«Sul nuovo Piano sangue chiediamo alla Regione un incontro per verificare le ricadute in termini di risorse e servizi sul territorio modenese, sul futuro delle attività del Centro trasfusionale del Policlinico e i rapporti con il volontariato». La richiesta è scaturita nel corso della Conferenza territoriale sociale e sanitaria che si è svolta mercoledì 16 dicembre nella sede della Provincia.
Sulle proposte della Regione di concentrare a Bologna parte delle attività svolte dal Centro trasfusionale del Policlinico, Gian Carlo Muzzarelli, presidente della Conferenza, raccogliendo le sollecitazioni di diversi sindaci, ha sottolineato che occorre chiarire quali saranno «le prospettive di servizio d’eccellenza come quello della donazione e lavorazione del sangue, il futuro delle professionalità del Centro del Policlinico e la rete del volontariato», concetti ripresi da Alberto Bellelli, copresidente della Conferenza.
Nel corso dell’incontro Giovanni Ceccherelli, responsabile del servizio Trasfusionale del Policlinico di Modena, ha fornito alcuni dati sul servizio.
Nel 2014 nel territorio modenese l’Avis provinciale ha raccolto 53.417 unità di sangue, pari a quasi il 21 per cento della raccolta regionale, provenienti da oltre 28 mila donatori. E la generosità dei donatori modenesi produce un eccedenza rispetto al fabbisogno locale che viene messa a disposizione del territorio regionale.
Dal punto di vista economico il servizio ha un costo di circa otto milioni di euro suddivisi in quattro milioni e 600 mila euro per i costi delle sacche e di altro materiale e i rimborsi all’Avis per l’attività di raccolta e tre milioni e 600 mila euro per i costi degli esami e dell’attività di separazione del sangue effettuata dal Centro del Policlinico dove operano medici, biologi e personale tecnico altamente qualificato. A queste spese si sottraggono le entrate, pari a oltre due milioni di euro, derivanti appunto dalle eccedenze cedute al Centro regionale.
Il Centro trasfusionale di Modena effettua due principali attività: gli esami per la qualificazione biologica, separazione e conservazione del sangue raccolto (quella su cui si sta discutendo negli ultimi mesi) e la distribuzione delle unità trasfusionali ai diversi ospedali della provincia.