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Appalti, rischio blocco per alcuni comuni. La preoccupazione di Lapam

edilizia_10Lapam Confartigianato Comparto Costruzioni interviene a proposito della centralizzazione degli appalti in vigore dal 1° novembre, per sollevare il problema dei piccoli comuni e delle imprese che per essi lavorano.

Infatti, dopo una lunga serie di proroghe, è scattato l’obbligo di centralizzazione degli appalti per i Comuni non capoluogo.

Secondo quanto previsto dal Codice Appalti, per acquisire lavori, beni e servizi i piccoli comuni dovranno necessariamente ricorrere alle centrali di committenza, soggetti aggregatori per lo più identificati nelle unioni comunali o procedere tramite apposito accordo consortile tra enti. In caso contrario, a chi non si adegua, l’ANAC non potrà rilasciare il codice identificativo gara (CIG) necessario ai fini della pubblicazione dei bandi.

Ci arrivano segnalazioni per le quali il sistema non sembra essere ancora a regime per tutte le realtà locali, con conseguente rallentamento se non blocco delle gare d’appalto dei Comuni sotto i 10.000 abitanti: una situazione che, in particolare, riguarda l’Unione dei Comuni del Distretto Ceramico che, ricordiamo, raggruppa otto comuni tra la fascia pedemontana e la montagna (Sassuolo, Fiorano, Maranello, Formigine, Montefiorino, Palagano, Prignano, Frassinoro).

Unica eccezione alla normativa è rappresentata dai comuni del cratere sismico che in virtù della loro condizione sono esclusi.

La questione è assai articolata e contempla una deroga per i comuni sopra i 10.000 abitanti che possono procedere autonomamente all’acquisizione di lavori, beni e servizi al di sotto della soglia di 40 mila euro, senza dover utilizzare strumenti di aggregazione.

La nostra richiesta di armonizzazione dei termini per l’attivazione delle procedure a favore dei piccoli comuni, parte dalla novità inserita nel disegno di legge di stabilità 2016. Nel provvedimento si estende anche per i piccoli Comuni con popolazione inferiore ai 10.000 abitanti, la medesima autonomia operativa consentita fino a 40.000 euro, a partire dal 1° gennaio.

Se da gennaio quindi tutte le amministrazioni, a prescindere dalla loro dimensione potranno bandire gare fino a 40 mila euro, si apre il problema per il periodo novembre/dicembre 2015, dove i comuni con meno di 10 mila abitanti, stanti così le cose, fino all’inizio del 2016 non potranno in nessun caso bandire gare d’appalto, precludendosi così l’opportunità per l’affidamento dei lavori e per l’acquisto delle forniture di beni e servizi necessari.

Condividiamo l’intento del Legislatore di voler favorire l’economicità e l’efficienza degli acquisti nei Comuni ma l’obbligo di centralizzazione degli appalti e le sovrapposizioni normative, unitamente al fatto che molti soggetti aggregatori non sono ancora pronti, rischiano di avere pesanti ripercussioni sia sulle amministrazioni locali – e quindi, in ultima istanza, sui cittadini fruitori dei servizi – che sulle imprese fornitrici degli enti pubblici. Al fine di evitare il blocco del mercato degli appalti, nella complicata situazione legislativa che si è venuta a creare, sarebbe opportuno coordinare l’avvio del sistema di aggregazione con il nuovo Codice degli appalti, attualmente in fase di riforma.

Nell’immediato tuttavia è urgente allineare le due scadenze e dare da subito la possibilità anche ai comuni sotto i 10 mila abitanti di procedere autonomamente per gare sotto i 40 mila euro: diversamente, il blocco degli appalti anche per alcune amministrazioni comunali della nostra provincia è un rischio assai concreto”.

 

















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