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Intervista a Mauro Longari, preparatore dei portieri che da 14 anni lavora con il Colorno

Il portiere: il ruolo più difficile e più completo. Solo contro tutti. “A volte sono troppo maltrattati. Diciamo che essendo l’ultimo uomo, quando sbaglia, compie l’errore più visibile”.

Mauro Longari è l’attuale preparatore dei portieri del Colorno. La sua carriera da calciatore è stata condizionata da un momento chiave, un infortunio. Appena prima di firmare un contratto in Serie D con il Fiorenzuola, il portiere parmigiano si infortuna gravemente, compromettendo il suo passaggio di società. Da lì in poi la sua carriera sarà costellata da presenze tra Eccellenza, Promozione e Prima Categoria. Una volta terminata la propria carriera a livello di giocatore, decise di intraprendere l’esperienza da allenatore, avendo l’opportunità di allenare a Collechio sia Juniores Nazionale che Berretti. Dopo queste magnifiche esperienze iniziò a dedicarsi al ruolo a cui era più “legato”, il preparatore dei portieri. Da quattordici anni a questa parte fa parte della grande famiglia del Colorno, nella quale è riuscito a modellare molti giovani portieri interessanti.

Perché ha deciso di “sposare” la causa del Colorno?
Il progetto che mi proposero ben quattordici anni fa era ambizioso e ricco di idee concrete e concretizzate. Vorrei ringraziare Wainer Guerreschi e tutti i dirigenti del club, i quali mi diedero la possibilità di lavorare in questa società e di poter essere parte integrante di questo progetto. Dopo così tanti anni in questa società sono fiero di poter affermare che non smetto mai di imparare. Il clima che si respira in questa squadra è ricco di input che mi permettono di arricchirmi e migliorare ogni giorno di più. Finché avrò la voglia di mettermi in gioco e di portare il mio sapere al servizio dei ragazzi, non smetterò di ricoprire questo ruolo.

Qual era il progetto Colorno quattordici anni fa e com’è cambiato ora?
Sinceramente io quattordici anni fa ero in un’altra società con la quale volevo continuare a collaborare ma quando mi hanno chiamato i dirigenti del Colorno i quali mi hanno mostrato un progetto ambizioso, non ho potuto rifiutare. Questa società aveva l’ambizione di riportare la propria prima squadra nel “calcio che conta”, infatti qualche anno fa sfiorammo la Serie D per un niente. Attualmente, la creazione del nuovo centro sportivo (futuro centro federale) e le ambizioni di classifica di tutte le nostre squadre non possono che essere nuova linfa per chi è parte di questo progetto.

Quali sono i risvolti positivi, a livello pratico, dell’ampliamento del centro sportivo?
Innanzitutto, il miglioramento della situazione logistica. Materiale nuovo, campi in sintetico, nuovi campi in erba e spazi ricreativi nuovi sono i punti di forza che invogliano i nostri ragazzi a fare qualche chilometro in più per venire nella nostra società.

Parliamo di “campo” ora, com’č cambiato il ruolo del portiere negli ultimi anni?
Eh, il discorso è complesso. Negli ultimi anni il ruolo del portiere è quello che ha subito più modifiche poiché da semplice “difensore della porta” è diventato il primo regista dell’azione offensiva. Ciò comporta che, oltre alle abilità di base che ogni portiere possiede, deve saper giocare con il pallone fra i piedi in modo almeno discreto. Il portiere moderno deve essere prearato sia a livello podalico che di tecnica di base. Dunque, il portiere è diventato il ruolo più “completo” dell’undici in campo.

Quali sono le caratteristiche che deve avere un ragazzo che vuole intraprendere la strada del portiere?
Coraggio, personalità e il piacere di avere delle responsabilità. Quando sbaglia il portiere nel 99% dei casi la squadra subisce goal, dunque le qualità caratteriali di un ragazzo sono fondamentali. La tecnica si impara e si migliora sempre, però le qualità personali sono intrinseche in ognuno di noi.

Attualmente quali annate allena?
Il mio lavoro parte dai portieri del settore giovanile e finisce con quelli della prima squadra.

Quali sono le fasi di crescita di un portiere?
Il bambino che decide di fare il portiere, fino a tredici anni, affronta il suo ruolo con leggerezza e divertimento. Nei “portierini” il lavoro si sofferma sulla tecnica di base e su alcuni fondamentali, ma la parte ludica deve rimanere preponderante. Nel settore giovanile, invece, il lavoro diventa più specifico e pensante, poiché il ragazzo inizia a vivere la partita dovendo dare peso al risultato. Diciamo che questa fascia d’età è quella su cui si fa il lavoro più complicato e stimolante. Di contro, i portieri della prima squadra hanno “solo” bisogno di prepararsi alle partite e non di un “insegnante” poiché il lavoro di sviluppo tecnico è ormai terminato.

Perché il ruolo del portiere è così “maltrattato”?
Diciamo che essendo l’ultimo uomo, quando sbaglia, compie l’errore più visibile. Anche se questa mentalità è tipicamente italiana, poiché dalle altre parti del mondo si tratta il portiere come tutti gli altri giocatori e non come capro espiatorio di tutte le sconfitte.

Dal punto di vista psicologico, invece, qual è il ruolo del preparatore dei portieri?
Devo fare da parafulmine alle critiche verso i miei giocatori. Davanti alla squadra e al Mister devo difendere i miei ragazzi e far capire tutti che come sbagliano loro, possono sbagliare tutti. Poi ovviamente, sul campo di allenamento, correggo gli errori e cerco di migliorare ogni mio singolo portiere.

Dato che ha scoperto molti talenti, è legato particolarmente a qualcuno?
Sinceramente sono legato a tutti i ragazzi che ho allenato. Infatti, vorrei ringraziare tutti quei portieri, sia esperti che giovani, che sono passati da Colorno. Da Zambelli a Caggi (col quale ho vinto un campionato di Promozione), da Corradini a Pini (ragazzo giovane proveniente dal Parma).

Diciamo che ogni ragazzo che allena le lascia qualcosa di importante con lei…
Assolutamente sì, ogni giocatore mi lascia un bagaglio di conoscenze nuove alle quali sono molto legato…

Grazie mille per l’intervista e in bocca al lupo!
Volevo concludere elogiando i due portieri della nostra prima squadra, Mambriani e Bergamaschi, i quali sono due giovani di grandi speranze e di cui sentiremo parlare a lungo.

 (Intervista a cura di Matteo Spaggiari)

















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