Arriva un’ulteriore conferma dello stretto legame tra il fumo da sigaretta, sia passivo che attivo, e l’insorgenza del tumore al polmone. A evidenziarlo è il Progetto I.D.E.A.L.E., acronimo che sta per Identificazione di Elementi Ambientali Legati alle Eteroplasie, uno studio che ha interessato il distretto sanitario di Mirandola, ideato e realizzato congiuntamente dall’Azienda Usl di Modena e dall’ARPA, in stretta collaborazione con i medici di medicina generale grazie al sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Mirandola e delle Associazioni Malati Oncologici di Carpi e di Mirandola.
L’elaborazione dei risultati è stata presentata ieri, martedì 20 gennaio, a Medolla, in occasione di una conferenza pubblica, alla quale sono intervenuti, tra gli altri, Fabrizio Artioli, Direttore della Unità Operativa di Oncologia di Carpi e Mirandola dell’Azienda Usl di Modena, Carlo Goldoni, direttore Servizio Epidemiologia del Dipartimento di sanità pubblica dell’Azienda Usl di Modena, Michele Cordioli, della direzione tecnica del CTR Ambiente Salute di ARPA Emilia-Romagna, Cristina Marchesi, direttore sanitario dell’Ausl di Modena, Nunzio Borelli, presidente del Circolo Medico “M. Merighi” e Mario Meschieri, direttore del distretto sanitario di Mirandola.
Lo studio, al quale hanno partecipato attivamente il Gruppo di lavoro dell’unità Operativa di Medicina Oncologica degli Ospedali di Mirandola e Carpi, il Centro Tematico Regionale Ambiente Salute di ARPA Emilia-Romagna e il Servizio di Epidemiologia del Dipartimento di Sanità Pubblica dell’Ausl di Modena, ha interessato 649 persone tutte residenti in uno dei nove comuni del distretto (Mirandola, Camposanto, Cavezzo, Concordia, Finale Emilia, Medolla, S. Felice s/P, S. Possidonio, S. Prospero).
A essere indagata è stata l’incidenza dei tumori al polmone con riferimento ad un arco temporale di due anni, dal 2009 al 2010. In particolare sono state inserite nello studio 130 persone, sia di sesso femminile sia di sesso maschile, con diagnosi per neoplasie all’apparato respiratorio. A questo campione si sono affiancate altre 519 persone non affette da tumore al polmone, identificate attraverso l’anagrafe regionale, ma con caratteristiche simili, per età e residenza alle persone malate.
Il lavoro è stato sviluppato attribuendo ai medici di medicina generale un ruolo centrale dato che rappresentano la fonte primaria di informazione in quanto sono gli unici che hanno la conoscenza approfondita del paziente ed il suo vissuto in tempo reale.
In concreto, lo studio si è sviluppato in due fasi. Durante la prima, tramite la somministrazione di un questionario effettuata da personale medico della Medicina Oncologica degli Ospedali di Carpi e Mirandola, sono state raccolte informazioni relative alle persone malate e agli esiti dei controlli sui residenti nel distretto sanitario di Mirandola; durante la seconda, grazie alla collaborazione con il CTR Ambiente e Salute di ARPA, sono stati analizzati la presenza e l’impatto di diverse sorgenti di inquinamento ambientale presenti nell’area di studio. I tre principali fattori considerati sono stati le caratteristiche del territorio, il traffico veicolare, la presenza di sorgenti emissive di tipo industriale.
SINTESI ESITI DELLO STUDIO
Dallo studio si è avuta conferma che tra i malati di tumore al polmone c’è ancora una netta prevalenza dei pazienti di sesso maschile, il 78% del totale, anche se, a causa dell’aumento della percentuale di donne fumatrici, la differenza si sta progressivamente attenuando. Indicazioni piuttosto evidenti emergono anche analizzando l’età in cui si manifesta la malattia. Nella maggioranza dei casi si tratta di persone che hanno superato l’età di 70 anni, anche perché la latenza della malattia è molto lunga, tra i 20 e i 30 anni. I fumatori risultano avere un rischio di ammalarsi di tumore 7 volte superiore rispetto ad una persona non fumatrice.
Indicatori di una certa rilevanza statistica mettono in luce la presenza di un rischio leggermente più elevato per gli operatori impegnati in agricoltura. Questo risultato, in considerazione anche del fatto che, come ricordato, la latenza è di circa 20-30 anni, e che l’età delle persone che si sono ammalate è di norma superiore ai 65 anni, è con ogni probabilità da mettersi in collegamento con una situazione oggi pressoché superata. È più che verosimile ipotizzare infatti che il rischio sia da collegarsi ad un uso massiccio di sostanze chimiche di sintesi quali fungicidi, diserbanti, ed in particolare pesticidi arsenicali, nel ventennio precedente gli anni 80, ovvero prima del loro divieto.
Rispetto invece agli agenti ambientali, pur ricordando che recentemente uno studio europeo ha dimostrato che esiste una stretta relazione tra inquinamento atmosferico e rischio tumori al polmone, va precisato che non sono emersi dati statisticamente rilevanti. Dallo studio I.D.E.A.L.E. emergono, infine, anche alcune positive conferme legate alla conduzione di sani stili di vita. In particolare risulta evidente che il consumo regolare di frutta e verdura, almeno tre porzioni al giorno, rappresenta un fattore protettivo rispetto all’insorgenza del tumore al polmone.
Obiettivo del Progetto I.D.E.A.L.E.
Tre sono gli obiettivi fissati:
Analisi descrittiva della popolazione vivente maschile e femminile residente nel distretto sanitario di Mirandola con diagnosi citoistologica confermata di tumori dell’apparato respiratorio nel biennio 2009-2010 al fine di caratterizzare i gruppi di soggetto a maggior rischio per tumore del polmone;
Definizione dell’area geografica in studio che tenga conto sia di eventuali sorgenti di rischio per il tumore del polmone presenti nell’area di interesse come industrie e strade di grande traffico sia dei livelli di iso-inquinamento nell’area in studio.
Analisi della distribuzione dei principali fattori di rischio (fumo, residenza, attività lavorativa, stile di vita) e il cancro del polmone.
Identificazione di possibili associazioni tra condizioni ambientali e stato di salute.