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Le 5 cose che non bisogna fare quando si perde coscienza per un attimo. Sabato un convegno a Bologna

sala-borsa-bolognaUno svenimento improvviso, seguito da una caduta a terra. Si chiama perdita transitoria di coscienza ed è conosciuta anche come sincope, un fenomeno che, almeno una volta nella vita, può riguardare 1 persona su 2. Nel 2014, le chiamate al 118 Bologna Soccorso per un episodio di sincope sono state 2.500, circa 7 al giorno, e in 364 casi si è reso necessario un ricovero in ospedale.

Di cosa fare, ma soprattutto di cosa non fare in presenza di un attacco di perdita transitoria di coscienza si parlerà nel convegno La transitoria perdita di coscienza. Fare di più non significa fare meglio, organizzato dall’Azienda Usl di Bologna–I.R.C.C.S. Istituto delle Scienze Neurologiche assieme all’Associazione Slow Medicine e alla società scientifica Cochrane Neurological Field, in programma a Bologna sabato 18 aprile.  Inizio dei lavori alle 10, presso l’Auditorium Enzo Biagi in Sala Borsa, Piazza Nettuno 3.

Neurologi, cardiologi, rianimatori, infermieri dell’Azienda e dell’I.R.C.C.S. presenteranno, per la prima volta in Italia in un incontro aperto ai cittadini, la lista di ciò che non si deve fare, 5 pratiche inappropriate, dall’anamnesi non accurata al ricorso ad esami diagnostici importanti ma inutili. I professionisti, attraverso la presentazione di casi clinici, spiegheranno perché eseguire più esami non rappresenta sempre un beneficio per i pazienti che hanno sperimentato  un episodio di perdita transitoria della coscienza.

Gli esami inutili, infatti, espongono chi vi si sottopone a possibili rischi, dalle false diagnosi, che a loro volta conducono ad altre indagini, a possibili danni per la salute, per esempio quelli derivanti da eccesso di radiazioni, oltre a rappresentare uno spreco di risorse per il sistema sanitario.

Fondamentale, invece, è il ruolo del paziente e di chi, eventualmente, ha assistito all’episodio, che non deve trascurare nessuna informazione già al momento della chiamata al 118. In questo modo, infatti, i medici potranno disporre da subito dei dati di contesto più precisi possibile, anch’essi utili per orientare esami e terapie.

Il convegno si inserisce nel progetto Fare di più non significa fare meglio, lanciato in Italia da Slow Medicine, nel 2011, per sostenere e promuovere la cultura della appropriatezza, prescrittiva, diagnostica e terapeutica.

















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