sud un paesaggio di vallate e torrenti che scendono dagli antichi “circhi” glaciali del Lago Santo e dei Lagoni. Natura fisica e produzione tipica plasmano la forma del territorio dell’Alta Val Parma. La visita ai Prosciuttifici è un’immersione nel paesaggio e nella produzione agroalimentare italiana.

La porta della poesia – “L’Appennino profondo” e la casa di  Attilio Bertolucci. Il borgo raccolto di Casarola, (nei pressi di Monchio nell’Appennino parmense) ospita, sui muri delle case, passi delle liriche che Attilio Bertolucci ha dedicato alla sua terra natale e all’Appennino: un itinerario (“di pagine di pietra”) che racconta le “corti di Monchio” e le sorgenti del Cinghio, la casa delle ciliegie,  “la strada in salita” in mezzo ai castagni da cui le valli lontane sembrano “azzurre come gli anni che spazio e tempo distanziano”.

La “selvosa Casarola” e “la casa del poeta” dove la famiglia Bertolucci – di scrittori, artisti, registi – abita tuttora, dove sono conservate testimonianze biografiche e memorie letterarie, dove ogni anno si celebra “la giornata della poesia”,  vengono scelte per rappresentare – e idealmente raccogliere – la poesia dell’Appennino,  quella scritta e quella ancora da scrivere.

Porta dei tre Parchi – Tra natura ed arte. L’ultima grande opera di Pietro Cascella, una piazza in marmo apuano e arenaria con al centro l’acqua di una fontana, sintetizza simbolicamente coi suoi elementi i tre sistemi naturali di Appennino, Apuane e Mar Ligure. E’ a Rometta in comune di Fivizzano dove si incontrano le acque, dirette al mare, dei torrenti Rosaro e Lucido, la strada 63 e  la stazione della ferrovia per la Garfagnana. Un punto info baricentrico, dedicato ai tre Parchi di Appennino, Apuane e Cinque Terre, può accogliere e orientare i visitatori che arrivano in Lunigiana. La Piazza è concepita e strutturata  per ospitare momenti di mercato locale. Il punto info è anche vendita di tipicità enogastronomiche lunigianesi e dei tre Parchi.

La porta delle pievi – La porta dei pellegrini, lungo il cammino della via Francigena. Nei secoli intorno al 1000, un sistema di pievi e castelli punteggia il territorio dell’Appennino tosco-emiliano, segnando e accompagnando le antiche vie dei pellegrini e dei mercanti: come la pieve di San Paolo di Vendaso, quella di San Vincenzo a Ramiseto, la pieve di Offiano alla foce dei Carpinelli. Le pievi, che nel nome  indicavano al tempo stesso l’edificio di culto e il popolo dei fedeli, sono collocate nei luoghi più belli, in posizione panoramica e strategica, testimonianze di una profonda storia religiosa e civile. Porta è il luogo della pieve romanica di Santo Stefano di Sorano sulla s.s. 62 della Cisa che sorge lungo l’antichissimo percorso della via Francigena, luogo archeologico e di spiritualità. Unica in Lunigiana  per il suo impianto superbo a tre absidi (XI sec.), al centro di una terra che ha generato la  civiltà millenaria delle statue stele, di cui conserva un bellissimo esemplare.

La porta del cielo – L’insieme panoramico dei Parchi di mare e di Appennino. Sulla sommità del monte Giogo, raggiungibile in auto,  a 1.600  metri di altitudine, quasi sospesa sul passo del Lagastrello, in terra toscana, la porta del cielo domina panorami aperti a 360°: da qui, girando lo sguardo, si abbracciano in un attimo la pianura Padana e le Prealpi, gli Appennini dal Cimone al Passo della Cisa, la catena delle Apuane, il monte Marcello e la Val di Magra, il Golfo dei  Poeti e le Cinque Terre.

Collocata tra cielo e mare accanto alle maestose parabole di un sistema radar militare dismesso, oggi archeologia industriale, la porta coglie tutti i paesaggi dei Parchi di mare e di Appennino.

Porta degli antichi borghi – Nella Lunigiana antica. Il borgo antico di Licciana ha in sé tutti i tratti caratteristici dei borghi, e in definitiva del territorio, del Parco nazionale: un’origine che si perde nella notte dei tempi, un castello divenuto palazzo, un reticolo di stretti vicoli a volte in galleria, che si diramano lungo un tratto di quella che era l’antica Via del Sale, edifici in pietra dai profili austeri e botteghe contemporanee e antiche al tempo stesso. Come tanti altri luoghi del Parco, qui è passato un pezzo importante di storia italiana, in questo caso il Risorgimento, che ha dato a Licciana il suo secondo nome – Nardi – da Anacarsi Nardi, nativo di Apella di Licciana (dove ha sede il centro visita del Parco)  martire nel Vallone di Rovito insieme ai fratelli Bandiera. Qui all’interno del castello, proprio sopra agli archi della porta, una piccola mostra racconta antiche vie e borghi del Parco.

La porta dei cavalieri. Nel paese di Comano la tradizione dell’allevamento di cavalli e dell’organizzazione dell’omonima fiera ha dato vita ad un grande centro equestre che ambisce ad essere teatro, all’ ombra dell’antica torre  sotto ai groppi di Camporaghena.  Il vicino Passo di Lagastrello è il crocevia naturale delle Ippovie dell’Appennino di tre Provincie e due Regioni.

Cavalli, asini e muli sono stati per secoli i mezzi di trasporto per uomini e merci tra porti del Tirreno e passi dell’Appennino, fino alle strade di pianura. I cavalli del Ventasso (dai pascoli di Ramiseto, eredi della tradizione militare della Valle dei Cavalieri), che pascolano nella piana di Pratizzano; i cavalli Bardigiani, che danno vita alle storiche rassegne di Bardi e Monchio delle Corti (nell’Appennino parmense);  in tempi più recenti, i cavalli di Comano.

La porta dei castelli – La fortezza delle Verrucole  tra Appennino e Apuane. Gherardinghi, Canossa, Estensi, Medici, Malaspina: le grandi famiglie medioevali e signorili hanno presidiato per secoli il territorio dell’Appennino Tosco-Emiliano nei luoghi strategici dell’uno e dell’altro versante: con castelli, fortezze, torri di guardia, architetture militari. Il complesso fortificato delle Verrucole, nei pressi di San Romano di Garfagnana, li rappresenta tutti. Arroccato sulla sella di uno scoglio di rocce vulcaniche,  inaccessibile come dice il suo nome, domina l’alta valle del Serchio, tra l’Appennino da una parte e le Apuane dall’altra, con il mastio ottagonale ora restaurato che ha recuperato l’antica fierezza, la ripida scala di pietra, le cortine merlate che seguono i margini dello strapiombo. Un tempo  minaccioso “e fornito di tutti li disagi”, come lo vide Ludovico Ariosto  cinque secoli fa,  oggi  ospita mappe informative e osservatorio- cannocchiale e continua a raccontare la storia dei castelli e del paesaggio.

Porta della Pania – Nella Valle di Corfino e Sassorosso. Lungo la strada provinciale del Passo delle Radici, sulla storica direttrice Modena-Lucca che era l’antico percorso dei pellegrini e dei viandanti diretti a San Pellegrino. La porta si apre di fronte al borgo di Sassorosso, piccolo paese medievale che sembra uscito dalla leggenda: incastonato nelle aspre e rosse formazioni calcaree della montagna. Balcone naturale che guarda da vicino il massiccio della Pania di Corfino, con le sue pareti rocciose e gli alpeggi millenari, e di fronte la catena bianca delle Alpi Apuane. Siamo all’ingresso della valle di Corfino, in un paesaggio arcaico ricco di rarità  speleologiche, scavato dalle gole profonde del fiume, un luogo tra i più suggestivi della Garfagnana.

 

















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