I Carabinieri di Reggio Emilia, sotto il coordinamento della locale Procura – PM Dott.ssa Salvi – hanno concluso l’operazione “Angeli e Demoni”, che ha disvelato un illecito sistema di “gestione minori in affido”. Nella mattinata odierna, i militari di Reggio Emilia hanno dato il via alla fase esecutiva dell’Operazione condotta dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale, dando esecuzione, tra l’Emilia Romagna ed il Piemonte, ad un’Ordinanza di Custodia Cautelare emessa dal locale Tribunale a carico di 16 indagati.
Sei persone sono state sottoposte alla misura cautelare degli arresti domiciliari, tra cui un Sindaco, una responsabile del Servizio Sociale Integrato di una Unione di Comuni, una coordinatrice del medesimo servizio, una assistente sociale e due psicoterapeuti di una Onlus. Ulteriori otto misure cautelari di natura interdittiva, costituite dal divieto temporaneo di esercitare attività professionali sono state eseguite a carico di altrettanti soggetti, nelle relative qualità di dirigenti comunali, operatori socio-sanitari, educatori. Infine altre due misure coercitive del divieto di avvicinamento ad un minore è stata eseguita a carico di una coppia affidataria accusata di maltrattamenti. Oltre 100 i Carabinieri impegnati nell’esecuzione dell’ordinanza cautelare e di decine di perquisizioni domiciliari.
False relazioni e disegni artefatti per allontanare bambini dalle famiglie e collocarli in affido retribuito anche ad amici e conoscenti, per poi sottoporli ad un programma psicoterapeutico per un giro d’affari di centinaia di migliaia di euro di cui beneficiavano alcuni degli indagati, mentre altri si avvantaggiavano a vario titolo dell’indotto derivante dalla gestione dei minori attraverso i finanziamenti regionali, grazie ai quali venivano, inoltre, organizzati anche numerosi corsi di formazione e convegni ad appannaggio della predetta Onlus, in elusione del codice degli appalti e delle disposizioni dell’Autorità Nazionale Anticorruzione.
Quello che insomma veniva spacciato per un modello istituzionale da emulare sul tema della tutela dei minori abusati, altro non era che un illecito business ai danni di decine e decine di minori sottratti alle rispettive famiglie. I destinatari della misura cautelare sono accusati, a vario titolo, di frode processuale, depistaggio, abuso d’ufficio, maltrattamenti su minori, falso in atto pubblico, violenza privata, tentata estorsione, peculato d’uso. Tra i reati contestati, in particolare, quello di lesioni gravissime ai minori in relazione ai traumi loro provocati. A riguardo alcuni di loro, oggi adolescenti, manifestano profondi segni di disagio (tossicodipendenza e gesti di autolesionismo).
I carabinieri hanno intercettato ore e ore di intensi lavaggi del cervello a cui erano sottoposti dei bambini, anche in tenera età, in provincia di Reggio Emilia durante le sedute di psicoterapia dopo che gli stessi erano stati allontanati dalle rispettive famiglie attraverso le più ingannevoli e disparate attività, tra le quali: relazioni mendaci, disegni dei bambini artefatti attraverso la mirata “aggiunta” di connotazioni sessuali, terapeuti travestiti da personaggi “cattivi” delle fiabe messi in scena ai minori in rappresentazione dei genitori intenti a fargli del male, falsi ricordi di abusi sessuali ingenerati con gli elettrodi di quella che veniva spacciata ai bambini come “macchinetta dei ricordi”. Il tutto durante i lunghi anni nei quali i Servizi Sociali omettevano di consegnare ai bambini lettere e regali dati dai genitori naturali che i Carabinieri hanno rinvenuto e sequestrato in un magazzino dove erano accatastati.
Le indagini sono iniziate alla fine dell’estate del 2018 dopo l’anomala escalation di denunce all’Autorità Giudiziaria, da parte dei servizi sociali coinvolti, per ipotesi di reati di abusi sessuali e violenze a danni di minori commessi da parte dei genitori. L’analisi dei fascicoli vedeva puntualmente approdare le indagini verso la totale infondatezza di quanto segnalato.
I servizi sociali coinvolti proseguivano nel percorso psicoterapeutico reiteratamente richiesto. Da tale spunto si è sviluppata l’intensa indagine che ha svelato i numerosi falsi documentali redatti dai servizi sociali in complicità con alcuni psicologi, artatamente trasmessi all’Autorità Giudiziaria.
Si realizzava la diagnosi di una mirata patologia post traumatica a carico dei minori, condizione questa necessaria a garantirne la prese in carico da parte della onlus. Il pagamento delle prestazioni psicoterapeutiche avveniva quindi in assenza di procedura d’appalto: gli affidatari venivano incaricati dai Servizi Sociali di accompagnare i bambini alle sedute private di psicoterapia e di pagare le relative fatture a proprio nome. Mensilmente gli affidatari ricevevano rimborsi sotto una simulata causale di pagamento, falsando così i bilanci dell’Unione dei Comuni coinvolti. Tra gli affidatari inoltre, anche amici e conoscenti dei servizi sociali.
Dietro tali illecite condotte l’interesse economico, che vedeva legati i dipendenti dell’Unione ai responsabili della onlus, attraverso reciproci conferimenti d’incarichi: da un lato la citata Onlus diveniva affidataria dell’intero servizio di psicoterapia voluto dall’Ente e dei relativi convegni e corsi di formazione, organizzati in provincia, e, dall’altra, alcuni dipendenti dello stesso Ente ottenevano incarichi di docenza retribuiti nell’ambito di master e corsi di formazione tenuti sempre dalla onlus.
Il sistema era consolidato, e ha portato all’apertura di un Centro Specialistico Regionale, per il trattamento del trauma infantile derivante da abusi sessuali e maltrattamenti (che di fatto è risultata una costola della Onlus).
Nel Centro Specialistico veniva altresì garantita l’assistenza legale ai minori attraverso la sistematica scelta, da parte dei Servizi Sociali, di un avvocato, anch’egli indagato per “concorso in abuso d’ufficio”, attraverso fraudolente gare d’appalto gestite dalla dirigente del Servizio, al fine di favorirlo.