L’occupazione femminile riaggancia i suoi massimi: torna al 50,9%, valore più alto dall’inizio delle serie (avviate nel ’93), toccato solo due volte e mai superato. Ce ne ha parlato Tiziano Motti, eurodeputato della settima legislatura e presidente di Europa dei Diritti, analizzando i dati Istat sul secondo trimestre 2015 per la fascia fra i 20 e i 64 anni. Ma il rialzo è pressoché esclusivamente dovuto alle over-54, su cui ha influito la riforma delle pensioni. Prima di quest’anno il tasso di occupazione delle donne aveva raggiunto il 50,9% solo nel secondo trimestre 2008 e nel secondo trimestre 2012. Ciò significa che oggi si è tornati a un mercato in cui più di una donna su due ha un lavoro. L’Italia è però ancora lontana dai target europei per il 2020, parametrati sulla fascia 20-64 ma si può dire è sulla buona strada. Inoltre il merito va alle donne più avanti con l’età e non alle più giovani, che invece vedono ancora un tasso in discesa. Insomma la ripresa non è diffusa su tutte, a fare da traino sono le lavoratrici tra i 55 e i 64 anni, il cui tasso di occupazione è salito al 38,2%, dal 36,0% dell’anno prima (era al 30,7% a metà del 2012). Pesanti invece le perdite nella fascia d’età tra i 25 e i 34 anni: adesso tra loro il tasso di occupazione è al 50,8%. Non a caso tra le over-54 le occupate hanno ormai sfondato quota 1,5 milioni, quasi mezzo milione in più rispetto al 2011 (pre-riforma delle pensioni), mentre le donne tra i 25 e 34 anni a lavoro sono scese a 1,730 milioni, ormai è quasi un testa a testa con le più anziane (erano oltre 2 milioni nel secondo trimestre 2011). Quanto agli uomini, per loro l’occupazione è al 70,5%, sempre tra i 20 e i 64 anni, in lieve recupero dopo la discesa seguita alla recessione (era 76% nel secondo trimestre 2007). Il tasso complessivo, che tiene conto sia degli uomini che delle donne, si attesta al 60,6%.