Fare dei sequestri alla criminalità di beni ed imprese occasioni di crescita per le comunità, senza perdere di vista il valore della continuità del lavoro, che deve essere garantito anche nei casi in cui l’azienda venga coinvolta in provvedimenti giudiziari.
Per fare questo serve più rapidità nella destinazione a fini sociali dei beni sequestrati alla criminalità e, soprattutto, modalità più ampie di gestione di quelle aziende che vengono sequestrate e poi confiscate, in modo tale da salvaguardare il lavoro e i lavoratori.
Sono questi i principali obiettivi del “Protocollo d’Intesa sulla gestione dei beni sequestrati e confiscati” alla criminalità organizzata ed economica siglato, oggi pomeriggio a Bologna, su proposta del presidente del Tribunale di Bologna Francesco Caruso, dalla Regione Emilia-Romagna e dai diversi attori sociali ed istituzionali del territorio emiliano romagnolo.
Si tratta di strumento di soft law (produzione di norme prive di efficacia vincolante diretta) che mira a consentire una rapida, seppur temporanea, assegnazione dei beni immobili e dall’altro, sul versante aziendale a realizzare progetti industriali in grado di assicurare la continuità dell’attività delle imprese e la tutela dei livelli occupazionali. Il testo tiene conto delle specificità derivanti dal Testo unico legalità (L.R.18/2016) dell’Emilia-Romagna e degli altri strumenti e accordi esistenti in Italia.
Ad oggi il totale dei beni immobili confiscati in Emilia-Romagna risultano 119: di questi 77 sono ancora in gestione dall’Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati alle criminalità organizzata e solo 22 sono già destinati: su 15 di questi sono in corso progetti di riutilizzo per fini sociali su cui la Regione interviene direttamente. Dal 2011 ad oggi sono stati sottoscritti dalla Regione Emilia-Romagna 16 Accordi di Programma su 9 beni immobili confiscati cofinanziati con un contributo regionale di oltre 1 milione di euro.
“Il Protocollo proposto dal presidente del Tribunale di Bologna alle istituzioni e agli attori socio economici del territorio emiliano romagnolo– afferma Massimo Mezzetti, assessore regionale alla Cultura e alla legalità- prevede che siano conciliate sia le esigenze di giustizia che quelle di una comunità che intende reagire all’espansione degli investimenti da parte della criminalità organizzata ed economica. Questo rimettendo in circolo il più rapidamente possibile i beni che, da simbolo della presenza e dell’arroganza mafiosa, possono divenire beni comuni a vantaggio dell’intera collettività”.
Hanno sottoscritto il Protocollo, oltre alla Regione Emilia-Romagna e al Tribunale di Bologna, anche: la Città Metropolitana di Bologna, Cgil-Cisl e Uil regionali, Legacoop Bologna, Confcooperative Bologna, Agci Bologna, Legacoop Imola, Confindustria Emila Area Centro, Cna Bologna e Imola, Ascom Bologna e Imola, Confesercenti Bologna e Imola, Cia Bologna e Imola, Confagricoltura, Coldiretti, Confartigianato Bologna metropolitana, Libera, Avviso Pubblico, Camera di Commercio di Bologna e Unioncamere Emilia-Romagna e Abi.
Gli impegni della Regione nel Protocollo
Nell’ambito del Protocollo la Regione monitorerà i flussi informativi delle imprese sequestrate e confiscate e dei lavoratori dipendenti coinvolti, nonché tutti i dati utili ad avere un quadro completo dello stato economico delle stesse imprese. Questo in raccordo con l’autorità giudiziaria, l’Agenzia Nazionale dei Beni sequestrati e confiscati e l’Università.
La Regione si impegna, inoltre, a promuovere meccanismi di intervento per gestire beni immobili sequestrati, anche per incrementare, se possibile, la redditività e per agevolarne una rapida “devoluzione” liberi da oneri e pesi a favore degli Enti. Promuoverà meccanismi di sostegno delle aziende ma anche la continuità produttiva e salvaguardare i livelli occupazionali anche con la predisposizione di corsi di formazione per i dipendenti coerenti con i piani industriali predisposti dagli amministratori giudiziari e concordati con le organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro.
Prevista la creazione di una rete di aziende sequestrate o confiscate nel territorio e di aziende che nascono sui beni confiscati o sequestrati alla criminalità organizzata, al fine di connettere fabbisogni e opportunità produttive.
Infine, la Regione punterà a promuovere azioni per favorire il processo di costituzione di cooperative di lavoratori per la gestione dei beni confiscati. Previste azioni di tutoraggio imprenditoriale e manageriale verso le imprese sequestrate o confiscate volte al consolidamento, allo sviluppo e al pieno inserimento nelle filiere produttive di riferimento, anche attraverso accordi e protocolli di intesa con le associazioni imprenditoriali, dei managers pubblici e privati nonché l’Agenzia Nazionale dei Beni sequestrati e confiscati.