L’articolata e complessa indagine, condotta dai militari del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo – coordinata dalla Procura della Repubblica di Bologna diretta dal Procuratore Capo dott. Giuseppe Amato – è stata avviata nella seconda metà del 2016 in seguito alle dichiarazioni rese da un 35enne in merito alle condotte delittuose di uno dei principali indagati R.C.P. classe ’76 all’interno della Comunità Terapeutica “La Rupe” di Sasso Marconi dove i due si trovavano per problematiche legate, tra l’altro, all’uso di stupefacenti.
Tali dichiarazioni non facevano altro che riportare alla ribalta il R.C.P., soggetto noto, soprattutto in relazione a trascorse vicende giudiziarie che lo avevano già visto coinvolto in significative attività di narcotraffico, e in modo particolare in importazioni di rilevanti quantitativi di cocaina dal Sud America (Colombia e Peru’) che attraverso la Spagna venivano veicolati verso il mercato italiano. Era stata sempre la D.D.A. di Bologna a mettere in luce l’operatività di quell’associazione nello specifico settore e ad esaltare i diversificati modus operandi utilizzati per trasferire il narcotico in Italia, tanto in forma liquida all’interno di bottiglie di liquore quanto in pasta e/o in polvere previo strategico sfruttamento di tubetti di pomate.
L’attuale impegno investigativo veniva quindi avviato mediante la progressiva “copertura tecnica” dell’uomo che, uscito nel gennaio 2016 dalla comunità, riallacciava i pregressi rapporti rinnovando un circuito relazionale assolutamente qualificato, con il quale riprendeva a trafficare in stupefacenti, soprattutto cocaina e, in misura minore, marijuana. Fondamentale, in tale quadro, si rivelava la ripresa di serrate interlocuzioni con diversi narcotrafficanti albanesi, tra i quali E.S. classe ’74, inteso “Porsche” e N.L. classe ’77, suoi primi punti di riferimento in termini di approvvigionamento.
Lo stesso R.C.P. palesava quindi avere piena gestione e disponibilità d’una struttura in grado di supportarlo nelle successive attività di redistribuzione, fondata tanto sul contributo prestato da alcuni familiari – tra i quali soprattutto la madre M.B. classe ’52 e la compagna S.C. classe ’92, anch’esse destinatarie di misura cautelare – quanto da articolata filiera di soggetti attraverso quali le varie partite venivano progressivamente ulteriormente frazionate e successivamente destinate ad altrettante nutrite schiere di spacciatori al dettaglio.
Le due donne fornivano il loro contributo soprattutto in termini di custodia dello stupefacente (era la madre a mettere a disposizione, in molte occasioni, i locali più idonei per il temporaneo occultamento della sostanza) e operando quali esecutrici delle disposizioni del succitato, tanto per il trasferimento di partite di droga quanto in relazione ad esigenze legate alla riscossione dei crediti.
Allo stesso modo questi disponeva d’una serie di “cavalli” incaricati di prendere in carico parte dei quantitativi e veicolarli alle filiere loro dipendenti: in tale quadro rilevano ad esempio le figure di P.C. classe ’81, inteso “Papi”, C.C. classe ’74, inteso “Frigo”, G.L. classe 64, inteso “Kuscino” (uno degli storici fondatori del gruppo ultras tra i più conosciuti a Bologna ed in tutta Italia, deputato a rifornire in particolare anche diversi esponenti della “curva” bolognese), e C.L. classe ’80, deceduto nel gennaio 2017 in seguito a sinistro stradale.
La complessa piattaforma tecnica realizzata, e progressivamente implementata, fondata su intercettazioni telefoniche, ambientali e video, consentiva di circoscrivere in corso d’opera anche le condotte di altro sodalizio operativo nel medesimo illecito settore, ovvero quello capeggiato dal pregiudicato S.L. classe ’70, inteso “Teto”, anch’egli supportato in prima battuta da qualificata componente albanese, rappresentata da M.C. cl.’91 ed E.G. cl.’84.
Le indagini – rese particolarmente difficoltose non soltanto dall’utilizzo di diversi alias da parte degli indagati ma anche dalla terminologia di volta in volta utilizzata per sottintendere il reale oggetto delle conversazioni e/o per dissimularne i reali contenuti – venivano tuttavia confortate da una significativa attività di riscontro.
Diverse le operazioni portate a termine dagli investigatori in corso d’opera, che hanno di fatto acclarato le illecite condotte degli indagati, costituendo il vero valore aggiunto dell’indagine, che ha pertanto potuto beneficiare di un quadro indiziario quantomai concreto e cristallino. Tra queste si segnalano:
- l’arresto di D.T. cl.’72, del 14.11.2016 a Brescia, per la detenzione di 180 grammi di hashish e 10 grammi di cocaina;
- l’arresto, con ritardata esecuzione, di R.C.P.; M.B. e S.C. del 6.3.2017 a Funo di Argelato (BO), a seguito del rinvenimento e sequestro di kg 1.100 di cocaina;
- l’arresto di G.L. cl.’64, a Bologna, per la detenzione di 60 grammi di cocaina;
- l’arresto di C.C., a Budrio (BO), per la detenzione di 15 grammi di cocaina;
- il sequestro di 500 grammi di marijuana, eseguito a Bologna il 9.5.2017, a carico del R.C.P.;
- l’arresto di A.B. cl.’70 a Bologna il 10.05.2017, per la detenzione di 550 grammi di marijuana e 65 grammi di cocaina;
- l’arresto, con ritardata esecuzione, di R.C.P. e M.B. del 12.5.2017, a seguito del rinvenimento e sequestro di 750 grammi di cocaina.
Di particolare rilevanza anche l’arresto di N.B. cl.’59, il 3.2.2017 ad Altedo (BO), che veniva trovato in possesso, oltre ad alcune dosi di cocaina, di una pistola semiautomatica Beretta 7,65, risultata oggetto di furto, oltre a cospicuo munizionamento. La specifica attività consentiva infatti di evitare un omicidio, come dallo stesso confermato, che sarebbe scaturito a causa dei diversi debiti accumulati da uno dei suoi acquirenti che, nonostante i ripetuti avvertimenti, mancava di saldare quanto dovuto.
L’attività ha quindi consentito di documentare il grande dinamismo degli indagati, ed i vari livelli sui quali la struttura risultava imperniata: dai contatti con i referenti stranieri deputati alle fasi di approvvigionamento, ai primi referenti sul territorio, passando per le varie figure intermedie a capo delle reti di spacciatori al dettaglio.
Giova peraltro precisare come anche le attività di spaccio al dettaglio fossero trasversali, in grado di assecondare le richieste di insospettabili professionisti, piuttosto che soddisfare – soprattutto in termini di marijuana ed hashish – le richieste delle piazze “più giovani”, con particolare riferimento al centro cittadino ed alla zona universitaria.
Nel corso dell’operazione i militari rinvenivano modiche quantità di stupefacente (marijuana) nella disponibilità di C.P. cl.’81.
Tutti gli arrestati sono stati associati presso le case circondariali di Bologna e Modena.