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Gestione illecita di rifiuti, truffa e acquisti di sospetta provenienza: aziende della bassa reggiana nei guai

I militari del Nucleo Investigativo del Gruppo Carabinieri Forestale di Reggio Emilia, con l’ausilio delle Stazioni Carabinieri Forestale della provincia, al culmine di una mirata attività sulla gestione illecita di rifiuti, hanno dato corso ad alcuni controlli presso due centri di recupero di rifiuti a Novellara e Poviglio.

L’indagine nasce a seguito dell’operazione Hephaestus del maggio 2018, la quale traeva origine da alcune anomalie accertate presso le isole ecologiche durante il controllo del territorio portato a termine dai Carabinieri Forestali. Le anomalie consistevano nel prelevamento consenziente, in alcuni casi forzato, di rottami metallici, ferrosi e non ferrosi, presso le isole ecologiche della provincia reggiana. Al fine di ottimizzare le attività e circoscrivere il fenomeno criminoso, erano stati selezionati alcuni centri di recupero rifiuti non pericolosi metallici.

Mediante l’uso di banche dati istituzionali e conoscenze acquisite negli anni dal Nucleo Investigativo, sono state individuate alcune ditte, fra cui un’azienda di Castelnovo di Sotto, per l’operazione Hephaestus del maggio 2018, una di Poviglio e una di Novellara per i recenti controlli. Anche in questo caso è emerso che i responsabili delle imprese hanno organizzato un «castello documentale» per gestire i rifiuti metallici, nascondendo agli occhi degli Enti preposti ai controlli i quantitativi, le tipologie e le metodiche di movimentazione degli stessi. E’ stato accertato un elevatissimo conferimento di rifiuti metallici, di sospetta provenienza, da parte di privati non autorizzati. Le ditte di Poviglio e Novellara hanno giustificato tali conferimenti, così come la ditta di Castelnovo di Sotto, attraverso un documento di cessione merci che non può essere utilizzato per il trasporto rifiuti ed il successivo conferimento ad un centro autorizzato. Anche in questo caso è stato accertato un elevato giro di contanti e assegni.

Attraverso le attività investigative si è potuto dimostrare la ricezione irregolare di varie tipologie di rifiuti da parte di fantomatici privati, una movimentazione illecita di un ingente quantitativo di rifiuti metallici e l’uso di un’area non autorizzata per lo stoccaggio illecito della stessa tipologia di rottami per la ditta di Poviglio. La stessa aveva in deposito un quantitativo di rifiuti superiore rispetto a quanto autorizzato da ARPAE. Attraverso la successiva analisi dei documenti si stabilirà con esattezza il giro del malaffare che attualmente può essere stimato in qualche milione di euro annui.

All’esito delle attività di polizia giudiziaria si è proceduto al sequestro di 6 libretti di assegni bancari utilizzati per il pagamento ai privati che conferivano i rifiuti, documentazione contabile ed informatica, 8 tonnellate di materiale ferroso trasportato illecitamente dai privati, 700 mc di acciaio e alluminio, 2 cassoni scarrabili contenenti altri rifiuti metallici per un totale stimabile in 30 quintali, 6 automezzi dediti al trasporto illecito di rifiuti non pericolosi senza la necessaria iscrizione all’Albo Nazionale Gestori Ambientali.

Tra i reati contestati agli indagati, titolari delle due ditte reggiane, v’è la truffa e l’acquisto di cose di sospetta provenienza oltre alla gestione illecita di rifiuti non pericolosi e l’inosservanza delle prescrizioni contenute nella comunicazione di inizio attività di recupero di rifiuti non pericolosi. Agli altri 8 soggetti è stato contestato il reato di trasporto non autorizzato di rifiuti non pericolosi.

















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