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Depurazione in Emilia Romagna, Legambiente: ancora troppe criticità alle foci di fiumi e torrenti. Fuorilegge 7 punti su 11

conferenza

 

Sono sette i punti risultati “fuorilegge”, di cui cinque “fortemente inquinati”, rispetto agli 11 monitorati lungo 141 Km di costa emiliana, nei quali è stata evidenziata una carica batterica al di sopra dei valori consentiti dalla legge. Nel mirino finiscono in particolare le foci di fiumi e torrenti, ma in due casi anche i prelievi effettuati in prossimità di spiagge hanno evidenziato la presenza di acque inquinate da scarichi non depurati adeguatamente. Se da un lato le precipitazioni che hanno interessato il territorio nei giorni precedenti il campionamento possono aver in qualche modo “alterato” il risultato delle analisi, dall’altro è evidente che le criticità riscontrate non sono di certo nuove in questa regione e riguardano allo stesso tempo sia i comuni costieri che quelli dell’entroterra. Si tratta di esempi che testimoniano come – anche in una regione come l’Emilia-Romagna in cui esiste un alta percentuale di depurazione dei reflui urbani – sia necessario non abbassare la guardia sul fronte del controllo degli scarichi, soprattutto in caso di precipitazioni, durante le quali il sistema depurativo va in tilt. Legambiente propone quindi un piano strategico per la costa che deve essere al centro delle azioni della futura giunta regionale: risorse per mettere in sicurezza il territorio e ricostruire fasce naturali sulla linea di costa, bloccare estrazioni di gas e cementificazione, adeguare il sistema fognario al carico di abitanti equivalenti nel periodo estivo e dare vita ad un Parco Nazionale del Delta del Po.

È questa la fotografia scattata dalla celebre campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio ed all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane, realizzata anche grazie al contributo del COOU, Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati, che in questi giorni ha fatto tappa in Emilia Romagna. L’istantanea sulle acque costiere dell’equipe tecnica della Goletta Verde è stata presentata questa mattina, in conferenza stampa a Marina di Ravenna, da Lorenzo Frattini, presidente Legambiente Emilia-Romagna; Simone Nuglio, portavoce Goletta Verde e Giacinto De Renzi del Circolo Legambiente Ravenna.
In occasione della conferenza stampa, inoltre, Legambiente ha donato simbolicamente degli stivaloni di gomma e delle nettarine al sindaco di Ravenna – sottrattosi al confronto odierno con l’associazione – per ribadire, con i primi, di affrontare al più presto il problema della subsidenza che porterebbe all’innalzamento del livello delle acque e assumersi la responsabilità di tutelare le future generazioni, il patrimonio naturalistico, economico e turistico del territorio; temi completamente ignorati e fuori dall’agenda politica locale e regionale.

“Le nostre analisi non vogliono certo sostituirsi al monitoraggio effettuato dagli organi competenti né, tantomeno, avere la pretesa di una patente di balneabilità – sottolinea Simone Nuglio, portavoce di Goletta Verde -. I punti risultati fuori dai limiti di legge riguardano, ancora una volta, foci di fiumi, di norma non adibite alla balneazione. Il nostro obiettivo è proprio quello di allargare la panoramica delle criticità che riguardano i nostri mari, con particolare attenzione alle foci dei torrenti e dei fiumi dove continuiamo a riscontrare i principali problemi. E questo vale a maggior ragione se queste situazioni di criticità si ripetono da anni. È degno di nota il sistema di segnalazione per il divieto di balneazione messo in campo, ma questo è solo un utile strumento per tutelare la salute dei bagnanti; tale strumento non risolve certo il problema che continua ad essere l’inadeguatezza dei sistemi fognari che vanno in sofferenza in caso di precipitazioni, non più definibili, queste ultime, eventi eccezionali, soprattutto in virtù dei cambiamenti climatici. I dati Istat indicano che il 22% degli italiani non è servito da un adeguato sistema di depurazione; l’obiettivo della buona qualità delle acque imposto dall’Unione europea entro il 2015 rischia di essere l’ennesimo impegno non rispettato dal nostro Paese”.

“Non serve invocare piani nazionali per sbloccare solo le grandi opere – dichiara Lorenzo Frattini, presidente Legambiente Emilia Romagna – ma serve un piano di azione locale e regionale che metta al centro i veri problemi della costa: messa in sicurezza del territorio, adeguamento rete idrica e fognaria, riqualificazione del patrimonio edilizio ricettivo obsoleto e valorizzazione vera delle ricchezze naturalistiche che abbiamo e che sono assolutamente sottovalutate sul versante della promozione turistica. Le proposte di Legambiente per un Piano strutturale della costa sono chiare: divieto totale al prelievo di acqua sotterranea a mezzo di pozzi nei territori litoranei, al fine di eliminare completamente la quota di subsidenza artificiale; no alle estrazioni di idrocarburi; stop al cemento, fissando come obiettivo regionale il consumo di suolo netto pari a zero al 2030; adeguamento del sistema fognario al carico di abitanti equivalenti nel periodo estivo e dare vita ad un Parco Nazionale del Delta del Po, per raggiungere un’unità di governance, superando i particolarismi amministrativi dei due parchi regionali”.
I prelievi e le analisi di Goletta Verde sono stati eseguiti dal laboratorio mobile di Legambiente nei giorni 29 e 30 luglio scorso. I parametri indagati sono microbiologici (enterococchi intestinali, Escherichia coli) e vengono considerati come “inquinati” i risultati che superano i valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e “fortemente inquinati” quelli che superano di più del doppio tali valori.
Cinque, come detto, i punti monitorati che hanno riportato un giudizio di “fortemente inquinato”. Si tratta dei prelievi eseguiti alla foce del fiume Conca a Misano Adriatico; alla foce del torrente Marano a Riccione (un dato che Goletta Verde riscontra ormai da diversi anni); alla foce del canale sulla spiaggia di Torre Pedrera/Bellaria-Igea Marina e alla foce del fiume Ausa di Rimini; alla foce del canale navigabile Porto Garibaldi a Comacchio. Due, invece, i punti risultati “inquinati”: alla spiaggia a sud della foce del fiume Uso (località Igea marina/Bellaria) a Ballaria e alla spiaggia a nord della fiume del fiume Rubicone (località Gatteo a mare) di Gatteo.
Entro i limiti di legge, invece, gli inquinanti riscontrati nelle acque prelevate alla spiaggia a sud della foce del canale Tagliata a Cesenatico; alla foce canale Cupa Nuovo nel comune di Cervia; alla foce del canale in destra Reno (località Casl Borsetti) di Ravenna e alla foce del canale Logonovo (lido degli Estensi) a Comacchio.

Per quanto riguarda la città di Rimini, si continuano a registrare le assurde e intollerabili criticità sulla depurazione: anche quest’anno dopo le forti piogge i fiumi si sono trasformati in vere e proprie cloache come dimostrano i nostri dati e le segnalazioni delle ultime settimane. Apprendiamo con piacere che i cantieri stanno andando avanti e ci auguriamo che terminati i lavori, speriamo il prima possibile, non si registrino più tali notizie. Infatti, se da una parte il buon sistema di informazione, segnalazione e cartellonistica permette di rendere consapevoli i bagnanti sul rischio inquinamento, d’altra parte è assurdo continuare a convivere con questa situazione che si protrae ormai da diversi anni.
Passi avanti, in ogni caso, sul fronte della depurazione sono stati sicuramente portati avanti in questi anni in tutta la Regione, così come confermano i dati del Censimento Istat delle acque per uso civile (riferiti all’anno 2012) secondo i quali confluiscono in impianti di depurazione (secondari o avanzati) il 67,1 per cento dei carichi urbani complessivi, rispetto ad una media italiana del 57,6 e delle regioni del Nord-Ovest del 61,5 per cento. Sempre sul fronte della depurazione, vale però la pena ricordare che proprio alla vigilia della stagione balneare l’Unione Europea ha nuovamente avviato una procedura di infrazione ai danni dell’Italia per il mancato rispetto della direttiva comunitaria sul trattamento delle acque reflue urbane (procedura n. 2014/2059 del 31 marzo 2014) – dopo già due condanne a carico del nostro Paese – che coinvolge anche dieci agglomerati urbani dell’Emilia-Romagna (Bagnacavallo-Villanova; Bologna-Area Metropolitana; Fusignano; Bagno di Romagna; Bondeno; Decima; Fanano; Fiumalbo; Lizzano in Belvedere; San Bartolomeo in Bosco) per un totale di 696.896 abitanti equivalenti. Questi agglomerati, secondo l’Ue, risultano non conformi alla normativa, perché non è stato dimostrato che tutto il carico generato riceva un adeguato trattamento secondario.

Tra i fattori inquinanti, troppo spesso sottovalutati, c’è anche il corretto smaltimento degli olii esausti. Proprio per questo anche quest’anno il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati, che da 30 anni si occupa della raccolta e del riciclo dell’olio lubrificante usato su tutto il territorio nazionale, è main partner della storica campagna estiva di Legambiente. “La difesa dell’ambiente, e del mare in particolare, rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione”, spiega Elena Susini, responsabile della Comunicazione del COOU. L’olio usato si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli di ciascun cittadino. “Se eliminato in modo scorretto questo rifiuto pericoloso può danneggiare l’ambiente in modo gravissimo: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in mare inquinano una superficie grande come sei piscine olimpiche”. A contatto con l’acqua, l’olio lubrificante usato crea una patina sottile che impedisce alla flora e alla fauna sottostante di respirare. Lo scorso anno in Emilia-Romagna il COOU ha raccolto 16.066 tonnellate di olio usato, evitandone così lo sversamento nell’ambiente.

Risultati_GolettaVerde

Il Monitoraggio scientifico
I prelievi e le analisi di Goletta Verde vengono eseguiti dal laboratorio mobile di Legambiente che anticipa il viaggio dell’imbarcazione a bordo di un laboratorio mobile attrezzato. I campioni per le analisi microbiologiche sono prelevati in barattoli sterili e conservati in frigorifero, fino al momento dell’analisi, che avviene nel laboratorio mobile lo stesso giorno di campionamento o comunque entro le 24 ore dal prelievo. I parametri indagati sono microbiologici (enterococchi intestinali, escherichia coli) e chimico-fisici (temperatura dell’acqua, pH, ossigeno disciolto, conducibilità / salinità). Le analisi chimiche vengono effettuate direttamente in situ con l’ausilio di strumentazione da campo.
Il numero dei campionamenti effettuati viene definito in proporzione ai chilometri di costa di ogni regione.

LEGENDA
Facendo riferimento ai valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) i giudizi si esprimono sulla base dello schema seguente:
INQUINATO = Enterococchi intestinali maggiori di 200 UFC/100 ml e/o Escherichia Coli maggiori di 500 UFC/100ml
FORTEMENTE INQUINATO = Enterococchi intestinali maggiori di 400 UFC/100 ml e/o Escherichia Coli maggiori di 1000 UFC/100 ml

Su www.legambiente.it/golettaverde sezione Analisi è possibile visualizzare la mappa interattiva del monitoraggio, con i punti di campionamento e i risultati delle analisi.

 

 

 

















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