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Dalla Regione aiuti concreti alle persone sorde

Superare le barriere che impediscono alle persone con disabilità uditiva, circa 4 mila in Emilia-Romagna, di vivere a pieno la loro quotidianità e di poter accedere a una vita di relazione: dal rapporto con le istituzioni pubbliche al mondo del lavoro, dal tempo libero ai rapporti affettivi. È l’obiettivo degli interventi messi in campo dalla Regione e presentati oggi in Commissione assembleare Politiche per la salute e Politiche sociali welfare e salute dalla Direzione generale Cura della persona, salute e welfare.

Tra i progetti più significativi per l’integrazione e il favorire la comunicazione, particolarmente significativi sono quelli di promozione sociale a carattere sperimentale, realizzati in collaborazione con le maggiori associazioni di assistenza ai sordi operanti sul territorio regionale. Si tratta di tre iniziative finanziate nel 2017 con oltre 200 mila euro, e tutt’ora in corso, affidati all’Ente nazionale per la protezione e l’assistenza dei sordi (Ens) e al coordinamento Fiadda (Famiglie italiane associate per la difesa dei diritti degli audiolesi), assieme all’ Associazione genitori con figli audiolesi di Bologna.

In particolare, il progetto realizzato con la sezione emiliano-romagnola dell’Ens prevede l’apertura di sportelli che svolgono attività di segretariato sociale per assistere e orientare le persone con disabilità uditive nell’accesso alla rete dei servizi a loro dedicati. Un secondo progetto prevede la fornitura di servizi di interpretariato nella lingua dei segni (Lis) tramite 33 interpreti scelti e messi a disposizione dall’Ens. Il terzo progetto sperimentale finanziato dalla Regione Emilia-Romagna riguarda la diffusione del servizio di sottotitolazione per non udenti dal titolo “Abbattere le barriere della comunicazione” realizzato dall’Associazione genitori con figli audiolesi.

Il progetto si rivolge in particolare a tutte le persone affette da sordità pre–verbali (congenite o insorte nei primissimi anni di vita) gravissime, che vivono in Emilia-Romagna e che sono riconosciute come “sordo” in base alla legge 381/70, ma può essere utile anche a quanti soffrono di sordità meno gravi e ai soggetti adulti con sordità ingravescente, che rischiano di rimanere progressivamente esclusi dalla vita sociale.

“La sordità è da sempre considerata la ‘disabilità invisibile’- afferma la vice presidente della Giunta e assessore al Welfare, Elisabetta Gualmini- in quanto diventa palese solo nel momento della comunicazione. Siamo convinti che sia una disabilità di cui troppo spesso viene sottovalutata la gravità e il lavoro delle istituzioni deve essere finalizzato alla piena parità di chi viene colpito da questo deficit, promuovendo servizi e rendendo accessibili le risorse. La Regione Emilia-Romagna continuerà a lavorare per abbattere le barriere alla comunicazione- prosegue- per il riconoscimento della lingua dei segni, nonché per la prevenzione, la cura della disabilità uditiva e la diffusione di ogni tecnologia che possa favorire un ambiente accessibile nelle famiglie, nella scuola, nella comunità e nella rete dei servizi”.

La sordità in Emilia-Romagna
Secondo i dati pubblicati dalla Regione Emilia-Romagna lo scorso febbraio, e riferiti al 2016, nel primo “Report Screening uditivo neonatale e percorso clinico ed organizzativo per i bambini affetti da ipoacusia”, su 34.776 soggetti il 99,6 %. (34.640 bambini) ha eseguito lo screening uditivo. La copertura dei controlli precoci è al di sopra degli standard stabiliti (95%) dalle Raccomandazioni internazionali.

La percentuale di bambini risultati affetti da disturbi dell’udito e inviati ad una successiva valutazione ai centri audiologici delle aziende sanitarieper determinarne il livello di gravità, è stata del 4,4 %, pari a 1.542 bambini. Su 34.776 bambini nati vivi, quelli presi in carico dai servizi ospedalieri di audiologia del territorio sono stati 134.

La rete regionale per le disabilità uditive e le linee guida per le aziende sanitarie
Nel 2011 la Regione Emilia-Romagna ha approvato le “Linee guida per le aziende sanitarie in merito allo screening uditivo neonatale e sul percorso clinico e organizzativo per i bambini affetti da ipoacusia”, che prevedono l’istituzione in ogni azienda sanitaria di un Team aziendale per le disabilità uditive (TADU), composto da esperti (almeno uno psicologo, un logopedista, un neuropsichiatra infantile), audiologi/foniatri e medici specialisti in Otorinolaringoiatria. Il compito di monitorare la qualità degli interventi regionali e valutare le problematiche connesse all’accesso ai servizi per le persone con disabilità uditive nella nostra regione è invece affidato al Tavolo per le disabilità uditive, costituito anch’esso nel 2011 e composto dai referenti delle aziende sanitarie dei Team aziendali disabilità uditive, referenti dei servizi regionali competenti (pediatria ospedaliera, di libera scelta e di comunità), e Associazioni, Enti ed Organizzazioni che si occupano di sordità.

















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