Panama fa parte di un gruppo di 11 Paesi che non accettano le regole internazionali che ormai quasi 100 Stati hanno. Ce ne ha parlato Tiziano Motti, eurodeputato della settima legislatura e presidente di Europa dei Diritti. Ecco cosa c’è da sapere. PARADISO FISCALE, CHE COS’E’: si tratta di uno Stato che garantisce un prelievo in termini di tasse basso o addirittura nullo sui depositi. L’obiettivo attirare più capitale possibile dai paesi esteri, fornendo in cambio una tassazione estremamente ridotta e assoluta riservatezza sulle attività finanziarie che hanno sede nella loro giurisdizione. Le amministrazioni locali possono cioè anche rifiutarsi di collaborare con le autorità di altri paesi per proteggere gli interessi delle società off shore. IL CASO PANAMA: Panama è dal 1932 il paradiso fiscale per eccellenza ed oggi, con oltre 120 banche, è uno dei maggiori centri finanziari del mondo. Le società panamensi sono esenti da tasse, non hanno obbligo di presentare bilanci e/o dichiarazione dei redditi e possono essere amministrate da qualsiasi parte del mondo. L’unico adempimento è il pagamento di una Tassa Annuale (Tasa Unica) e dell’agente residente incaricato di gestire la società offshore per un totale di 550 euro l’anno, a partire dal secondo anno di vita della società. Lo Stato si è impegnato ad aderire agli standard di scambio di informazioni dell’Ocse che partirà a livello internazionale nel 2017, non ha ancora specificato da quando. LE REGOLE DEL GLOBAL FORUM OCSE: il nuovo standard globale promosso da G20 e Ocse nel Global Forum si chiama Common Reporting Standard (Crs). L’obiettivo è lo scambio automatico di informazioni con cadenza annuale a partire dal 2017. Le informazioni riguardano sottoscrittori non residenti di prodotti finanziari presso banche, società fiduciarie, Sgr, assicurazioni dei paesi firmatari. L’accordo multilaterale è stato sottoscritto da 96 Paesi. IN TUTTO 11 IRRIDUCIBILI: i Paesi del tutto restii ad adottare canoni di trasparenza e regole comuni sulla lotta all’evasione sono Brunei, Isole Marshall, Dominica, Micronesia, Guatemala, Libano, Liberia, Panama, Nauru, Svizzera, Trinidad e Tobago e Vanuatu. CONTI ESTERI, SI PUO’, MA IN TRASPARENZA: l’apertura di un conto corrente all’estero è un’operazione legale secondo la normativa sia italiana che europea. L’importante è fare le apposite dichiarazioni fiscali nel proprio paese di appartenenza. In Italia, l’esistenza di un conto oltreconfine a prescindere dalla sua consistenza comporta l’obbligo della compilazione del quadro RW della dichiarazione dei redditi a partire da una giacenza o movimentazione annuale pari o superiore a 15.000 euro.
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