E’ tutto nuovo, da oggi, l’Ambulatorio Disfagia dell’Età Evolutiva dell’Ospedale Maggiore di Bologna, grazie ad una donazione dell’associazione I Donatori del Sorriso Onlus. I nuovi arredi dell’ambulatorio, nel reparto di Pediatria al sesto piano dell’ala lunga del Maggiore, sono stati consegnati questa mattina, 19 ottobre. A riceverli, Fabrizio Sandri, direttore del Dipartimento Materno Infantile dell’Azienda Usl di Bologna.
La donazione rientra nel più ampio progetto di miglioramento del comfort dei reparti pediatrici oncologici e neuropsichiatrici degli ospedali italiani, promosso da I Donatori del Sorriso, i cui volontari sono attivi da tempo presso la Pediatria dell’Ospedale Maggiore per migliorare e rendere più leggero il soggiorno dei piccoli pazienti.
La disfagia consiste nella difficoltà di ingerire sostanze solide e liquide, come alimenti o farmaci. Una disfunzione che può riguardare, in particolare, bambini prematuri, con patologie neurologiche di tipo ipossico-ischemico, malformative, neoplastiche, o colpiti da encefalopatie epilettiche. La disfagia impedisce la nutrizione regolare e può provocare anche infezioni ripetute delle vie respiratorie.
L’Ambulatorio Disfagia dell’Ospedale Maggiore, unico in tutta l’area di Bologna, Modena e Ferrara, opera per individuare, per ogni piccolo paziente, modalità di alimentazione in sicurezza che ne garantiscano un corretto stato nutrizionale. L’équipe fornisce alle famiglie indicazioni riguardanti la postura da mantenere durante il pasto, gli ausili e le strategie per consentire una regolare alimentazione per bocca, e sviluppa programmi di riabilitazione personalizzati, per favorire lo sviluppo delle capacità motorie orali dei bambini con disfagia.
L’équipe dell’Ambulatorio è formata da un team multi professionale composto da due medici pediatri, una logopedista e una fisioterapista. Si avvale della collaborazione di dietisti e dietologi della Dietologia e Nutrizione Clinica della Azienda USL di Bologna e opera in stretto contatto con i servizi di riabilitazione del territorio, in maniera da garantire la prosecuzione dei percorsi di cura quando i piccoli pazienti hanno fatto ritorno alle proprie case.