Dopo la notizia dell’assoluzione di Silvio Berlusconi al processo Rubi, confermata dalla Cassazione, ecco un altro caso di Giustizia, che ha fatto e sta facendo molto discutere. E’ quello dell’On. Guido Podestà, ex Presidente della Provincia di Milano e Vice Presidente del Parlamento Europeo nel Gruppo PPE, condannato in primo grado per le presunte firme false che sarebbero state presentate nel 2010, a sostegno del “listino” di Roberto Formigoni e della lista Pdl alle elezioni Regionali. Podestà ha sempre professato la propria innocenza ma per rispetto nei confronti della magistratura, non ha mai polemizzato, preferendo difendersi nel processo piuttosto che dal processo. Dopo la condanna, ha però sentito il bisogno di far conoscere a tutti gli atti inerenti ad una inchiesta e un processo costruiti su un impianto accusatorio che ha descritto come “quantomeno lacunoso, anzi del tutto superficiale”. Il libro è intitolato “CHE ITALIA E’ QUESTA?-IL PROCESSO DI ROBLEDO CONTRO PODESTÀ” (il link per scaricarlo: http://www.guidopodesta.it/2014/11/che-italia-e-questa-il-processo-di-robledo-contro-podesta/). Il volume ripercorre la sua vicenda giudiziaria contestandone molte parti. “Il problema giustizia è un tema che non può non stare a cuore a tutti noi – ha spiegato Podestà nel corso di una conferenza stampa ripresa anche dal quotidiano Il Giornale – quando ci cadi dentro puoi vedere tutti i limiti di un sistema malato che, lo dico con tutto il rispetto, va riformato.”. Nell’intervista raccolta da Vittorio Feltri e pubblicata al link: http://www.ilgiornale.it/news/milano/podest-sono-vittima-giustizia-malata-e-superficiale-1099428.html, Podestà prosegue: “questo libro nasce dall’esigenza di evidenziare una certa superficialità della parte investigativa e la differenza di considerazione tra imputato e accusatore: c’è solo una persona che mi accusa e che ha cambiato versione almeno tre volte, ciononostante le è stata data più credibilità di me. Tutto è nato da un esposto di alcuni esponenti di un Partito, non c’è stato un esame grafologico, non sono stati ascoltati i coordinatori provinciali. Il libro non a caso porta la firma di Josef K, come il personaggio di Kafka che viene condannato senza sapere il perché.”
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