Che le piccole e medie imprese siano il motore dell’industria europea non è un segreto per nessuno e mai lo è stato. Che si debba sostenerle ed incentivarle è qualcosa di cui il Parlamento europeo si sta occupando. Ed è per questo che i deputati europei hanno presentato una relazione sulla competitività e sviluppo delle Pmi.
In essa si legge che le Pmi rappresentano il 99% delle aziende e il 58% del volume d’affari dell’Unione europea e che il loro sviluppo e la loro crescita sono essenziali al rinforzo della competitività e della forza di attrazione per gli investimenti.
In Europa le piccole imprese contano circa 50 occupati ed hanno un fatturato di più o meno 10 milioni di euro, le micro imprese sono quelle con una decina di occupati ed un fatturato di circa 2 milioni di euro, mentre le medie imprese sono quelle con più o meno 250 occupati ed un fatturato di 50 milioni di euro.
In totale nei 27 paesi dell’Unione europea ci sono ben 23 milioni di Pmi che forniscono 75 milioni di posti di lavoro.
La relazione propone l’apertura di un portale online multilingue che conterrà le informazioni sui mercati più interessanti per le piccole e medie imprese.
Viene anche sottolineata l’importanza del programma Erasmus per i giovani imprenditori che permette lo scambio di informazioni anche tra centri di eccellenza al di fuori dell’Ue.
L’onorevole Tiziano Motti, eurodeputato della settima legislatura e presidente di Europa dei Diritti, che ha approvato la relazione, sostiene che tali misure siano la dimostrazione della buona volontà e dell’interesse che il parlamento Europeo dedica alle piccole imprese, tuttavia non sufficiente per sostenerle veramente: «Per sostenere le piccole e medie imprese dobbiamo sviluppare nuove strategie di internazionalizzazione efficaci: siamo all’interno del Mercato unico, oggi il futuro delle Pmi italiane è inscindibilmente legato a quello delle Pmi francesi o polacche. Tuttavia non è solamente attraverso la semplificazione della regolamentazione e all’alleggerimento della burocrazia che possiamo migliorare i presente e il futuro delle imprese italiane: non si possono costruire nuove strade per far correre chi è già in ginocchio! La piccola impresa italiana risente di un prelievo fiscale e di una regolamentazione del mondo del lavoro che non permette di svolgere un’attività in reale concorrenza con la imprese degli altri Stati europei. Occorre in modo specifico che le banche riprendano nel nostro paese ad esercitare il ruolo di istituti di credito, anche a fronte delle agevolazioni che sono state loro concesse in sede comunitaria. Perché da un anno a questa parte abbiamo assistito alla scomparsa del credito, fondamentale per le famiglie tanto quanto per coloro che hanno una piccola impresa a cui hanno dedicato e dedicano tutta la loro vita. Parallelamente il livello di fiscalità che il Governo ha applicato per poter fronteggiare lo stato di emergenza, deve riacquisire gli elementi di tollerabilità che permettano a chi fa impresa di mantenere in vita, prima di tutto, l’attività e di programmare investimenti per la ripresa».
L’On. Motti ha poi concluso con una riflessione sulla necessità che anche la politica nazionale si adegui senza indugio a partire dalle obbligazioni a carico dello Stato italiano: «Infine, dal momento che una direttiva approvata al Parlamento Europeo già prevede che gli enti pubblici e lo Stato Italiano debbano onorare i propri debiti senza ritardi nei pagamenti, è necessario che si metta fine ai vergognosi ritardi con cui i cittadini e le imprese, quando è il momento di incassare dalla macchina pubblica, sono costretti a far fronte senza possibilità alcuna di tutela. In una condizione in cui non esiste equità tra le parti, non è possibile pretendere rigore dai cittadini e dagli imprenditori, costretti oltremodo a verificare ogni giorno la beffa a cui sono sottoposti da politici alla deriva da cui non si sentono più rappresentati. Se questi parametri non cambieranno al più presto, qualsiasi iniziativa approvata al Parlamento Europeo per agevolare le piccole e medie imprese sarà completamente inutile per le attività italiane».