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Cento scarpe per ricordare Peppino Impastato, mercoledì a Maranello

Peppino Impastato 40 anni dopo. A Maranello si ricorda il giornalista ucciso dalla mafia il 9 maggio 1978 con una giornata di iniziative organizzate al Centro Giovani (via Vignola 79) e rivolte in particolare a tutti i ragazzi e le ragazze del territorio. Mercoledì 9 maggio, in occasione del quarantennale dell’omicidio, a partire dalle ore 17.30 sarà realizzato un pannello con affisse cento scarpe come simbolo all’omonimo film “I cento passi”, ispirato alla vicenda di Impastato (il titolo prende il nome dal numero di passi che occorre fare nel paese siciliano di Cinisi, dove viveva Impastato, per colmare la distanza tra la casa della sua famiglia e quella del boss mafioso Gaetano Badalamenti).

A seguire tavoli di discussione con la formula del World Caffè e la proiezione del film “I cento passi”. L’iniziativa rientra nel programma di GenerAzione Legale. Giuseppe Impastato, meglio noto come Peppino, è stato un giornalista e attivista italiano, membro di Democrazia Proletaria e noto per le sue denunce contro le attività di Cosa Nostra, a seguito delle quali fu assassinato il 9 maggio 1978. Peppino Impastato nacque a Cinisi, nella provincia di Palermo, il 5 gennaio 1948, da una famiglia mafiosa: il padre Luigi era stato inviato al confine durante il periodo fascista, lo zio e altri parenti erano mafiosi e il cognato del padre era il capomafia Cesare Manzella, ucciso nel 1963 in un agguato nella sua Alfa Romeo Giulietta imbottita di tritolo. Il ragazzo rompe presto i rapporti con il padre, che lo caccia di casa, e avvia un’attività politico-culturale antimafia. Nel 1965 fonda il giornalino L’idea socialista e aderisce al PSIUP. Dal 1968 in poi partecipa col ruolo di dirigente alle attività dei gruppi comunisti. Conduce le lotte dei contadini espropriati per la costruzione della terza pista dell’aeroporto di Palermo in territorio di Cinisi, degli edili e dei disoccupati. Nel 1976 costituisce il gruppo Musica e cultura, che svolge attività culturali (cineforum, musica, teatro, dibattiti, ecc.); nel 1977 fonda Radio Aut, radio libera autofinanziata, con cui denuncia i crimini e gli affari dei mafiosi di Cinisi e Terrasini, in primo luogo del capomafia Gaetano Badalamenti (chiamato «Tano Seduto» da Peppino), che aveva un ruolo di primo piano nei traffici internazionali di droga, attraverso il controllo dell’aeroporto di Punta Raisi. Il programma più seguito era Onda pazza a Mafiopoli, trasmissione satirica in cui Peppino sbeffeggiava mafiosi e politici. Nel 1978 si candida nella lista di Democrazia Proletaria alle elezioni provinciali, ma non fa in tempo a sapere l’esito delle votazioni perché, dopo vari avvertimenti che aveva ignorato, nel corso della campagna elettorale viene assassinato nella notte tra l’8 e il 9 maggio. Col suo cadavere venne inscenato un attentato, per distruggerne anche l’immagine, in cui la stessa vittima apparisse come suicida, ponendo una carica di tritolo sotto il suo corpo adagiato sui binari della ferrovia. Pochi giorni dopo gli elettori di Cinisi votano ancora il suo nome, riuscendo ad eleggerlo simbolicamente al Consiglio comunale. Il 5 marzo 2001 la Corte d’assise ha riconosciuto Vito Palazzolo, vide del boss Badalamenti, colpevole dell’omicidio di Impastato e lo ha condannato a trent’anni di reclusione. L’11 aprile 2002 anche Gaetano Badalamenti è stato riconosciuto colpevole e condannato all’ergastolo.
















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